Consumi, calo anche a gennaio. Confcommercio: scesi dell’1,6%
Consumi ancora in calo a gennaio. L’indicatore di Confcommercio (ICC) registra una diminuzione dell’1,6% in termini tendenziali e un calo dello 0,3% rispetto a dicembre.
I dati evidenziano “con chiarezza tutte le difficoltà dell’economia italiana, dopo due anni di recessione, ad avviarsi su un sentiero di sviluppo che coinvolga in misura di un certo rilievo la domanda delle famiglie – si legge in una nota di Confcommercio -. Il ridimensionamento registrato a gennaio, dopo un trimestre di stabilizzazione dei consumi, si aggiunge, infatti, ad altri indicatori dell’economia reale che sottolineano la complessità del quadro congiunturale della nostra economia che, dopo un quarto trimestre in cui si erano registrati timidi segnali di miglioramento, sembra essersi instradata più in una fase di stagnazione che di ripresa“.
“A febbraio il clima di fiducia delle famiglie ha mostrato un lieve regresso, in linea con le difficoltà di recupero rilevate dell’occupazione e del reddito – continua Confcommercio -.Nello stesso mese è proseguito il lento miglioramento della fiducia delle imprese, nonostante le indicazioni provenienti dall’economia reale non evidenzino un’accelerazione dell’attività produttiva. Stando alle stime di Confindustria, a febbraio, dopo il modesto aumento di gennaio, la produzione ha segnalato un contenuto arretramento. Anche i dati sugli ordini nei primi due mesi del 2014 non sembrano indicare a breve un recupero significativo della produzione”.
“A gennaio 2014 il numero di occupati è sceso di 8mila unità (-330mila rispetto allo stesso mese del 2013). Nello stesso mese, i disoccupati, che si approssimano ai 3,3 milioni, sono aumentati, rispetto a dicembre, di 60mila unità, portando il tasso di disoccupazione dal 12,7% di dicembre al 12,9%. Anche il tasso di disoccupazione giovanile ha mostrato un aumento, raggiungendo il record del 42,4%.I dati relativi alla Cig sembrano confermare la possibilità di un’attenuazione, nei prossimi mesi, della fase di espulsione dei lavoratori dal processo produttivo”, continua Confcommercio.
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