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Berlusconi sconfitto tenta di evitare la scissione. Alfano e i dissidenti frenano sul nuovo gruppo. Napolitano: “Ora basta al gioco al massacro”

Doppio intervento di Letta in Parlamento e doppio via libera all’esecutivo. Ieri mattina al Senato il premier ha chiesto la fiducia, con un discorso che ha convinto Silvio Berlusconi a prendere la parola, annunciando che alla fine il Pdl avrebbe detto sì al governo, votando a favore. All’annuncio del Cavaliere è scattato subito l’applauso dei senatori del centrodestra e quello, più contenuto, del vicepremier Angelino Alfano seduto al fianco di Letta. Il premier ha sorriso, anche se poco dopo, continuando a sorridere, ha scosso la testa. /Video.

Il governo ha incassato il primo voto di fiducia con con 235 sì e 70 no, potendo contare anche sui voti del popolo della libertà. Alle 16.00, Letta, preso atto del via libera arrivato dal centrodestra, è andato alla Camera per ribadire le ragioni della fiducia, spiegando come il Governo vuole andare avanti. Anche qui il risultato è stato semaforo verde con 435 sì, i no sono stati 162.

Il voto anticipato “sarebbe stato un errore” invece “penso che sia molto importante che siamo qui in condizione di riprendere il filo del lavoro più forti e coesi”, ha detto Letta alla Camera. “Quello di oggi è un giorno storico per la nostra democrazia. Da stamane abbiamo condizioni di chiarezza in più, abbiamo la possibilità di fare un lavoro che ci consenta di guardare lontano”.”Chi aveva sfiducia nei confronti del governo e nel presidente del Consiglio pensava che non sarei mai venuto qui”. Letta ha così sottolineato l’importanza del voto di fiducia del Parlamento al governo: “Quando dico non avrei governato a tutti i costi lo penso veramente, e quando a partire dalla settimana scorsa è stato chiaro che non si poteva andare avanti da parte mia non c’era altra possibilità che chiedere un chiarimento senza se e senza ma e che poi il Parlamento decidesse se appoggiare il governo o no”, ha spiegato il capo del Governo. C’è bisogno che ci sia da parte di ognuno di noi impegno, scelte, serietà nel portare avanti” gli obiettivi del governo e, soprattutto, che “non ci siano ricatti, o si fa così o cade il governo, perché si è dimostrato che il governo non casca”, ha detto ancora.

Una forte e prolungata stretta di mano, con le braccia tenute bene in vista, del vicepremier Angelino Alfano è arrivata al presidente del Consiglio, al termine del suo intervento nell’aula di Montecitorio. Il discorso è stato sottolineato alla fine da un lungo applauso e grida entusiaste da parte dei deputati del Pd e di Scelta Civica, mentre nel settore di centrodestra sono stati soltanto due-tre deputati isolati a battere le mani. Alfano è rimasto sempre seduto ai banchi del governo, al fianco di Letta, in piedi alla sua destra a pronunciare ‘a braccio’ il suo discorso alla Camera, dopo aver ottenuto la fiducia da parte del Senato. Il vicepremier non ha mai applaudito ma ha ascoltato con attenzione il discorso del capo del suo governo, spesso con le braccia incrociate. Unica ‘fonte’ di distrazione un mini computer sul quale talvolta si limitava a digitare. Al termine, dopo qualche attimo di riflessione, mentre Letta ha volto il suo sguardo verso di lui, ha alzato il braccio per stringere vigorosamente la mano al premier.

Più tesa la mattinata con il premier che non sapeva quale sarebbe stato l’esito del voto al Senato. “Nella vita delle nazioni l’errore di non saper cogliere l’attimo può essere irreparabile. L’Italia corre un rischio che potrebbe essere fatale, cogliere o non cogliere l’attimo dipende da noi, dipende da un sì o da un no”. A Palazzo Madama Letta aveva iniziato a parlare alle 9.30, con una citazione di Luigi Einaudi, per poi chiedere “una fiducia che non è contro qualcuno ma per l’Italia, per le italiane e gli italiani”.

“Gli italiani non ne possono più, ci urlano il loro basta al ‘sangue e arena”,, ha detto, ricordando i passi avanti “nella comprensione reciproca” fatti in questi mesi di lavoro insieme in Cdm tra forze politiche diverse. Per Letta la strada da seguire è chiara. Questo governo può “continuare a vivere” se ha un programma convincente e se c’è un “nuovo patto”, incentrato sui “problemi delle famiglie e dei cittadini”, mettendo alle spalle “minacce tossiche” che creano solo “caos e smarrimento”. “Le dimissioni una settimana fa dei parlamentari Pdl mentre ero impegnato all’Onu ha creato una situazione insostenibile”, ha sostenuto Letta che ha evidenziato la volontà di “tracciare una separazione netta tra la vicenda giudiziaria di Berlusconi” e l’attività dell’esecutivo: “Sono percorsi che non possono essere sovrapposti, perché siamo una Repubblica fondata sullo Stato di diritto” e sul rispetto delle sentenze.

