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Associazione a delinquere ed evasione fiscale: in manette Massimo Ciancimino maxi teste nel processo Stato-Mafia

 Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo, è stato arrestato a Palermo dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Ferrara coadiuvato dalla finanza di Palermo, su ordine del gip di Bologna. L’accusa è di associazione a delinquere ed evasione fiscale. I magistrati bolognesi gli contestano anche l’aggravante di avere favorito Cosa nostra. Ciancimino junior era indagato dalla Procura di Ferrara per associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato e vari reati fiscali. L’indagine, condotta dai pm Nicola Proto e Barbara Cavallo, riguarda una maxi evasione dell’Iva legata al commercio dell’acciaio. Ciancimino, tra il 2007 e il 2009 ha fatto il trader proprio nell’ambito dell’acciaio.Dopo l’arresto, è a rischio l’udienza di venerdì prossimo del processo per la trattativa tra Stato e mafia, in cui Ciancimino è sia teste che imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel caso in cui volesse partecipare all’udienza, come gli spetta di diritto, e fosse impedito, l’udienza verrebbe rinviata ad altra data. ”Mi preoccupa l’arresto di Massimo Ciancimino” dice all’Adnkronos Salvatore Borsellino. ”Si tratta di un reato fiscale – spiega – decidere per l’arresto per un reato del genere in un momento così critico, che è quello dell’inizio del processo per la trattativa tra Stato e mafia, in cui Massimo Ciancimino è testimone, è una cosa che mi lascia da pensare”.

Per il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, “è quasi bizzarro che Ciancimino junior sia stato arrestato stamani, su decisione dei magistrati di Bologna, con l’accusa di evasione fiscale e associazione per delinquere mentre aspettiamo ancora che sia processato per possesso di candelotti di tritolo in casa”. ”Chi sia Massimo Ciancimino – aggiunge – è noto. I giudici della procura di Caltanissetta lo hanno definito uno pseudo collaboratore e comunque più favorevole agli interessi di Cosa nostra che a quelli dello Stato. Oggi i magistrati di Bologna gli contestano, tra l’altro, anche l’aggravante del favoreggiamento alla mafia”. “E’ tempo – prosegue – che su personaggi simili si cali definitivamente il sipario. E che, al processo sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia, la sua testimonianza sia valutata anche alla luce di quanto affermato dai magistrati di Caltanissetta e di Bologna”.