Allarme poverta’: famiglie giu’ il reddito del 7,3%. Un italiano su sei con meno di 640 euro
In soli due anni, dal 2010 al 2012, è sceso da 32.714 a 30.380 euro il reddito medio delle famiglie italiane: un calo di quasi il 7,3% che si accompagna a una crescita al 16% (+2 punti) della quota di italiani che vivono sotto la soglia di povertà. Sono i dati più rilevanti che emergono dalla indagine condotta dalla Banca d’Italia sui ‘Bilanci delle famiglie italiane nel 2012′. In calo anche il reddito equivalente, una misura che tiene conto della dimensione e della composizione del nucleo familiare, che dai 18.914 mila euro a testa del 2010 è passato a 17.800 euro.
Rispetto alla media di circa 1500 euro al mese il reddito equivalente è superiore per gli individui laureati (circa 2.350 euro al mese), i dirigenti (2.700 euro) e per gli imprenditori (2.550 euro), mentre gli operai, i residenti nel Mezzogiorno e i nati all’estero presentano valori medi inferiori (rispettivamente pari a circa 1.200, 1.100 e 950 euro al mese). In una posizione intermedia si collocano gli impiegati (1.900 euro), gli altri lavoratori autonomi (1.700 euro) e i pensionati (1.700 euro) Il profilo per età mostra un andamento prima crescente (dai 1.250 euro al mese per i soggetti fino a 18 anni ai 1.800 euro per gli individui di età compresa tra i 55 e i 64 anni) e poi lievemente decrescente (circa 1.700 euro al mese per le persone over 64).
In uno scenario di progressivo deterioramento delle condizioni economiche, solo i pensionati e gli over 64 sono riusciti a mantenere pressoche’ intatto il loro reddito equivalente, mentre quello dei lavoratori autonomi fa registrare un netto peggioramento e crolla quello di chi ha meno di 34 anni. I dati diffusi mostrano come, dato pari a 100 un reddito equivalente di 17.800 euro a testa, il reddito medio dei cittadini con più di 64 anni sia salito oltre quota 114 (pari a 20.236 euro) mentre nel 2006 era a quota 98.
Il 35,8 per cento delle famiglie ritiene che le proprie entrate siano insufficienti ad arrivare alla fine del mese. Il dato, che mostra una netta crescita rispetto al 29,9% di due anni fa e al 24,3% del 2004) è contenuto nell’indagine di Bankitalia sui bilanci delle famiglie italiane e si accompagna in parallelo al calo di quelle famiglie che giudicano le proprie entrate sufficienti (dal 37,1 del 2004 al 39 del 2010 e al 32,3 del 2012). Metà delle famiglie italiane vive con meno di 2.000 euro al mese. Secondo l’indagine nel 2012 il 50 per cento delle famiglie italiane ha un reddito netto annuale inferiore a 24.590 (pari a circa 2 mila euro al mese) mentre addirittura per il 20% è inferiore a 14.457 euro (circa 1.200 euro al mese).
Il 10% delle famiglie con più alto reddito percepisce più di 55.211 euro, con una distribuzione più alta nelle famiglie con capofamiglia laureato, con un’età compresa tra i 45 e 64 anni, lavoratore autonomo o dirigente e rendente nel Centro o nel Nord. La quota di individui ”a basso reddito” era nel 2012 pari al 14,1 per cento, di poco inferiore rispetto al 2010 (14,4 per cento), più alta al Sud e Isole e tra gli stranieri (rispettivamente 24,7 e 31 per cento).
Dal 1991 tale quota risulta aumentata di circa 5,7 punti percentuali; gli aumenti più rilevanti si registrano fra gli individui fra 19 e 34 anni e fra quelli fino a 18 anni (rispettivamente 11,2 e 9,7 punti percentuali) mentre tra i soggetti con oltre 64 anni si registra una diminuzione di 2,8 punti. Rispetto all’ultima rilevazione del 2010, inoltre questa fascia d’età è l’unica che riesce ad aumentare il proprio reddito (era 20.116 due anni fa). Allo stesso modo il valore medio del reddito per i pensionati sale a quota 115 con 20.334 euro (era il 109 nel 2010 con 20.396 euro).
Parallelamente crolla il reddito delle generazioni più giovani, che scende intorno a quota 89 con 15.829 euro, quasi 1500 euro in meno l’anno rispetto alla rilevazione del 2010. Squilibri - aumentano gli squilibri nella concentrazione della ricchezza in Italia: infatti i dati di Bankitalia sui ‘Bilanci delle famiglie italiane nel 2012′ mostrano come la quota in mano al 10% delle famiglie più ricche sia salita al 46,6% della ricchezza netta totale (era il 45,7% nel 2010). Cresce invece la percentuale di famiglie con ricchezza negativa che passa dal 2,8% al 4,1%.
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