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Caso Ligresti, il M5S: ” Per il ministro della Giustizia resta un’ombra indelebile”. Ecco le motivazioni dei 5 stelle per far dimettere la Cancellieri

“Un ministro della Giustizia che si sia lasciato condizionare nel suo operato dai suoi rapporti personali con la famiglia Ligresti – e dai rapporti economici poco chiari del figlio – agendo, oltretutto, con una marcata disparità di trattamento verso gli altri detenuti ‘non eccellenti’ e utilizzando i magistrati che operano all’interno del ministero è un’ombra indelebile sulla sua figura istituzionale da un punto di vista etico, morale e politico”. Per questo, il M5S “esprime sfiducia al ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri e lo impegna a rassegnare le dimissioni”. E’ quanto si legge nella mozione di sfiducia individuale contro il Guardasigilli depositata alla Camera dai grillini e in possesso dell’Adnkronos.

Nella mozione, durissima, il M5S richiama anche il caso Ruby che vede coinvolto Silvio Berlusconi. “Il solo sospetto che un ministro della Giustizia possa aver ricevuto ed esercitato pressioni – si legge nel documento – è un’ombra di cui un membro delle istituzioni non si può vestire; d’altra parte siamo memori di un caso, avvenuto nella scorsa legislatura, e riguardante un presidente del Consiglio dei ministri e la Questura di Milano che può sembrare molto simile alla situazione in questione”.

“Un ministro, soprattutto di un dicastero chiave come quello della Giustizia – esordiscono i 5 Stelle nella mozione di sfiducia – rappresenta la figura più alta della gerarchia amministrativa, e, proprio per tali motivi, deve, non solo essere, ma anche apparire terzo rispetto ai propri atti e ai propri comportamenti; ogni ministro, nell’espletamento della propria opera, dovrebbe spogliarsi da sentimenti di amicizia o restituzione di favori confliggenti con il proprio ruolo istituzionale, proprio perché ruolo preminentemente di garanzia verso cittadini e propri dipendenti, così da dare piena attuazione all’art. 3 della Costituzione e al fondamentale principio della separazione dei poteri”.

I grillini ripercorrono alcuni passaggi del caso Fonsai, si soffermano sul rapporto di lavoro del figlio di Cancellieri, Piergiorgio Peluso, con i Ligresti, poi su vecchie notizie stampa risalenti all’86, quando Antonino Ligresti fu travolto dal primo scandalo sulle ‘aree d’oro’ e Cancellieri ricopriva l’incarico di capo ufficio stampa della prefettura di Milano.

E sottolineano come “l’intervento del ministro a favore della scarcerazione di Giulia Ligresti ‘per motivi legati all’anoressia’ presenta aspetti molto discutibili e che devono essere chiariti sul piano politico e non solo su quello giudiziario, in quanto risulta grave che l’intervento in questione sia stato richiesto da una telefonata privata e che abbia riguardato una classica detenuta eccellente”. Per il M5S il ministro ha compiuto una disparità evidente, trattando Giulia Ligresti come una detenuta di serie A o “eccellente”, come la definiscono a più riprese i grillini nella mozione di sfiducia, “mentre altri 70.000 continuano a soffrire e a morire”.

“E’ particolarmente grave – tuona il M5S – che il ministro si serva di figure di garanzia come i magistrati, vice capi del Dap per adempiere ai suoi debiti privati, attraverso presunti atti di deviazione delle funzioni pubbliche. Ed è ancor più grave che di fronte a una ingerenza interessata del ministro, i magistrati che operano al Dap possano essere stati servizievoli col potere esecutivo e – anche a volere ritenere che non siano intervenuti (ma è difficile ritenerlo visto che ‘già si erano posti il problema’) – comunque non abbiano preso le distanze da un simile comportamento; non abbiano riferito formalmente all’autorità giudiziaria dell’interessamento non ufficiale ricevuto da parte del ministro, così venendo meno alla funzione di garanzia e di pari trattamento di tutti i detenuti. Ed è ancora più grave che lo stesso ministro – si legge ancora nella mozione di sfiducia – parlando con la compagna del Ligresti degli arresti avvenuti lo stesso giorno, si rivolgesse alla stessa denunciando una ‘ingiustizia’ della Magistratura nei confronti della famiglia Ligresti, che ricordiamo già condannato nel 1997 per corruzione”.

Sulla vicenda il ministro della Giustizia riferirà martedì in Parlamento. Intanto il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, è tornato a ribadire che ”non può non considerarsi arbitraria, non può non ritenersi infondata qualunque ipotesi, qualunque illazione in base alla quale la concessione degli arresti domiciliari” a Giulia Ligresti “è avvenuta sulla base di circostanze esterne, diverse da quelle obiettive”.