Berlusconi-Bersani, prove di compromesso sul Quirinale. Letta: “Siamo solo all’inizio”
Poco più di un’ora di colloquio per annusarsi e iniziare a parlare di nodi politici sul tavolo. Dopo i rumors di questi giorni, Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani si sono finalmente visti a Montecitorio. Nessun accordo su governo e Quirinale, perché ognuno sarebbe rimasto sulle sue posizioni. Ma passi avanti sull’individuazione di un metodo. Beffando fotografi e giornalisti, il Cavaliere, insieme ad Angelino Alfano, ha imboccato l’ingresso secondario della Camera (quello in via dell’Impresa), intorno alle 17.15. Ad aspettarlo c’erano il segretario del Pd ed Enrico Letta. Durante i 70 minuti di colloquio il leader pidiellino ha ribadito la linea di sempre: serve subito un governo forte e stabile, non ci sono alternative alle larghe intese. Per poi rivendicare un presidente della Repubblica di garanzia, gradito al centrodestra. Un concetto ‘ufficializzato’ nel comunicato diffuso in serata da Alfano: ”Il capo dello Stato deve rappresentare l’unita’ nazionale e non puo’ essere, e neanche puo’ apparire, ostile a una parte significativa del popolo italiano”.
A parlare per il Pd è Enrico Letta. “Un buon incontro. Siamo all’inizio”, ha detto il vicesegretario del Pd. Quello con la delegazione del Pdl è stato solo un “primo passo”, e ci saranno altri incontri, a partire dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle, ma tutti per fare il punto su un “metodo condiviso” per l’elezione del Capo dello Stato”, ha chiarito Letta. Il Cav, raccontano, non si fida e vuol capire se le aperture offerte da Bersani sul Colle siano reali o un bluff, perché, spiegano fonti pidielline, ”il timore è che il Pd tiri fuori alla fine un capo dello Stato alla Prodi per ottenere quello che Bersani non ha avuto da Napolitano”. Chi pensava a una riedizione del patto segreto Natta-De Mita del 1985 sul ‘metodo’ per eleggere alla prima votazione Francesco Cossiga è rimasto deluso. Durante l’incontro ”non sono stati fatti nomi di possibili candidati” assicura il segretario di via dell’Umiltà, ma i candidati piu’ gettonati per possibili convergenze sono Luciano Violante, Franco Marini (che oggi ha incassato anche l’endorsement di Umberto Bossi) e Giuliano Amato.
Nessuno sa dire se i due leader si rivedranno. ”Dipende dall’evolversi della situazione”, dice Maria Stella Gelmini. Certamente nei prossimi giorni continueranno i contatti tra le diplomazie (Angelino Alfano con Enrico Letta, Denis Verdini con Maurizio Migliavacca) sotto la regia di Gianni Letta, cinghia di trasmissione con il Colle.”Nei prossimi giorni potranno esserci ulteriori appuntamenti per compiere ogni sforzo tendente ad assicurare condivisione per una scelta cosi’ delicata e importante”, annuncia Alfano.
Nessuna valutazione, per ora, dal Quirinale sull’incontro. I collaboratori del Capo dello Stato sottolineano che il Quirinale “non commenta fatti politici”. Non sfugge però che il faccia a faccia tra il segretario del Pd e il leader del Pdl sia giunto oggi, un po’ a sorpresa rispetto ai tempi ipotizzati, a meno di 24 ore dal richiamo che ieri, ancora una volta, proprio Napolitano ha indirizzato alle forze politiche ricordando come nel 1976 i due principali partiti, il Pci e la Dc, ebbero il coraggio di dar vita a “insolite larghe intese”, in un momento di difficolta’, non solo economica, per il nostro Paese. Una situazione, quella ricordata da Napolitano, che puo’ essere messa a confronto con quella, altrettanto difficile, che sta vivendo il Paese, anche sotto il profilo politico-istituzionale. Ma la posizione di Bersani al riguardo non sembra quella della disponibiltà alle larghe intese, come ribadito anche in mattinata negli studi televisivi di Agorà, su Rai3.
Commentando l’appello lanciato ieri dal presidente della Repubblica per ”l’inedita larga intesa” fatta nel ’76, Bersani ha anche spiegato che “nel famoso ’76 c’era uno che governava e gli altri che consentivano, era una singolare forma di governo di minoranza. Io mi sono rivolto al M5S e al Pdl e ho detto ‘consentite il governo’: loro hanno detto ‘no’, non io.
Facciamo pure le commissioni, ma senza governo mi devono spiegare cosa facciamo. Il Movimento cinque stelle ha preso 8 milioni di voti e li ha messi in frigorifero”.”Io, a mio modo – ha aggiunto – ho una proposta di larghe intese, propongo di farle in certo modo: si consenta un governo di cambiamento su pochi punti e si faccia una convenzione sulle riforme presieduta da chi non è al governo e si cerchi insieme un presidente della Repubblica con una larghissima base parlamentare. E’ una proposta di larga intesa democratica”.
”A proposito di larghe intese, e governissimi, io ho vissuto la fase del governo Monti. Noi siamo rimasti lì e Berlusconi s’è dato tre mesi prima. E quando lo incontro glielo dico: ’ti conosciamo mascherina’… Noi abbiamo già dato”. Bersani si rivolge poi a Silvio Berlusconi ribadendo il suo no a ”qualsiasi forma di governissimo”. ”Che non ci venissero a proporre dei governissimi -insiste il leader Pd- Se c’e’ qualche altra fantasia, ce la dicessero. Ma chi puo’ credere che con Brunetta si possa fare un governo e riusciamo a imbroccare qualcosa?’, si domanda il leader del Pd.
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