Caso Ruby, Bocassini: “Sei anni di reclusione per Berlusconi e interdizione perpetua”
Una condanna a sei anni di reclusione. E’ quanto ha chiesto Ilda Boccassini al termine della sua requisitoria per Silvio Berlusconi, imputato per concussione e prostituzione minorile al processo sul caso Ruby. Il pm ha chiesto inoltre che l’ex premier sia condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. In particolare il procuratore aggiunto ha chiesto che l’ex premier sia condannato a 5 anni per il reato di concussione e a 1 anno per la prostituzione minorile. Per il processo si tornerà in aula il 3 giugno per le arringhe difensive dei legali di Berlusconi. Fissata come ultima data quella del 24 giugno, giorno in cui potrebbe essere emessa sentenza.
“Tutti gli elementi danno la certezza che l’imputato è stato costretto ad intervenire (la notte tra il 27 e il 28 maggio, ndr) abusando della sua qualifica di presidente del Consiglio per sottrarre la minore dalla Questura ed evitare che lei potesse svelare” fatti a lui scomodi. ”Prima del 14 febbraio non abbiamo dubbi che Ruby si prostituisse” ha detto il procuratore aggiunto nel corso della requisitoria. E ”non vi è dubbio che Karima abbia fatto sesso con l’imputato e che ne abbia ricevuto dei benefici”. Quanto alle serate ad Arcore, il pm ha sostenuto che, in base ai tabulati telefonici acquisiti, la giovane marocchina ha ”anche dormito nella residenza di Berlusconi il 20 e 21 febbraio, il 9 marzo, il 4 e 5 aprile, il 24, 25 e 26 aprile 2010 e l’1 e il 2 maggio 2010”. Inoltre “nel momento in cui Karima viene portata ad Arcore, Emilio Fede sapeva che quella ragazza era minorenne; non poteva non saperlo” e “possiamo immaginare – ha continuato Boccassini – che Fede non abbia mai avvertito Berlusconi che stava introducendo nelle serata di Arcore una minorenne?”. Anche ”Nicole Minetti, oltre a Conseisao e Pasquino, è consapevole della minore età di Karima. Sa quello che succede ad Arcore ed è del tutto evidente che quando si precipita in Questura (la sera del 27 maggio 2010, ndr) sa che Karima è minorenne” ha sostenuto il pm, aggiungendo che ”il funzionario della Questura non poteva non sapere chi fosse Nicole Minetti”.
Riferendosi poi al capo di gabinetto della Questura di Milano, ”non poteva non sapere chi fosse Nicole Minetti e che tipo di affinità ‘elettive’ avesse con Berlusconi” ha sostenuto Boccassini, ricostruendo la chiamata dell’ex premier a Pietro Ostuni per l’affidamento di Karima. La prima telefonata tra i due avviene alle 23:49. “Prima di questa, Michelle Consensao aveva parlato con Berlusconi e lei era consapevole della minore età di Ruby”. Nel corso della telefonata, Berlusconi segnala in Questura “la nipote del presidente Mubarak”.
”Quando Ostuni chiama il Questore sa che quella di Mubarak è una colossale balla” ha detto il procuratore aggiunto, aggiungendo che “la minorenne era già stata fotosegnalata” e nel corso delle prime telefonate Ostuni era stato messo al corrente che Ruby aveva negato di essere la nipote dell’ex presidente egiziano. Quella notte “il pm Annamaria Fiorillo aveva autorizzato a trattenere Karima in Questura fino al mattino successivo” ha detto Bocassini, ma le “pressioni” di Berlusconi avrebbero poi, secondo il magistrato,costretto i funzionari della Questura ad agire diversamente, affidando Ruby a Nicole Minetti. “Avvilenti le dichiarazioni della Iafrate che afferma che Fiorillo le aveva dato il suo consenso”. E’ invece “evidente e oltre ogni ragionevole dubbio che quella notte, a dispetto delle disposizioni di Fiorillo, la minore è stata consegnata a una prostituta tramite la Minetti, un rappresentante delle istituzioni”. C’era quindi “una batteria, un apparato militare si scatena per proteggere la ragazza” ha sostenuto Boccasini. “Possiamo – ha aggiunto – credere a queste risibili dichiarazioni? E cioè che tutto ciò è stato fatto per proteggere una povera ragazza?”.
”Ruby aveva da Silvio Berlusconi direttamente quello che le serviva per vivere in cambio delle serate ad Arcore” ha affermato il pm. Secondo quanto ricostruito dal pubblico ministero, ”anche il primo maggio, senza che avesse fatto nulla, (Karima, ndr) ha con sé una notevole quantità di denaro in banconote da 500 euro”. Secondo il pubblico ministero, “a fronte di tutte le circostanze elencate”, una persona (Berlusconi, ndr) non “si attiva in questo modo” per una ”ragazzina conosciuta saltuariamente”. Le telefonate dell’ex presidente del Consiglio in Questura, di conseguenza, sono servite, per il magistrato a “coprire quello che accadeva durante le cene di Arcore” e la stessa concussione deriverebbe, secondo l’accusa, da questo intento. Una richiesta di condanna “altissima per il fatto storico contestato”. Così Nicolò Ghedini, legale dell’ex premier, commenta la condanna richiesta, ”a nostro parere molto elevata, sconnessa dalla realtà processuale”.
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