De Gregorio smentisce Berlsuconi: Non sono stato forzato a parlare. Prodi: Fatto gravissimo
”Ho letto questo episodio tristissimo. Uso il condizionale, se le cose sono cosi’, si tratta di un elemento gravissimo, un vero attentato alla democrazia. Quindi, esigo che si faccia chiarezza, perche’ non si puo’ cambiare la storia di un Paese corrompendo dei parlamentari”. Così l’ex premier Romano Prodi ai microfoni del Tg1, commenta il caso De Gregorio.
In giornata Silvio Berlusconi compare in Tribunale a Milano dove si è dichiarato estraneo alle accuse nel corso dell’udienza del processo in corte d’Appello sulla compravendita dei diritti tv Mediaset. Poi lancia una manifestazione di piazza (si terrà a Roma il prossimo 23 marzo) contro la magistratura, definita ”un cancro, una patologia del nostro sistema”. E non risparmia attacchi anche alla Procura di Milano dove il Cavaliere è imputato non solo nel processo d’appello sui diritti tv, ma anche nel processo di Bnl-Unipol e per il caso Ruby.
Il Cavaliere in aula davanti ai giudici milanesi si difende e spiega di non aver mai partecipato alle trattative sui diritti tv e dunque di non meritarsi la condanna sancita in primo grado, ritenendola una ”gran cantonata”.Quattro anni per frode fiscale. Che il pg di Milano, Laura Bertolè Viale, ha confermato dopo un’ora circa di requisitoria in seguito alla dichiarazioni spontanee rese da Berlusconi in aula. L’accusa si dice “concorde pienamente con quanto scritto in sentenza” ricordando che il Cavaliere è stato fino al 1998 “all’apice della catena di comando” dei diritti televisivi e “seguiva l’attività anche dopo l’ingresso in politica, aveva sempre l’ultima parola”.
Un punto chiave della requisitoria del procuratore generale (ha chiesto, peraltro, la condanna a 3 anni e 4 mesi per Fedele Confalonieri, assolto in primo grado) su cui precedentemente si era basata la difesa di Berlusconi nel suo intervento in tribunale. Dicendosi “esterrefatto” per la condanna inflitta in primo grado, il Cavaliere ha spiegato: “non ebbi mai modo di interessarmi all’acquisto dei diritti tv, mai ho partecipato a una trattativa, non sono mai stato neppure coinvolto nella stesura degli atti amministrativi, né dei bilanci”. E ha sottolineato di non “aver mai partecipato alle decisioni”. Negli atti si fa riferimento in particolare agli anni 2002-2003 e allora “ero a tempo pieno presidente del Consiglio”. ”Ritengo di essere il primo imprenditore di Italia – ha proseguito – e voglio ricordare che nel 2002-2003 secondo quanto contestatomi, il risparmio di imposta sarebbe stato di tre milioni di euro. Negli stessi anni il mio gruppo ha avuto l’onore di versare nelle casse dell’erario 567 milioni di euro e dal ’94, quando lasciai il gruppo per dedicarmi alla cosa pubblica il mio gruppo ha versato 6 miliardi di euro e quindi merito una medaglia d’oro invece di essere stato condannato a quattro anni”. Concludendo il suo intervento, ha auspicato che ”non ci siano pregiudizi politici” e che dunque i giudici d’appello possano emettere ”l’unica sentenza possibile, ossia l’assoluzione”.
Quanto all’ultima inchiesta che lo vedrebbe coinvolto a fianco di Sergio de Gregorio, durante una pausa del processo, Berlusconi ha affermato di non aver mai avuto disponibilità di una cassetta di sicurezza e che “De Gregorio è stato costretto a mentire dai pm, che gli hanno detto: ‘O ci dici qualcosa su Berlusconi, o ti mettiamo in galera’”. Secondo Berlusconi, De Gregorio “ha evidentemente barattato la sua libertà personale con dichiarazioni gradite dai pm, contravvenendo con tutto ciò che aveva dichiarato diverse volte in Parlamento”. Per l’ex premier inoltre ”Prodi non è caduto a causa del passaggio di De Gregorio dall’Italia dei Valori a Forza Italia ma perché Mastella ha dato le dimissioni. Non cambiamo la realtà storica”.
In serata però arriva la replica dell’ex senatore che in una nota afferma: “Mi corre l’obbligo di precisare che la mia scelta di sottopormi ad interrogatorio e’ stata il frutto di una mia libera determinazione”. ”La mia scelta politica di uscire dall’agone elettorale e’ stata da me maturata durante la scorsa estate, circostanza piu’ volte comunicata a mezzo lettera ai veritici del Pdl. Ho ritenuto infine di adire innanzi al giudice civile il Pdl perche’ venissero riconosciuti i diritti del movimento ‘Italiani nel mondo’ in virtu’ di quella pattuizione che imponeva la ricandidatura di rappresentanti del movimento, in posizione verticistica nelle liste, e principalmente affinche’ venisse portata avanti la sua iniziativa politica. Cio’ e’ avvenuto dopo che ero stato sentito dai pm”, conclude.
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