Rebibbia, evasione da film: in due segano le sbarre e si calano dal muro con un lenzuolo. L’ultima fuga 20 anni fa
Proseguono in tutta Italia le ricerche dei due detenuti evasi nella tarda serata di ieri dal carcere di Rebibbia, a Roma. I due, entrambi italiani di 34 e 42 anni, hanno segato le sbarre del carcere e si sono poi calati dal muro di cinta. Dalla notte scorsa sono in corso posti di blocco e ricerche a Roma e nelle altre regioni.
“Stiamo accertando la dinamica esatta dell’evasione e collaboriamo, anche attraverso il nostro nucleo investigativo, alle ricerche: è probabile che non abbiano sostegno all’esterno, e questo ci fa pensare che la loro cattura sia possibile in tempi brevi”, dice il vice capo del Dap, Luigi Pagano.
“Vorrei comunque ricordare – prosegue Pagano – che la Terza Casa di Rebibbia da decenni ha un regime a trattamento avanzato, i cui risultati si sono visti sul campo in merito al reinserimento sociale dei detenuti. L’ultima evasione – ricorda – risale a oltre 20 anni fa. Questo episodio, pur nella sua serietà, è del tutto eccezionale, come dimostra proprio la storia degli ultimi anni”.
“Anche in questo caso – rimarca il vice capo del Dap – mi sentirei di dire, non bisogna troncare esperienze trattamentali di questo genere ma vedere cosa non ha funzionato e adottare le misure opportune affinché episodi simili non si ripetano, pur mantenendo il regime esistente“.
“Stiamo accertando la dinamica esatta dell’evasione e collaboriamo, anche attraverso il nostro nucleo investigativo, alle ricerche: è probabile che non abbiano sostegno all’esterno, e questo ci fa pensare che la loro cattura sia possibile in tempi brevi”, dice il vice capo del Dap, Luigi Pagano.
“Vorrei comunque ricordare – prosegue Pagano – che la Terza Casa di Rebibbia da decenni ha un regime a trattamento avanzato, i cui risultati si sono visti sul campo in merito al reinserimento sociale dei detenuti. L’ultima evasione – ricorda – risale a oltre 20 anni fa. Questo episodio, pur nella sua serietà, è del tutto eccezionale, come dimostra proprio la storia degli ultimi anni”.
“Anche in questo caso – rimarca il vice capo del Dap – mi sentirei di dire, non bisogna troncare esperienze trattamentali di questo genere ma vedere cosa non ha funzionato e adottare le misure opportune affinché episodi simili non si ripetano, pur mantenendo il regime esistente“.
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