Squinzi lancia l’allarme: “Il Nord sull’orlo del baratro. L’obiettivo deve essere uno solo, tornare a crescere”.
Squinzi lancia un appello per una stagione di cambiamento, serve che il governo ponga come “pilastro portante” la politica industriale. “L’azione di governo deve avere come pilastro portante delle proprie scelte la politica industriale. Perché produrre significa lavoro, lavoro significa meno precarietà, migliori tutele, crescita dei salari e della domanda interna”, spiega.
Subito prima di Squinzi ha preso la parola il presidente del Consiglio Enrico Letta, che ha assicurato il sostegno del governo al settore produttivo. “Il fatto di essere qui è il segno che siamo dalla stessa parte” nel fronteggiare e risolvere questioni come “la sburocratizzazione” e l’eccesso di carico fiscale. Il premier ha sottolineato che la sua presenza può anche essere considerata il segno “che la politica ha capito la crisi” sebbene con ritardo, e proprio la politica deve dare l’esempio: “Bisogna essere credibili, austeri e incisivi nel ridurre i costi: quando si chiedono sacrifici agli italiani -ha sottolineato- i primi a farli dobbiamo essere noi”. Letta è consapevole che la missione è difficile: “il compito è difficile, sento tante aspettative, forse troppe. Non so se ce la faremo, ma so per certo che la metteremo tutta”.
Squinzi indica l’imperativo: “L’obiettivo deve ora essere uno solo: tornare a crescere. Per tornare a produrre più benessere l’Italia, deve fare leva sulla sua risorsa piu’ importante: la vocazione industriale in tutte le sue declinazioni”. I numeri parlano chiaro e offrono un ”quadro inquietante per noi imprese, per le famiglie, per i nostri giovani”, afferma Squinzi. ”L’occupazione è diminuita pericolosamente, crollata tra i piu’ giovani. I disoccupati sfiorano i tre milioni” e, ”a onor del vero non è tutta colpa della crisi. Dal 1997 al 2007 il tasso di crescita dell’economia italiana e’ stato mediamente inferiore di circa un punto percentuale l’anno a quello dei Paesi dell’area euro”, sottolinea il leader degli industriali. Fisco. “I mali fiscali restano intatti. Abbiamo un fisco punitivo e di intensità unica al mondo che scoraggia gli investimenti e la crescita” afferma Squinzi -. Esattamente il contrario di quello che dovrebbe fare. Ma non è nemmeno quello il problema più grave perché il fisco italiano è opaco, complicato, e incerto nella norma”. “Per anni abbiamo sentito promesse: il carico fiscale sarebbe stato alleviato, le regole semplificate, il rapporto fisco-imprese reso piu’ trasparente e certo. Nulla di tutto ciò è accaduto”, accusa, rivolto direttamente al governo in sala al gran completo. “Il fisco italiano sembra dire agli imprenditori che crescere non conviene, perche’ al crescere delle dimensioni aumentano gli oneri amministrativi, fiscali e previdenziali”, ribadisce, sollecitando un intervento dell’esecutivo nonostante gli stretti margini di manovra lasciati dalla situazione di finanza pubblica. “Molte cose si possono comunque fare: il peso fiscale può essere riequilibrato e non deve essere usato contro chi produce: imprese e lavoratori”, avverte.
Per il leader degli industriali, “il mercato del lavoro è troppo vischioso e inefficiente. Occorre garantire più flessibilità in ingresso e nell’età del pensionamento, per favorire il ricambio generazionale”. ”E’ positivo – dice Squinzi – che il Governo abbia dichiarato di voler intervenire e prendere seriamente in considerazione le ragioni delle parti sociali. Questo è il modo corretto per evitare che si ripetano situazioni analoghe al caso degli ‘esodati”’.
”Se questo sarà il Governo della crescita, noi lo sosterremo con tutte le nostre forze” assicurarlo il presidente di Confindustria. Che poi però avverte: ”Se per qualche ragione il nostro credito venisse usato per altri fini, chi ci governa sappia che il rapporto con gli imprenditori sarà compromesso irreparabilmente”. Riforme. La modernizzazione e le riforme, a cominciare da quella della legge elettorale, “non sono più rinviabili” sottolinea Squinzi rivolgendo ”un accorato appello” per intervenire su questo fronte. E in particolare sulla legge elettorale ”ne serve una – sottolinea – che assicuri legislature piene e stabilità governativa”. Un tributo infine per il Capo dello Stato. “Per trovare una via d’uscita si è ricorsi ancora una volta alla saggezza del Presidente Napolitano, alla cui dedizione istituzionale va il nostro applauso più grande. Alla sua disponibilità tutti noi dobbiamo una riconoscenza particolare”. Lungo applauso dalla platea.
A prendere la parola dopo Squinzi è stato il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, il quale ha spiegato che rispetto a fine 2011 i prestiti alle imprese sono diminuiti di quasi 60 miliardi di euro. “Una stretta creditizia senza alcun precedente”. Per Zanonato contro il credit crunch occorre “uno sforzo comune di banche, imprese e governo. Intanto il Mef “condivide la proposta di rifinanziare e rendere piu’ flessibile il Fondo centrale di garanzia”. Il ministro ha inoltre annunciato che il governo conferma per il 2013 il bonus per l’efficienza energetica negli edifici del 55%, in scadenza il prossimo 30 giugno. Zanonato ha spiegato che è intenzione dell’esecutivo introdurre ”alcune rimodulazioni” alla misura ”per ridurne il costo diretto sul bilancio dello Stato e intensificarne l’efficacia sulle tecnologie più avanzate, eliminando inoltre alcune sovrapposizioni con altre forme di incentivazione pubblica”. ”Occorre infine dare stabilità a questo strumento anche per evitare – ha concluso – pericolosi rallentamenti nella tabella di marcia verso gli obiettivi europei al 2020”.
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