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Boom della generazione Neet, giovani che non studiano e non lavorano. Il Italia il 53% è precario, quattro volte in più della media Ue

Boom della generazione Neet, giovani che non studiano e non lavorano. Il Italia il 53% è precario, quattro volte in più della media Ue

 L’Ocse lancia l’allarme sulla situazione occupazionale dei giovani in Italia. Nel nostro Paese la quota dei giovani fra i 15 e i 24 anni con un lavoro precario è quattro volte superiore alla media complessiva: lo sottolinea l’Ocse nel suo rapporto 2013 sull’occupazione, da cui emerge come nel 2012 questa percentuale fra i giovani fosse del 52,9%, mentre la media su tutto il mercato è del 13,8%. La quota di giovani con un’occupazione temporanea peraltro si è raddoppiata dal 2000, quando era del 26,2%. Inoltre, se fra i giovani compresi tra i 15 e i 24 anni la proporzione di lavoratori inoccupata è cresciuta di 4,3 punti percentuali nell’area OCSE tra l’ultimo trimestre 2007 e l’ultimo trimestre 2012, nello stesso periodo quest’aumento è stato anche più veloce in Italia (6,1 punti percentuali).

L’Ocse definisce “preoccupante” questa tendenza, che “è essenzialmente attribuibile all’aumento dei giovani che non studiano e non lavorano (i cosiddetti NEET: Not in Employment or in Education and Training)”. In Italia la proporzione di giovani in questa categoria è cresciuta di 5,1 punti percentuali e ha raggiunto il 21,4% alla fine del 2012, la terza più grande percentuale nell’OCSE dopo Grecia e Turchia. L’organizzazione evidenzia come “il contrasto con l’esperienza di molti altri Paesi OCSE è impressionante: infatti, negli altri Paesi, molti giovani hanno risposto alle prospettive occupazionali scoraggianti ritardando l’ingresso nel mercato del lavoro e approfondendo gli studi” mentre per i giovani NEET italiani “c’è un rischio crescente di conseguenze di lungo termine sulle loro prospettive occupazionali e di guadagno”. Inoltre, aggiunge l’Ocse, questi giovani ‘scoraggiati’ “perdono competitività rispetto alle loro controparti in altri Paesi che hanno sostituito all’esperienza di lavoro una buona istruzione”. L’Italia rimane intrappolata nella recessione ed è probabile che la disoccupazione continui ad aumentare restando a livelli superiori alla media europea, scrive l’Ocse nel rapporto. L’organizzazione ricorda come in base alle ultime previsioni maggio scorso, “la recessione continuerà per tutto il 2013 e l’economia italiana è attesa in leggera ripresa solo nel 2014″.

Commentando le prospettive aperte dalla riforma Fornero del 2012, l’Ocse scrive che “ci si può aspettare che, avendo limitato i casi di licenziamento senza giustificato motivo in cui il reintegro nel posto di lavoro può essere ordinato dal giudice e reso le procedure di soluzione dei conflitti più veloci e previsibili, la riforma dia un impulso alla crescita della produttivita’ e alla creazione di lavoro nel prossimo futuro”. ”Ciononostante – continua il rapporto – l’Italia rimane uno dei Paesi OCSE con la legislazione più restrittiva sui licenziamenti, in particolare per quello che riguarda la compensazione in assenza di reintegro e la definizione restrittiva di licenziamento ingiustificato che domina nella giurisprudenza”.