Il Papa incontra i cardinali: “Non cedere al pessimsimo” e per abbracciare Sodano inciampa. “Nessun sostegno alla dittatura argentina”
In agenda per il Pontefice la prima udienza dedicata all’incontro con i cardinali. Il pontefice ha usato ancora uno stile semplice e informale. Finito l’intervento del cardinale Angelo Sodano, è stato Bergoglio ad alzarsi velocemente dal trono, scendere dalla pedana con uno slancio che gli ha fatto perdere l’equilibrio per qualche secondo, e andare ad abbracciare il decano del collegio.
Nel suo lungo discorso Papa Bergoglio ha voluto ringraziare i cardinali che lo hanno eletto e l’intero Collegio Cardinalizio per “la sollecita collaborazione alla conduzione della Chiesa”. “Rivolgo a ciascuno – ha detto – un cordiale saluto a cominciare dal decano Angelo Sodano che mi ha rivolto parole di devozione e fervidi auguri, e con lui ringrazio il signor cardinale Tarcisio Bertone per la sua premurosa opera in questa opera di transizione e il carissimo cardinale Giovanni Battista Re che ha fatto da capo di noi nel Conclave”. “I cardinali sono una comunità” caratterizzata “dall’amicizia e dalla vicinanza che fa bene a tutti”, ha spiegato.
Papa Francesco si è detto certo che la sua elezione sia stata decisa alla fine dallo Spirito Santo che rapidamente ha fatto superare in Conclave gli schieramenti precostituiti. “Il Parclito – ha detto nel suo saluto ai cardinali – fa tutte le differenze nella Chiesa, e sembra che sia l’apostolo di Babele ma poi fa anche l’unità, non delle differenze ma delle armonie, dà a ciascuno un carisma diverso e tutti contribuiscono”.
Parole quelle del pontefice accolte da applausi dei cardinali. Nel suo intervento il Santo padre ha voluto rivolgere un pensiero al suo predecessore e si è detto “grato” a Benedetto XVI che “ha arricchito la Chiesa con il suo magistero di fede, umiltà e mitezza”. Il suo, ha aggiunto, “rimarrà un patrimonio spirituale per tutti”.
I sospetti di rapporti poco chiari tra l’attuale Papa e la dittatura argentina negli anni Settanta sono stati il centro della conferenza stampa che ha seguito l’udienza: il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha respinto con forza le voci che circolano sempre più frequentemente dall’elezione di Papa Francesco: per il capo della sala stampa vaticana si tratta di accuse che arrivano da “una sinistra anticlericale per attaccare la Chiesa e debbono essere respinte con decisione”. Intanto Francisco Jalics, il sacerdote gesuita sequestrato e torturato per cinque mesi durante la dittatura militare in Argentina, la cui storia ha alimentato i sospetti verso il nuovo pontefice, dice di sentirsi riconciliato con il Papa. “Sono riconciliato con quegli eventi e per me quella vicenda è conclusa”, ha scritto il religioso, nato in Ungheria e residente da anni in Germania. “Dopo la nostra liberazione – si legge in un comunicato pubblicato sulla pagina jesuiten.org Jalics – ho lasciato l’Argentina. Solo anni dopo abbiamo avuto la possibilità di parlare di quegli avvenimenti con padre Bergoglio, che nel frattempo era stato nominato arcivescovo di Buenos Aires. Dopo quel colloquio abbiamo celebrato insieme una messa pubblica e ci siamo abbracciati solennemente”. “A Papa Francesco – ha concluso Jalics – auguro la ricca benedizione di Dio per il suo ufficio”.
Nel comunicato Jalics ha però anche ricostruito l’intera vicenda dell’arresto. “Vivevo dal 1957 a Buenos Aires”, racconta il religioso e nel 1974, “con il permesso dell’arcivescovo Aramburu e dell’allora padre provinciale Jorge Mario Bergoglio mi sono trasferito con un confratello in una ‘favela’”. Jalics ricorda poi come durante la dittatura “la giunta militare abbia ucciso in uno, due anni, circa 30mila persone, guerriglieri della sinistra come anche incolpevoli civili. Noi due nella favela non avevamo contatti né con la giunta né con la guerriglia. Per la mancanza di informazioni di allora e per false informazioni fornite appositamente la nostra posizione era stata fraintesa anche nella Chiesa. In quel periodo abbiamo perso il contatto con uno dei nostri collaboratori laici, che si era unito alla guerriglia. Dopo il suo arresto e il suo interrogatorio da parte dei militari della giunta, avvenuto nove mesi più tardi, quest’ultimi hanno appreso che aveva collaborato con noi. Per questo siamo stati arrestati, con la supposizione che anche noi avessimo a che fare con la guerriglia”, si legge nel comunicato. “Dopo un interrogatorio di cinque giorni, l’ufficiale che aveva condotto l’interrogatorio stesso, si è congedato con queste parole: ‘Padri, voi non avete colpe e mi impegnerò per farvi tornare nei quartieri poveri’. Nonostante quell’impegno restammo incarcerati, per noi inspiegabilmente, per altri cinque mesi, bendati e con le mani legate”, ha ricordato il religioso.
Nel suo lungo discorso Papa Bergoglio ha voluto ringraziare i cardinali che lo hanno eletto e l’intero Collegio Cardinalizio per “la sollecita collaborazione alla conduzione della Chiesa”. “Rivolgo a ciascuno – ha detto – un cordiale saluto a cominciare dal decano Angelo Sodano che mi ha rivolto parole di devozione e fervidi auguri, e con lui ringrazio il signor cardinale Tarcisio Bertone per la sua premurosa opera in questa opera di transizione e il carissimo cardinale Giovanni Battista Re che ha fatto da capo di noi nel Conclave”. “I cardinali sono una comunità” caratterizzata “dall’amicizia e dalla vicinanza che fa bene a tutti”, ha spiegato.
Papa Francesco si è detto certo che la sua elezione sia stata decisa alla fine dallo Spirito Santo che rapidamente ha fatto superare in Conclave gli schieramenti precostituiti. “Il Parclito – ha detto nel suo saluto ai cardinali – fa tutte le differenze nella Chiesa, e sembra che sia l’apostolo di Babele ma poi fa anche l’unità, non delle differenze ma delle armonie, dà a ciascuno un carisma diverso e tutti contribuiscono”.
Parole quelle del pontefice accolte da applausi dei cardinali. Nel suo intervento il Santo padre ha voluto rivolgere un pensiero al suo predecessore e si è detto “grato” a Benedetto XVI che “ha arricchito la Chiesa con il suo magistero di fede, umiltà e mitezza”. Il suo, ha aggiunto, “rimarrà un patrimonio spirituale per tutti”: “il ministero petrino vissuto con totale dedizione ha avuto in lui un interprete umile e paziente”. Senza però dimenticare con “particolare affetto” anche nei confronti dei “venerati cardinali che, a causa dell’età o per malattia, hanno assicurato la loro partecipazione attraverso l’offerta della sofferenza e della preghiera”.
Social