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Il governo Letta alla prova fiducia. Rientra il dissenso Pd. Con 453 voti favorevoli via libera dalla Camera, domani il Senato

Il governo Letta alla prova fiducia. Rientra il dissenso Pd. Con 453 voti favorevoli via libera dalla Camera, domani il Senato

Primo sì del Parlamento al governo Letta. Poco prima delle 22 il presidente del Consiglio ha incassato la fiducia della Camera con 453 sì e 153 no da parte dei deputati. Gli astenuti sono stati 17. Il dibattito al Senato, domani, inizierà alle 9 e il voto è previsto dalle 13. Un via libera, quello di Montecitorio, senza sorprese dopo che nel pomeriggio premier incaricato aveva fatto il suo discorso per chiedere il via libera ai deputati. Un discorso che era partito esprimendo “sincera gratitudine” al presidente della Repubblica che di fronte al “momento eccezionale” che vivono l’Italia e l’Europa e ha accettato la riconferma al Quirinale. “Ci ha voluto dare una ultima opportunità -ha detto- ultima opportunità di essere degni del nostro ruolo, di servire il Paese attraverso il rigore, un esempio di competenza attraverso una delle stagioni più dolorose” ha detto il premier.

Il dibattito in Senato si terrà invece domani a partire dalle 9. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di palazzo Madama. La prima chiama dei senatori per il voto sarà attorno alle 13. E in vista del voto di fiducia sia il gruppo Pd sia quello Pdl si sono riunitia Montecitorio per un confronto interno. Tra i Democratici sembra per lo più rientrato il dissenso dei parlamentari che avevano criticato la scelta di fare un accordo con il Pdl preannunciando di non votare la fiducia al governo. Mentre il segretario dimissionario Pier Luigi Bersani, che fino in fondo aveva tentato di far affermare una linea di segno opposto a quella del governissimo, ribadisce l’appello a non tirarsi indietro: ”Ora bisogna lavorare, tutti dobbiamo dare una mano”.

Un concetto ben spiegato dal bersaniano doc e capogruppo alla Camera Roberto Speranza che aprendo la riunione del gruppo Pd ha chiarito: “Dobbiamo svolgere fino in fondo la nostra parte, assumere quella responsabilità nazionale chiesta al Pd. Bisogna utilizzare tutta la nostra forza parlamentare per difendere con nettezza l’interesse dell’Italia”, ha detto Speranza. “Non stiamo dentro a cuor leggero in questo difficilissimo passaggio ma l’alternativa del voto anticipato non risolverebbe nessuno dei problemi fondamentali del Paese - ha proseguito Speranza-. Nuove elezioni equivalgono oggi, con questa legge elettorale, a nuova ingovernabilita’”. Speranza ha spiegato: “Abbiamo l’obbligo di mettere davanti a tutto l’interesse dell’Italia e degli italiani. Noi siamo e saremo alternativi al centrodestra ma in una fase come questa c’è bisogno di gestire la transizione per risolvere le grandi emergenze economiche e sociali. E il Pd farà fino in fondo la sua parte”. A confermare la fiducia al governo Letta, anche il ‘dissidente’ Sandro Gozi che nel suo intervento ha parlato di ”tre tipi di fiducia: la fiducia al governo, la fiducia tra noi e la fiducia con i nostri elettori”. Il deputato del Pd, tra le altre cose, ha sollecitato un impegno “affinché il nuovo Pd diventi veramente quello che avevamo promesso e che aveva ridato speranza ed entusiasmo a milioni di italiani”.

Alla riunione del gruppo Pdl ha preso parte anche Silvio Berlusconi che ai deputati ha dettato la linea: per noi la restituzione del’Imu 2012 e la soppressione di questa imposta a partire dal 2013 è ‘condicio sine qua non’ per la fiducia al governo. Lo abbiamo detto a Enrico Letta che ci ha dato rassicurazioni a riguardo e ora vedremo cosa fa. Salvo sorprese dunque appoggio al nuovo esecutivo ma il Cavaliere avverte che farà da spina nel fianco sulle misure per rilanciare l’economia e ridurre la pressione fiscale. Oggi aspettiamo indicazioni dal governo Letta sull’Imu, sulla riforma di Equitalia e sulla non pignorabilità della casa, ha detto ai suoi.

Un’apertura all’esecutivo Letta arriva anche dalla Lega. “Se nell’intervento di oggi pomeriggio il presidente del Consiglio Letta dirà cose che ci stanno a cuore, io alla fine non escludo che ci sarà un atteggiamento che non è un voto contrario”, ha chiarito Roberto Maroni. “Questo significa non votare contro, dare un’apertura di credito al governo”. Il presidente della Regione Lombardia aggiunge poi di non voler essere “ostile al governo. Non mi interessa -sostiene- un atteggiamento di ostilita’, ma di leale collaborazione senza essere vincolato nelle scelte”. Quanto al Nord, che Maroni sostiene abbia “scarsa rappresentanza in questo governo”. Lui e gli altri governatori delle regioni del Nord se ne propongono come “rappresentanti”.