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Italiani allo specchio: spaventati e diffidenti. Si salva la famiglia, ultimo recinto protetto

E’ il nuovo indicatore dello stato di salute del Paese. Si chiama Bes (Benessere equo e solidale) ed e’ stato messo a punto da Cnel e Istat, Il Bes prende in esame 12 campi, dalla salute al lavoro, dall’ambiente alle relazioni sociali e 134 “termometri” per misurare il benessere equo e sostenibile (Bes), con l’obiettivo di monitorare lo stato di salute del Paese con indicatori che vadano “al di là del Pil”. Un sistema messo a punto dal Cnel, organo a cui partecipano rappresentanti di associazioni di categoria, organizzazioni sindacali e del terzo settore, e l’Istat, dove operano esperti della misurazione dei fenomeni economici e sociali. A queste due istituzioni è stato affiancato un comitato composto dall’associazionismo femminile, ecologista, dei consumatori e una commissione scientifica. L’ambizione è quella di fare del Bes uno strumento utile anche per la messa a punto delle politiche necessarie al paese. In particolare, si punta a sintetizzare gli indicatori in modo da elaborarne uno per ciascun dominio, quindi in tutto circa 12, anche per meglio capire miglioramenti e peggioramenti. Infatti, il Bes sarà aggiornato annualmente.

 La prima fotografia, come detto, è piuttosto drammatica. Gli italiani risultano essere sempre meno felici con una crescente diffidenza verso gli altri e la politica. Nel 2012 solo il 20% degli italiani di 14 anni e più ritiene che gran parte della gente sia degna di fiducia. Il dato è in calo rispetto al 2010, quando si dichiarava fiducioso il 21,7% ed è di oltre dieci punti percentuali inferiore alla media Ocse (33%). Quanto alla fiducia nelle istituzioni nazionali e locali, a marzo del 2012 si è registrato il picco più basso con un giudizio di 2,3, su una scala da 0 a 10, riservato ai partiti politici. Non sono andati molto meglio il Parlamento (3,6), le amministrazioni locali (4) e il sistema giudiziario (4,4). Le sole “istituzioni” verso le quali i cittadini hanno espresso fiducia sono stati i vigili del fuoco e le forze dell’ordine, che insieme hanno raggiunto 7,1, con un voto medio di 8,1 per i primi e di 6,5 per le seconde.

Fanno eccezione, nel livello di soddisfazione, lavoro e famiglia, settori che continuano a regalare qualche sorriso. Nonostante gli effetti della crisi sul mondo del lavoro e i forti squilibri, gli italiani si dicono infatti contenti del proprio lavoro, esprimendo un voto positivo, pari al 7,3 in una scala da zero a dieci. Bene anche i rapporti familiari, che costituiscono ancora oggi la principale rete di solidarietà e sostegno della nostra società.

 “Segnali contradditori”, certifica ancora il Rapporto Bes, emergono “rispetto alla qualità del suolo e del territorio: in particolare, aumenta la disponibilità di verde urbano (rispetto al 2000, nei capoluoghi di provincia sono fruibili 3,1 metri quadrati in più per ogni abitante) e delle aree protette, ma il dissesto idrogeologico rappresenta ancora un grave rischio naturale distribuito su tutto il territorio nazionale”. A questo rischio “va aggiunto quello per la salute e per l’ambiente naturale dovuto all’inquinamento presente in diverse aree del nostro paese, le quali devono essere sottoposte ad azioni di messa in sicurezza e risanamento”. Nel 2011, ricordano IStat e Cnel, “il numero di giorni di superamento del livello di pm10, cioè di micro particelle inquinanti nell’atmosfera delle maggiori città italiane, si è attestato, infatti, a 54,4 giorni, in aumento rispetto ai 44,6 del 2010, con conseguenze negative per la protezione della salute umana”.

Il Rapporto sul Benessere equo e sostenibile in Italia, ha spiegato nel corso della presentazione il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, “è solo il punto di partenza per realizzare un cambiamento culturale che, mi auguro, aiuterà a migliorare in concreto il benessere della generazione attuale e di quelle future”. Giovannini si è detto poi “profondamente convinto che la misurazione del benessere sia una opportunità per la società italiana per discutere quale futuro vogliamo costruire”

 Nel 2012 il Pil italiano intanto  è sceso del 2,4%. Lo conferma l’Istat spiegando che nel quarto trimestre del 2012 il prodotto interno lordo (Pil) è diminuito dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 2,8% nei confronti del quarto trimestre del 2011. La variazione acquisita per il 2013 è pari a -1%

L’Istat precisa che il quarto trimestre del 2012 ha avuto una giornata lavorativa in meno del trimestre precedente e una in piu’ rispetto al quarto trimestre del 2011. Le stime dei conti economici trimestrali diffusi in questo comunicato sono coerenti con i più recenti dati annuali di contabilità nazionale relativi agli anni 2010-2012, pubblicati il 1 marzo. La stima preliminare, diffusa il 14 febbraio 2013 e precedente alla revisione, indicava per il quarto trimestre 2012 una diminuzione congiunturale dello 0,9% e un calo tendenziale del 2,7%.

Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda interna hanno registrato diminuzioni significative, con cali dello 0,5% per i consumi finali nazionali e dell’1,2% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono diminuite dello 0,9% e le esportazioni sono aumentate dello 0,3%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,6 punti percentuali alla crescita del PIL, con contributi di -0,4 punti dei consumi delle famiglie e di -0,2 punti degli investimenti fissi lordi. La variazione delle scorte ha contribuito negativamente alla variazione del PIL per 0,7 punti percentuali. L’apporto della domanda estera netta è stato, invece, positivo per 0,4 punti percentuali. Il valore aggiunto ha registrato variazioni congiunturali negative per l’industria (-2,2%) e per i servizi (-0,3%), mentre è aumentato dello 0,6% nell’agricoltura. In termini tendenziali, il valore aggiunto è calato in tutti i settori: -7,3% l’agricoltura, -6,3% le costruzioni, -4,1% l’industria in senso stretto e -1,6% i servizi.