Invitando a non perdere l’occasione di una politica economica per la ripresa, il premier ha ricordato che “l’incubo di un periodo di recessione senza precedenti lo abbiamo alle nostre spalle”. “Siamo stati tutt’altro che il governo del rinvio”, chi ne parla “mente”, ha tuonato, sottolineando che in questi mesi sono stati realizzati “1.700 milioni di riduzioni della spesa pubblica. Cifre, fatti, non annunci”.

E ora “il nostro obiettivo è l’aumento di un punto percentuale di Pil per il 2014 e superiore negli anni a venire. Rispetteremo gli impegni con l’Europa per 2014, l’indebitamento resterà nella soglia del 3%, l’indebitamento strutturale tenderà al pareggio e il peso del debito si deve ridurre e si ridurrà”. “Le prossime settimane – ha poi aggiunto – saranno decisive per i fondi strutturali europei, gli atti di programmazione vanno resi definitivi, negoziati e approvati entro i primi mesi del 2014. Non siamo in condizione di sprecare risorse, tanto più in questa stagione”. In più, ha ricordato, “con la presidenza italiana del semestre europeo il 2014 è un anno decisivo, non possiamo permetterci di far tacere la voce dell’Italia”.

Quanto all’Imu, “confermiamo la rotta su cui ci siamo impegnati in materia di regime fiscale sulla casa” e lalegge di stabilità interverrà con azioni finalizzate in favore della crescita e “verso la riduzione del carico fiscale sul costo lavoro per datore e lavoratore. E a chi ancora fa polemica sulle tasse ricordo che gli italiani hanno pagato meno tasse per oltre 3mld di euro”.Per quanto riguarda le riforme istituzionali il governo intende “sostenere e accompagnare attivamente il percorso parlamentare di modifica della legge elettorale, per evitare che il Paese possa tornare al voto con l’attuale legge”. Una linea “che non è in contrasto con la consapevolezza che poi andrà rivista” in base al modello istituzionale costruito al termine del processo riformatore. E ha assicurato: “Nessun stravolgimento, nessun golpe, nessun attentato ai principi fondamentali della Costituzione. Questa volta ce la possiamo fare, costruire istituzioni funzionali e costruire una legge elettorale che restituisca il diritto di scegliere ai cittadini e consenta a chi vince di governare davvero”.

Ribadendo che il “Paese è stremato da mille conflitti”, Letta ha di nuovo scandito che questa “è l’occasione giusta per dire basta, basta con la politica da trincea, concentriamoci finalmente su ciò che dobbiamo fare”. Quindi si è appellato “al Parlamento tutto: dateci fiducia per realizzare i nostri obiettivi, per tutto ciò che si è fatto e impostato in questi pochi mesi”. “Coraggio e fiducia è quello che torno a chiedervi. Una fiducia -ha aggiunto il premier- per tutti coloro che aspettano dal Parlamento, dalle istituzioni e dalla politica comportamenti e parole in base in alle quali orientare le e proprie scelte”. In chiusura di discorso Letta ha citato le parole che Benedetto Croce nel ’47 utilizzo’ al momento del voto di fiducia al governo in Parlamento: “Ciascuno di noi si ritiri nella sua profonda coscienza e procuri di non prepararsi, col suo voto poco meditato, un pungente e vergognoso rimorso”.

Nella replica prima del voto di fiducia Letta ha invitato i senatori del MoVimento 5 Stelle a non dare giudizi morali ”su chi ha cambiato idea”, esprimendo la sua solidarietà alla senatrice De Pin, ex esponente del Movimento, presa di mira dagli ex colleghi. “Comprendo il travaglio che attraversa molti senatori e deputati. Ai colleghi del Movimento 5 stelle dico che il rispetto per la libertà della persona è la base della democrazia sostanziale. Non ne posso più di lezioni di morale da parte di chi minaccia chi ha cambiato idea”, ha detto.

Prendendo ancora la parola in Senato Letta ha rivelato: “Stanotte non ho dormito, avevo la percezione che oggi sarebbe stata una giornata dai risvolti storici, drammatici, importanti nella storia della democrazia”. “Oggi siamo a un passaggio che ”cambia la natura di ciò che stiamo facendo, cambiano i nuneri”, quindi gli “obiettivi saranno difficili, ma possiamo raggiungerli, nonostante i numeri di questa maggioranza oggi cambino”. Comunque, ha assicurato, non ci saranno soluzioni di “basso profilo”. Proprio per questo ho voluto questo passaggio, anche con il rischio di “cadere in piedi”. In ogni caso occorreva evitare “lo scioglimento anticipato delle Camere”.

Obiettivo che poi Letta ha raggiunto, guadagnando una fiducia su cui pochi erano ormai disposti a scommettere. E alla fine di una giornata intensa interviene anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per ammonire attraverso una nota che ora si fermino i giochi al massacro contro il governo. “L’essenziale è che il governo ha superato la prova, vinto la sfida – si legge nella nota – e innanzitutto per la serietà e la fermezza dell’impostazione sostenuta dal presidente del Consiglio dinanzi alle Camere”. Il presidente del Consiglio e il governo, continua, “non potranno tollerare che si riapra un quotidiano gioco al massacro nei loro confronti”.