L’Italia non sa più vincere. Spagna ancora troppo grande
La Spagna ha segnato un gol soltanto e questa è la buona notizia. L’Italia ha rischiato almeno di segnare e pescato nel giorno degli oriundi quello che ha regalato miglior figura: meglio Paletta di Osvaldo, Thiago Motta e, perchè no?, del deludente Diego Costa spagnolo. Il dimenticato Llorente potrebbe aver da dire, ma perfino Fernando Torres. E se Prandelli si è sentito svuotato dalle polemiche, questa Italia sembra vuota almeno nel suo giocare a centrocampo. La differenza fisica, a tutto campo, è stata preoccupante. E Prandelli ha sintetizzato: «Condizione fisica imbarazzante, sulla corsa non arrivavamo mai». Italia che non sa più vincere, visti gli ultimi quattro pareggi e questa sconfitta. Italia ancora maledetta in terra spagnola: sono quattro sconfitte di fila in amichevole. Qualcuno aveva pensato che Madrid potesse rinverdire la storia della meravigliosa squadra del 1982, ma qui c’è altra specie, altra razza calcistica: forse solo Buffon e Pirlo avrebbero giocata in quella squadra mundialista di Bearzot.
L’Italia non si è sprecata per tener svegli i suoi sempre benevolenti tifosi. Molto più spiccia la Spagna nel creare il trillo del pericolo. Anche se la faccia di Del Bosque, nel primo tempo, non dava segnali di grande eccitazione. Sì, c’erano le semaforiche maglie dei portieri (gialla Casillas, arancione Buffon) ad abbagliare. Però quando la Spagna aumentava il ritmo era altra rumba. Primo tempo in cui l’Italia è stata in balia del gioco avversario: talvolta deprimente, povera cosa ripiegata su se stessa. Il controllo di palla spagnolo made in Barcellona è conosciuto a tutto il mondo, ancor di più ad una nazionale che troppo spesso è andata a sbatterci contro. C’era da attendersi un pizzico di novità, un’idea di gagliardia ed, invece, la nostra Azzurra tenebra è riuscita solo a sortire qualche attimo fuor dalla metà campo per innescare la qualità calcistica di Osvaldo.
É stata la qualità del giocare al football che ha fatto la differenza. Lo stadio Calderon ieri sera ha regalato attimi di meravigliosa commozione nel ricordo di Luis Aragones, poi qualcuno avrà rimpianto l’Atletico squadra di casa. Bisogna prender atto che se la Spagna rinuncia a Xavi poco cambia, se l’Italia lascia Pirlo in panchina non c’è molto da sfogliare. Il centrocampo azzurro si è lasciato subito assaltare (Montolivo e Thiago Motta mollicci e prevedibili, meglio nella ripresa), la difesa ha retto con l’innesto di Paletta, la sicurezza di Barzagli e l’aiuto dei riflessi di Buffon che ha intuito subito la sofferenza. Nei minuti iniziali dei due tempi è stato impegnato nelle parate più rischiose: nel primo tempo su Jordi Alba innescato dal solito, interminabile Iniesta. Nella ripresa su Thiago, servito da uno splendido assist di Silva. Diego Costa ha iniziato il suo match a spallate con l’ottimo Paletta, la fatica azzurra è stata un marchio di qualità di questa partita.
Italia che, comunque, poteva pescare il gol alla prima scarica elettrica di Cerci, dopo quattro minuti: inserimento in area e cross tagliato che pesca, casualmente, il palo. Peccato che poi il biondo azzeccagarbugli granata ci abbia messo scarabocchi calcistici, con una preoccupante frequenza all’errore negli appoggi. Osvaldo ha giocato la miglior palla in attacco dopo 28 minuti, sfruttando un colpo di tacco di Marchisio e aggirando due difensori prima del tiro alto: qualcosa invece gli è mancato quando si è trattato di far salire la squadra. La gente del suo centrocampo non lo ha aiutato, Pirlo in campo nella ripresa ha restituito un po’ di convinzione. Peccato che dall’altra parte sia entrato David Silva e sono stati dolori. Il funambolico spagnolo del Manchester City ha mollato palloni intriganti finchè non ha impostato il valzer diabolico e decisivo con Iniesta: tacco di quest’ultimo, colpo di Silva e palla a Pedro che ha infilato il pallone fra le gambe di Buffon e in porta. Amen.
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