Il Pdl a caccia di un salvacondotto per Berlusconi: Schifani e Brunetta da Napolitano
Di “grazia” nemmeno a parlarne, almeno secondo quanto ha lasciato intendere il Capo dello Stato ricordando le procedure in materia. Di un differente atto di clemenza e di una riforma della giustizia invece hanno probabilmente provato a discutere, o anche di una possibile commutazione della pena, o di un ritocco alla legge Severino – Monti sull’incandidabilità dei condannati in via definitiva a pene superiori ai due anni. Insomma a caccia di un salvacondotto parlamentare per Silvio Berlusconi. Con questi argomenti Renato Brunetta e Renato Schifani, capigruppo del Pdl a Camera e Senato, sono andati in tarda mattinata al Colle, chiedendo al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “un suo intervento” affinché l’ex premier possa continuare a fare politica nonostante l’esito della sentenza.
Secondo fonti del Quirinale, i due capigruppo Pdl “hanno illustrato al presidente della Repubblica le loro valutazioni circa le esigenze da soddisfare per un ulteriore consolidamento dell’evoluzione positiva del quadro politico in Italia e uno sviluppo della stabilità utile all’azione di governo”. In altre parole, le condizioni necessarie secondo i pidiellini, a far andare avanti il governo Letta.
Al termine dell’incontro Schifani e Brunetta sono andati a Palazzo Grazioli, per riferire a Berlusconi. Nel pomeriggio il Cavaliere dovrebbe anche incontrare i suoi legali, Niccolò Ghedini e Franco Coppi, per discutere dell’istanza di affidamento in prova ai servizi sociali o di arresti domiciliari in relazione all’anno di pena che Berlusconi deve scontare dopo la condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale nel processo Mediaset. L’ex premier ha tempo, infatti, fino a metà ottobre, considerando i tempi feriali per presentare istanza.
Proprio oggi Brunetta aveva indicato, in un editoriale, la linea che il Pdl vorrebbe seguire: “La questione giustizia esiste in Italia a prescindere da Berlusconi. Ma l’accanimento ventennale nei suoi confronti è la punta di un iceberg che tutti conoscono. Per questo la sua battaglia – ha scritto – ha un significato politico ben più importante del fatto che egli guida un partito sostenuto da milioni di persone. Per questo la questione della giustizia rappresenta la pietra d’inciampo di ogni tentativo di pacificazione nazionale e di ogni rinascita del paese. Il programma iniziale di questa maggioranza prevedeva una riforma delle istituzioni che rafforzasse il potere politico, per poi procedere con una rinnovata autorevolezza alla riforma della giustizia. Forse è stato un errore separare il percorso delle riforme istituzionali dalla riforma della giustizia. Ma nulla vieta che attraverso un binario parallelo si possa intervenire”.
Poi continua il capogruppo: “Cosa fare dunque? Serve un’iniziativa anche della politica. Un’assunzione di responsabilità. E questa iniziativa, ancora una volta, ce l’ha indicata il Capo dello Stato. Allorché ha evocato il lavoro dei saggi da lui incaricati nell’aprile scorso per studiare i termini di una riforma dello stato e della giustizia. Il presidente Napolitano ha ragione, le proposte dei saggi sono un ottimo punto di partenza. I leader del Pd dovrebbero prendere sul serio le dichiarazioni del presidente della Repubblica”.
Nel Pdl c’è chi comunque insiste sull’altra ipotesi: “Noi abbiamo il diritto a chiedere la grazia”, ha dichiarato in un’intervista Stefania Prestigiacomo.
Una possibilità questa duramente criticata da Pippo Civati del Pd: “Leggo sul web- scrive sul suo blog il deputato candidato alla segreteria del Pd – che il Pdl starebbe cercando la via della trattativa per liberare Berlusconi. C’è chi parla di grazia e chi fa riferimento al modello Sallusti. Voglio sperare che sia una illusione (nemmeno tanto pia, per altro) e che non si darà alcuna soddisfazione a questo tipo di richieste”.
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