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Confederations Cup, l’Italia passa con fatica in semifinale battendo il Giappone (4-3). Una partita pazza decisa dalla fortuna

 Missione compiuta, ma quanta fatica. L’Italia centra con una gara d’ anticipo l’obiettivo delle semifinali in Confederations Cup ma deve decisamente ringraziare la Dea Bendata. Contro un Giappone mai domo soffre fino all’ultimo secondo, rischia a più riprese di incassare uno storico ko ma alla fine colleziona un 4-3 che le consente di rendere la temuta sfida con il Brasile poco più che un’amichevole di lusso.

Non la ricorderemo come Italia-Germania del ’70 ma Italia-Giappone passerà alla storia come una delle partite più pazze e divertenti della nazionale. Oltre a 7 gol si sono visti 4 pali, una rete annullata e almeno 5 limpide occasioni da rete mancate o sventate di un soffio. Insomma, un premio ai tanti tifosi rimasti in piedi a casa, malgrado la tarda, per sostenere gli azzurri.

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 Ai punti, diciamolo subito, avrebbe ampiamente meritato di vincere la nazionale di Zaccheroni. Abulici e spesso fuori tempo, gli azzurri sono stati a tratti dominati dagli avversari. E se alla fine il punteggio li ha premiati è solo per l’evidente maggiore esperienza. E’ una vittoria che deve far riflettere Prandelli. La squadra, non sorretta da una soddisfacente condizione atletica, ha ancora sbandato troppo in difesa. Sarà bene probabilmente trovare una soluzione diversa a centrocampo rispetto al modulo ad albero di Natale. Specie ora che il livello tecnico degli avversari inevitabilmente salirà.

Il ct ha cambiato solo due pedine nella formazione che ha sconfitto il Messico: Aquilani per Marchisio, apparso un pesce fuor d’ acqua nel ruolo di trequartista, e Maggio in sostituzione di Abate sulla corsia di destra in difesa. Zaccheroni sul fronte opposto ha cambiato ancora meno, malgrado la brutta prestazione con il Brasile, preferendo solo Maeda a Kiyotake in modo da avere una punta di maggior peso in attacco. Chiara l’intenzione di dare ai suoi l’opportunità di riscattarsi.