Convenzione Pd, confronto tra i tre sfidanti. Renzi in testa sfida Letta: “Ora il governo adotti le nostre idee”
Al via la Convenzione nazionale del Pd a Roma. Dopo il messaggio del premier Enrico Letta e del segretario del partito Guglielmo Epifani, l’appuntamento è entrato nel vivo con i discorsi dei tre candidati alla guida del Pd. “Venendo qua leggevo su Twitter i messaggi dei delegati e c’era anche un po’ di apprensione per questa riunione. Se noi vediamo i giornali, il Pd è lo zimbello della comunicazione, ci considerate come quelli con cui è facile prendersela. Addirittura si passano le settimane a dire che su 7200 circoli, in alcuni casi ci sono state vicende discutibili, ma si ignora un fatto che è politico, e cioè che nell’Italia del 2013 a restituire la dignità alla democrazia, siamo rimasti solo noi”. Lo dice Matteo Renzi alla convenzione del Pd. Il sindaco di Firenze, poi, fa autocritica: ”Ci siamo fatti dettare l’agenda dalla destra, ci siamo limitati a rincorrerli impauriti. Ora basta, ora tocca a noi”.
E parla del risultato delle primarie nei circoli del Pd: “Questo giro è capitato a me di essere in testa e vedremo cosa succedera’ l’8 dicembre. Questo significa che questo partito è veramente libero e scalabile da chiunque. Se ce la faccio io, ce la può fare chiunque, in modo libero, anche un po’ arzigogolato come stiamo facendo noi. Primo a parlare era stato Pippo Civati, arrivato terzo alla consultazione dei giorni scorsi effettuata nei circoli del partito. “A Renzi e Cuperlo io dico che ora bisogna passare all’azione. Che fatta la legge elettorale, si può tornare al voto. Di là sono spaccati, noi siamo invincibili. E non per votare le persone, ma per fare le cose”, dice Civati. Rivolgendosi poi a Prodi, dice: “La mattina del 9 dicembre la prima cosa che dobbiamo fare è andare da lui e chiedergli di iscriversi al Pd”.
Subito dopo era stata la volta di Gianni Cuperlo, che non risparmia un attacco allo sfidante Renzi: “Se tra noi c’è chi pensa che la via, dopo vent’anni, sia privatizzare le ferrovie e la Rai, prelevare 4 miliardi alle pensioni lorde sopra i 3.500 euro, avere un contratto unico e abolire l’articolo 18, tenersi la riforma Fornero al netto degli esodati, sposare la flessibilità e col sindaco d’Italia passare da un regime parlamentare a una Repubblica presidenziale, è giusto che lo dica. Ma è giusto dire, e io mi sento di dirlo qui, che quel disegno, quella visione, sono radicalmente sbagliati”.
E ancora: “Cambiare tutto sì: questa è la sfida. Ma devi dire dove lo vuoi portare questo Paese e questo partito. Serve un partito” ma un partito che “non sarà mai solamente un comitato elettorale”. “Noi -aggiunge- siamo la sinistra, non il volto buono della destra”. Parole alle quali Renzi ha replicato: “Ha ragione Cuperlo a dire che non siamo il volto buono della destra, ma non dobbiamo essere più il volto peggiore della sinistra, come è accaduto in questi anni, quella che non ha fatto il conflitto d’interessi e che ha mandato a casa Prodi”.
Quando ci si assume “questa responsabilità”, quella di guidare il Pd, “non lo puoi fare mentre ti candidi a qualcos’altro. Se ti proponi di cambiare tutto – continua Cuperlo – nel centrosinistra e nel tuo Paese, non lo fai come secondo lavoro. Non solo perché viene male, ma perché non è giusto”. Lo dice Gianni Cuperlo rivolgendosi a Matteo Renzi. Poi la questione del tesseramento: “Se a un partito togli gli iscritti è come levare le gambe al tavolo. Semplicemente non è più un partito. E nasce un’altra cosa, che non per forza sarà migliore. Il punto è che inventarsi un nome o un simbolo tutto sommato è più facile. Invece i militanti non li inventi. Si formano nel tempo. E sono con te, a dispetto di tutto, fino a quando ci credono”, presegue Cuperlo.
Infine, la legge elettorale: “Chi guiderà il Pd, dal giorno dopo, dovrà far decollare l’aereo. Costruire l’alternativa di contenuti e riforme senza le quali l’Italia non ce la farà. Le riforme, senza le quali noi non siamo. A partire da una legge elettorale che cancelli la vergogna di quella attuale. E poi battere illegalità, evasione, burocrazia. Riscrivere tempi e regole della giustizia”, ha concluso Cuperlo.
Prima di Civati aveva parlato il quarto candidato, Gianni Pittella, che non ha superato lo scoglio della prima consultazione e che, quindi, non parteciperà alle primarie dell’8 dicembre. “Abbiamo deciso di aprire a Renzi, a condizione che ci dia risposte politiche alle questioni che abbiamo avanzato con la nostra mozione, a partire da Sud, Pse e partito federale. Attendiamo risposte”, dice l’eurodeputato che commenta soddisfatto il suo risultato: “Io sono felicissimo perché ho smentito le previsioni di chi, a cominciare dai giornalisti, mi dava all’1 o al 2 per cento, visto che alla fine ho fatto quasi il sei…”
Nel suo discorso in avvio dei lavori, il segretario del Pd Epifani replica a Berlusconi: “Il 27 novembre ci troveremo, secondo sentenza e secondo la legge, a fare una scelta a favore della decadenza di Silvio Berlusconi”. E torna poi al Pd e parla della questione del tesseramento: “Abbiamo avuto dei problemi non tanto nella crescita del tesseramento quanto sui tempi ed i modi in cui è avvenuto: chiedo ai candidati segretari di assumere un impegno per il futuro, perché non basta solo notare quello che non va, ma bisogna proporsi di affrontare il tema”.
Prima del discorso del segretario, il messaggio del presidente del Consiglio Enrico Letta: ”Il Pd è per molti di noi una conquista. Il senso di una vita politica. La comunità nella quale sentirsi ‘a casa’. C’è, proprio nel nostro essere comunità, il valore più nobile del progetto democratico. C’è l’unità a dispetto delle appartenenze del passato e delle divergenze del presente. C’è la competizione leale tra proposte politiche. Ci sono le primarie. Come sapete, ho scelto di rimanere fuori dal Congresso. Non potevo fare altrimenti. Le istituzioni prima di tutto: fa parte del mio modo di vivere la cosa pubblica. Fa parte, ne sono certo, dello stesso Dna del Pd”. ”Rivendico questa scelta. Con la stessa convinzione, tuttavia, spero che le primarie siano una straordinaria prova di partecipazione. La risposta, alta e vitale, alle tante degenerazioni emerse in questi anni nel rapporto tra politica e società. La risposta a chi grida e basta e fa leva sulle paure dei cittadini perché non ha altri argomenti se non quelli del populismo rabbioso”, sottolinea il presidenet del Consiglio.
La Convenzione si è aperta con l’intervento della giovane segretaria del Pd di Olbia, Angela Corda. Un segno di rispetto per il dramma accaduto in Sardegna. I dati ufficiali dai circoli: settemila e duecento circoli coinvolti con 296.645 votanti, “pari al 55 per cento degli iscritti, un evento unico nel panorama politico italiano”. Lo dice Davide Zoggia alla Convenzione del Pd: Matteo Renzi 45,34%, Gianni Cuperlo al 39,44, Pippo Civati al 9,43 e Gianni Pittella al 5,80.
Social