Bankitalia: “La crisi fa aumentare i furti ed episodi criminosi. Ma non nelle zone controllate dalla mafia”
Più furti, causa crisi. La recessione ha avuto infatti un impatto significativo su alcune tipologie specifiche di attività criminose, quali i reati che non richiedono particolari abilità criminali, come i furti. Le stime, in particolare, indicano che una riduzione dell’attività economica del 10% a livello locale causerebbe un aumento dei furti pari a circa il 6%. E’ quanto emerge da uno studio, firmato da Guido de Blasio e Carlo Menon, pubblicato nella sezione ‘Temi di discussione’.
Il lavoro analizza la relazione tra il rallentamento dell’attività economica in Italia nei primi due anni di crisi, il 2008 e 2009, e l’intensificazione di episodi criminosi. L’impatto della crisi su altre categorie di reati per cui appaiono necessarie maggiori competenze criminali, come ad esempio le rapine, è invece negativo. Non vi sarebbe, inoltre, alcun legame tra l’andamento dell’attività economica e la diffusione di alcuni reati di tipo non strettamente economico, quali gli omicidi, i crimini violenti e i crimini di natura sessuale.
Gli effetti della crisi sui furti appaiono amplificati in quei sistemi locali in cui la forza lavoro è più giovane o dove vi è una prevalenza di piccole imprese. Il legame tra crisi e criminalità è meno evidente nelle quattro regioni maggiormente caratterizzate da una presenza più radicata della criminalità organizzata (Campania, Calabria, Puglia, Sicilia). Tale risultato potrebbe indicare che, in queste zone, la criminalità organizzata detenga il ”monopolio” dell’attività illegale, per cui risulterebbe difficoltoso per un individuo improvvisare un’attività criminosa a seguito delle sopravvenute difficoltà economiche, rispetto ad altre parti del Paese dove il controllo del territorio è meno capillare.
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