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Internet, il futuro puo’ attendere: Italia al 57esimo posto. La banda larga divide uomini e donne in netta minoranza sul web

La banda larga è mobile, ma è anche più uomo che donna. Secondo l’ultimo rapporto della Commissione Onu – Itu (International Telecommunication Union) sullo stato dei collegamenti a banda larga nel mondo e secondo le sue analisi Paese per Paese, è la versione mobile della broadband la tecnologia più promettente e in crescita del momento. E’ quanto riferisce il Corriere.it in un servizio sul rapporto dell’Onu.In un solo anno infatti sarebbero aumentate del 30 per cento nel globo le connessioni per accedere alla Rete via smartphone, tablet, o per il WiFi accessibile dal proprio computer portatile e a fine 2013 le stime parlano di accessi alla mobile broadband triplicati rispetto a quelli su rete fissa. Ma mentre i dati totali sono lusinghieri, con 70 Paesi in cui oltre il 50 per cento della popolazione è connessa, l’Italia resta sempre nelle retrovie delle classifiche. Per esempio con una penetrazione del solo 22,1 per cento della banda larga (fissa), la metà rispetto alla Svizzera, prima classificata al mondo. Nel contempo, un secondo rapporto Onu indica le differenze di genere nell’accesso alle connessioni: gli uomini che usufruiscono di banda larga sarebbero 200 milioni più delle donne. E i Paesi in via di sviluppo continuano a faticare allargando il gap tra la loro situazione e quella dell’Occidente.

QUI ITALIA – Il rapporto annuale della Broadband Commission presentato nei giorni scorsi a New York è la fotografia più veritiera dei collegamenti dati a banda larga nel mondo. Registra l’adozione di piani nazionali dedicati alla diffusione delle connessioni, e analizza in che modo il loro sviluppo possa aiutare il mondo in diversi campi, dall’istruzione ai diritti, passando per la soglia di povertà e l’educazione. L’Italia, pur difendendosi, non compare mai in alto alle classifiche di Paese in Paese: nel 2012 la percentuale di persone che usavano internet era del 58 per cento, che corrisponde al 57esimo posto in classifica. In questa fascia dominano i Paesi scandinavi (Islanda, Norvegia, Svezia e Danimarca sono i primi), mentre passando alla penetrazione della banda larga fissa è la Svizzera lo stato modello: 41,9 su 100 la hanno in casa o al lavoro, contro i 22,1 italiani (l’Italia è 38esima, superata anche dall’Ungheria e dalla Slovenia). Va meglio quando si passa alla broadband mobile, usata dagli utenti di smartphone e tablet, o di laptop: qui l’Italia è 28esima, con 51,8 abitanti su 100 connessi in mobilità, e a guidare la classifica è invece Singapore con più di una connessione a testa (123 su 100), seguito da Giappone, Finlandia, Corea e Svezia.

UNA FORBICE PREOCCUPANTE – Quel che preoccupa, nonostante la crescita delle connessioni nel mondo, è la forbice sempre più pericolosa tra i primi iperconnessi e gli ultimi: nell’elenco dei Paesi meno avanzati al mondo, 49 in tutto dall’Afghanistan a Tuvalu, oltre il 90 per cento della popolazione risulta completamente sconnessa. Un risultato molto lontano dagli obiettivi– divisi in 4 punti – che la Commissione Onu si era data entro il 2015: che ogni nazione sviluppi il suo piano per la broadband, che questa sia accessibile universalmente, che vi abbiano accesso almeno il 40 per cento delle abitazioni, che la penetrazione sia del 60 per cento nei Paesi sviluppati, del 50 in quelli in via di sviluppo e del 15 in quelli meno sviluppati. Come ha dichiarato a New York il commissario Paul Kagame, «oltre al 2015, i prossimi passi dovranno prevedere un uso intelligente della banda larga per migliorare la fornitura dei servizi nell’educazione, salute, settore bancario e così via. La banda larga dovrà anche aiutare i giovani nel mondo in via di sviluppo a innovare e divenire più competitivi a livello globale».

QUESTIONE DI GENERE – Una sottocommissione delle Nazioni Unite ha poi analizzato le discrepanze di genere nell’accesso alle connessioni, e ha calcolato che nel mondo vi sono ora 1,5 miliardi di maschi connessi e 1,3 miliardi di femmine, per un totale di circa 2,8 miliardi di utenti. Una differenza di 200 milioni che non rispecchia la composizione della popolazione mondiale e che rischia di peggiorare negli anni: il rapporto dice anche che nei prossimi tre anni da 200 potrebbero divenire 350 i milioni di donne senza possibilità di connessione. Il gap di genere è ancora più forte nei Paesi meno sviluppati, dove la tecnologia, il suo uso e il possesso di device di ultima generazione è uno status sociale riservato ai più abbienti. Anche rispetto ai beni considerati “base”, come il telefonino, la situazione femminile non migliora: nel mondo infatti le donne avrebbero il 21 per cento in meno di possibilità di possederne uno per comunicare.