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Ilva Taranto, dopo il sequestro dei beni si dimette tutto il Cda. Situazione gravissima

Ilva Taranto, dopo il sequestro dei beni si dimette tutto il Cda. Situazione gravissima

 Il consiglio d’amministrazione dell’Ilva si è dimesso. Lo ha reso noto la stessa azienda, dopo una riunione di circa tre ore a Milano, precisando che le dimissioni avranno effetto dalla data dell’assemblea dei soci che il consiglio ha convocato per il “giorno 5 giugno alle ore 9″. ”Vista la gravità della situazione – si legge in una nota – e incidendo il provvedimento di sequestro anche sulla partecipazione di controllo di Ilva, detenuta da Riva Fire, i Consiglieri Bruno Ferrante, Enrico Bondi e Giuseppe De Iure hanno presentato le dimissioni dalle rispettive cariche con effetto dalla data dell’Assemblea dei Soci, che il Consiglio ha convocato per il giorno 5 giugno ore 9, ponendo all’ordine del giorno la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione”.

L’azienda ha annunciato che impugnerà il sequestro. “Il consiglio di amministrazione di Ilva ha esaminato oggi il provvedimento del gip di Taranto del 22 maggio corrente e ha dato mandato ai propri legali di impugnarlo nelle sedi competenti”. “L’ordinanza dell’autorità giudiziaria colpisce i beni di pertinenza di Riva Fire e in via residuale gli immobili di Ilva che non siano strettamente indispensabili all’esercizio dell’attività produttiva nello stabilimento di Taranto – prosegue l’azienda -. Per tali motivi il provvedimento ha effetti oggettivamente negativi per Ilva, i cui beni sono tutti strettamente indispensabili all’attività industriale e per questo tutelati dalla legge n.231 del 2012, dichiarata legittima dalla Corte Costituzionale”.

Dai sindacati arriva l’appello al governo perché si assuma la gestione del sito di Taranto. ”E’ giunta l’ora che il governo si assuma direttamente la responsabilità della gestione dello stabilimento Ilva di Taranto e di tutti gli altri siti del gruppo siderurgico” dice Rocco Palombella, segretario generale della Uilm.