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Disoccupazione, bollettino tragico in tutta la Ue. Nel 2012 ha raggiunto livelli record, anche la Germania in caduta

Disoccupazione, bollettino tragico in tutta la Ue. Nel 2012 ha raggiunto livelli record, anche la Germania in caduta

Nel quarto trimestre del 2012 l’occupazione è diminuita ancora, mentre il tasso di disoccupazione ha continuato a crescere, raggiungendo livelli senza precedenti. Ad affermarlo è la Bce nel bollettino mensile di aprile. ”La crisi economica e finanziaria -rileva l’Istituto di Francoforte- continua a gravare sul mercato del lavoro nell’area dell’euro. Secondo varie stime, sia il tasso di disoccupazione strutturale sia l’unemployment gap sono aumentati sensibilmente negli ultimi anni. I dati delle indagini segnalano un ulteriore calo dei posti di lavoro nel primo trimestre del 2013″.

In particolare il tasso di disoccupazione aggregato per l’area dell’euro, osserva la Bce, è aumentato da una media annuale del 7,6% nel 2007 all’11,4% nel 2012. Secondo le stime della Commissione europea, circa la metà di questi 3,8 punti percentuali di aumento è ascrivibile a un incremento della disoccupazione strutturale. La misura ritenuta strutturale del recente aumento della disoccupazione, osserva la Bce, ”varia considerevolmente da un paese all’altro. In alcuni paesi, sia il tasso di disoccupazione effettivo sia quello stimato per la disoccupazione strutturale sono cambiati poco (Belgio, Austria e Paesi Bassi) o sono diminuiti (Germania). In altri paesi, in particolare quelli più colpiti dalla crisi (ovvero Irlanda, Grecia, Spagna, Cipro e Portogallo), l’incremento sia della disoccupazione effettiva sia della disoccupazione strutturale stimata è stato particolarmente consistente. Si prevede che il tasso di disoccupazione strutturale rimanga a livelli elevati o addirittura aumenti ulteriormente nel breve termine”. Per il 2014, le stime della Commissione europea, dell’Fmi e dell’Ocse ”oscillano tra il 9 e l’11%, con livelli particolarmente elevati per paesi come Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda”.

Da qui l’appello ai governi dell’area dell’euro affinché “intensifichino l’attuazione delle riforme strutturalia livello nazionale e rafforzino la governance dell’area dell’euro, ivi compresa la realizzazione dell’unione bancaria”. Secondo l’istituto di Francoforte i paesi dell’area dell’euro ”dovrebbero moltiplicare gli sforzi per ridurre i disavanzi pubblici e proseguire le riforme strutturali; in tal modo la sostenibilità dei conti e la crescita economica si rafforzeranno reciprocamente”. Le strategie di bilancio, aggiunge la Bce, ”devono essere integrate da riforme strutturali favorevoli alla crescita che siano ambiziose e di ampio respiro e interessino i mercati dei beni e servizi, compresi i servizi su rete, i mercati del lavoro e la modernizzazione della pubblica amministrazione. Per promuovere l’occupazione, il processo di formazione dei salari dovrebbe divenire più flessibile e meglio allineato alla produttività”. Tali riforme, rileva la Bce, ”aiuteranno i paesi negli sforzi tesi a recuperare competitività, porre le basi per una crescita sostenibile e favorire il ripristino della fiducia sul piano macroeconomico”.

La Banca centrale riconosce inoltre che la debolezza dell’attività economica “si è protratta fino alla parte iniziale del 2013” ma per la seconda metà dell’anno “si prevede una graduale ripresa, che è soggetta a rischi al ribasso. In tale contesto generale l’orientamento di politica monetaria resterà accomodante fintantoché necessario”. In prospettiva, infatti, “la crescita delle esportazioni dell’area dell’euro dovrebbe beneficiare del recupero della domanda mondiale, mentre l’orientamento di politica monetaria dovrebbe contribuire a sostenere la domanda interna. In aggiunta, il miglioramento osservato nei mercati finanziari dopo l’estate scorsa dovrebbe trasmettersi all’economia reale, nonostante le recenti incertezze”. Allo stesso tempo, avverte comunque la Bce, “gli aggiustamenti di bilancio necessari nei settori pubblico e privato e le condizioni di credito restrittive connesse seguiteranno a gravare sull’attività economica. Tali prospettive economiche per l’area dell’euro restano soggette a rischi al ribasso, che includono la possibilità di una domanda interna ancor più debole delle attese, nonché una lenta o insufficiente attuazione delle riforme strutturali nell’area”.