Tir, si ritorna alla normalità ma è solo una tregua. Coldiretti: centomila tonnellate di cibo da buttare
Gli autotrasportatori stanno riprendendo gradualmente l’attività, nonostante lo sciopero dei tir proclamato per cinque giorni scada a mezzanotte. Ma, avverte Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito, “si tratta solo di una tregua”. “Di fronte all’atteggiamento del Governo che non ha aperto alcun dialogo serio con la categoria – dice Longo – e che ha spacciato per decisive misure che non risolvono nessuno dei gravissimi problemi di sopravvivenza del settore, Trasportounito ha confermato che a partire da lunedì 6 febbraio 2012 verrà attuato il fermo già comunicato alle autorità, delle imprese di autotrasporto a mezzo bisarche, ovvero degli autotrasportatori impegnati nel trasporto di autovetture”
Inoltre, continua il segretario generale di Trasportounito, “già dai prossimi giorni verrà comunicato un ulteriore fermo nazionale dell’autotrasporto di cinque giorni nel prossimo mese di marzo”.
“Oltre centomila tonnellate di frutta, verdura, fiori e latte buttati o rovinati, duecentomila ore di lavoro perse nella raccolta, magazzinaggio e lavorazione dei prodotti e 200 milioni di euro di danni nella filiera agroalimentare, mentre i consumatori in una settimana hanno tagliato del 30 per cento gli acquisti di frutta e verdura, i cui prezzi sugli scaffali sono, per alcune categorie di ortaggi, addirittura raddoppiati”. Questo il bilancio dei danni provocato dallo sciopero dei tir, così come tracciato dal presidente della Coldiretti Sergio Marini.
Inoltre, sottolinea il responsabile dell’organizzazione dei coltivatori, “al danno economico immediato va aggiunto quello futuro dovuto al fatto che le produzioni di paesi concorrenti come la Spagna, nell’ortofrutta, o l’Olanda, per i fiori, hanno sostituito il made in Italy sugli scaffali della grande distribuzione europea. Ovunque – continua Marini – si segnalano un preoccupante calo degli ordinativi dall’estero e difficoltà per gli agricoltori, che oltre alla perdita per il prodotto deprezzato o svenduto sono costretti ad accollarsi anche il costo dello smaltimento dei prodotti non più commercializzabili”.
Da sottolineare, per la Coldiretti, è anche la ricaduta occupazionale della protesta dei tir, specie su “giovani ed immigrati, che rappresentano una buona parte dei lavoratori impegnati nel settore agroalimentare a tempo determinato”.
Secondo un monitoraggio della Coldiretti, le maggiori carenze e i prezzi più elevati sono stati registrati nella grande distribuzione, i cui rifornimenti viaggiano perlopiù su gomma, “mentre migliori sono le condizioni dei mercati rionali e degli agricoltori di Campagna Agricola”, approvigionati grazie al trasporto su piccoli mezzi, che sono locali e in cui prevalgono i prezzi calmierati.
“Anche se i punti vendita a chilometri zero sono in rapida diffusione in Italia – precisa l’associazione – l’88 per cento delle merci in Italia circola su strada, su cui ogni giorno viaggiano con tir e camion circa 525mila tonnellate di prodotti agricoli e alimentari, dei quali poco meno del 10 per cento deperibili”.
“La situazione di difficoltà dell’economia è reale e riguarda – conclude Sergio Marini – l’autotrasporto come l’agricoltura, ma la crisi con queste azioni rischia di aggravarsi e occorre agire con responsabilità per evitare una guerra tra poveri che non è certo utile in questo momento per il Paese”
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