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Monti da Fazio: basta con le corporazioni. L’articolo 18? Non e’ un tabu’ ne’ una priorita’

Monti da Fazio: basta con le corporazioni. L’articolo 18? Non e’ un tabu’ ne’ una priorita’

E’ un messaggio ai sindacati quello che il premier Mario Monti ha lanciato ieri sera da Fabio Fazio a Che tempo che fa proprio alla vigilia dell’incontro tra il ministro del Welfare Elsa Fornero e i segretari di Cisl e Uil, Bonanni e Angeletti: “Sul lavoro dobbiamo discutere senza tabù”.
Monti sin dall’inizio innanzitutto ha chiarito che non servirà una nuova manovra, “non occorre dal punto di vista del consolidamento dei conti pubblici”. Poi parla della ‘fase due’ sulla crescita e dunque avanti tutta con le liberalizzazioni: le prime misure entro fine gennaio e dice stop alle corporazioni. Serve un “certo disarmo multilaterale di tutte le corporazioni” per “dare spazio” ai giovani e alle risorse del Paese, sottolinea il Professore.
Si parla anche di fisco e di ricchezza: “vada rispettata” (chi “è ricco ne sia orgoglioso”), bisogna condurre “una lotta senza quartiere all’evasione” precisando che “operazioni come quella di Cortina possano avere un significato nell’ambito di una lotta seria all’evasione fiscale”.
Ma è sul lavoro che il premier Monti si concentra di più, sottolineando di presentarsi come semplice cittadino con l’intenzione di voler “favorire la riconciliazione tra classe politica e l’opinione pubblica”, dice, lanciando un messaggio chiaro ai sindacati, che “l’atteggiamento mentale del governo” sull’articolo 18 “è quello di ritenere che nulla debba essere tabù” perché “bisogna mediare per creare vera occupazione”: secondo il premier “c’è un disperato bisogno non di simboli ma di lavoro non precario”.
Oggi l’incontro tra Fornero e i leader di Cisl e Uil. Poi, domani e mercoledì, sarà il turno di Ugl e Confindustria. Questa prima fase, quella degli incontri bilaterali tanto contestati proprio dalla Cgil, servirà al ministro per raccogliere le posizioni dei suoi interlocutori e poi poter fare la sintesi, integrando dove possibile la proposta che ha in mente da settimane. Ci sono gli ammortizzatori sociali da riformare, per renderli adatti a proteggere tutti i lavoratori e non solo ‘i garantiti’. Ci sono una serie di asimmetrie e di dualismi da sanare, giovani e meno, assunti a tempo indeterminato e precari. E la conseguenza è che va ridotto sensibilmente il numero dei contratti, 46 secondo il censimento effettuato dalla Cgil. La base del lavoro è il contratto unico, o meglio come preferisce chiamarlo il ministro il ‘contratto prevalente’. E’ una proposta già formalizzata. L’origine è quella della versione Ichino, ma l’evoluzione, quella che finirebbe sul tavolo del confronto, è una proposta più vicina alla versione Boeri-Garibaldi e la sua evoluzione legislativa, il disegno di legge Nerozzi (Pd). Il ‘contratto prevalente’ sarebbe a tempo indeterminato e prevederebbe un periodo di ingresso di tre anni in cui il lavoratore, nel caso in cui venisse licenziato, riceverebbe un’indennità economica di compensazione, proporzionale al periodo lavorato.
L’obiettivo, quello di mettere insieme flessibilità e sicurezza, ovvero maglie più larghe in uscita a fronte di adeguate tutele per i lavoratori, è alla portata, vista la disponibilità di massima a discutere di nuove regole che è già arrivata sia dai sindacati che dalle organizzazioni datoriali. Questo, purché si riesca a tenere fuori dal confronto le polemiche sull’articolo 18, pronte a riesplodere in qualsiasi momento se la riforma dovesse in qualche modo avallare la tentazione, radicata nell’ala più radicale del fronte industriale, di spingere sulla strada dei ‘licenziamenti facili’. Intanto, a parlare è stato il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. E l’invito è stato chiaro: “Scriviamo norme chiare, non interpretabili, applicabili”. E’ invece inaccettabile, ha chiarito il leader del sindacato di via Lucullo, “il ragionamento perverso” che si fa sostenendo che “siccome le norme non riusciamo a scriverle in maniera chiara, le aboliamo”. Per i licenziamenti, dice Angeletti, “ci devono essere delle motivazioni scritte in maniera chiara per cui il rapporto si può rescindere: l’azienda va male, il reparto va male, quel lavoratore non va mai a lavorare”. Ma, avverte Angeletti, “va lasciato in maniera chiara che si deve evitare l’arbitrio” da parte dell’impresa.
Del resto, anche dal governo sono arrivate assicurazioni in questo senso. L’articolo 18, ha ribadito il ministro dello Sviluppo Corrado Passera in un’intervista al Corriere della Sera, ”non era un prerequisito del tavolo sul lavoro, come Elsa Fornero ha ben chiarito”. Il ministro ha spiegato anche quali sono le priorita’. “Che vada migliorata la flessibilità in entrata, e resa più logica la flessibilità in uscita, è evidente”. Così come “per superare il dualismo del mercato del lavoro, che penalizza i giovani, servono contratti più chiari, più responsabilizzanti per le aziende”. Ancora, ha evidenziato, va ridotto “l’abuso del precariato, valorizzare il contratto di apprendistato, liberare una generazione dalla condanna a sotto-lavori senza prospettive”. La riforma del mercato del lavoro è urgente ma la modifica dell’articolo 18 “non è la priorità”, ha evidenziato anche l’ex ministro dell’Economia e attuale vice presidente di Morgan Stanley, Domenico Siniscalco, intervistato da Maria Latella su Sky Tg 24. Il mercato, ha spiegato, “oggi è fortemente segmentato”: da una parte “ci sono i supergarantiti” e dall’altra “i giovani con una precarietà eccessiva”. E con la crisi, “i garantiti restano garantiti e i giovani vengono espulsi”. Questo, ha avvertito Siniscalco, “è gravissimo, perché sono proprio i giovani che devono poter accumulare produttività e far crescere l’economia”. Ma, nell’affrontare la riforma, va chiarito che la modifica dell’articolo 18 “non è la priorità”. Perché liberalizzare il licenziamento, questo in sintesi è l’abolizione dell’articolo 18, “oggi porterebbe all’espulsione dal mercato del lavoro di molti dipendenti attuali dopo aver aumentato anche l’età pensionabile”