La Camera affonda le quote rosa con il voto segreto. Pd spaccato, le deputate escono
La Camera a voto segreto boccia le quote rosa. Respinto con 335 no e 227 sì il primo emendamento che puntava ad inserire la parità di genere nelle liste, prevedendo che “nella successione interna delle liste non possono esservi due candidati consecutivi nel medesimo genere, a pena di inammissibilità”. Respinto anche il secondo, sulla parità ’50 e 50′ per i capilista, con 344 no e 214 sì. Bocciato, sempre a scrutinio segreto, con 298 voti contrari e 253 a favore, anche il terzo e ultimo emendamento che prevedeva una percentuale al 40-60% nella indicazione dei capilista.
PD SPACCATO – Dopo la bocciatura di tutti gli emendamenti sull’introduzione delle quote rosa nell’Italicum, le deputate Pd lasciano l’Aula di Montecitorio in segno di protesta. Sugli emendamenti per la parità di genere nell’Italicum ”mancano i nostri voti, lo dicono i numeri”, denuncia, via Twitter, la deputata del Pd, Sandra Zampa. Il partito, in realtà, aveva concesso libertà di voto ai suoi parlamentari su tutti gli emendamenti bipartisan sui quali relatore e governo si erano rimessi all’Aula. Ma la ‘libertà di coscienza, non sarebbe bastata ad evitare ‘assenze pesanti’. Conti alla mano, il Pd ha a disposizione 293 voti e in nessuna delle tre votazioni questa quota è stata raggiunta. A scrutinio segreto, infatti, i voti favorevoli sono stati rispettivamente: 227, 214 e 253. Secondo il pallottoliere di Montecitorio, dovrebbero essere almeno 60 i voti mancanti nel Partito democratico.
GOVERNO SI RIMETTE ALL’AULA – La decisione dell’aula è arrivata al termine di una giornata convulsa segnata da slittamenti e spaccature interne. Alla fine il governo si è rimesso all’aula mentre i capigruppo di Pd, Fi, Sc e Ncd hanno convenuto di lasciare libertà di voto in aula.
DEPUTATE VESTITE DI BIANCO – Decine e decine di deputate sono arrivate nell’Aula di Montecitorio vestite di bianco per sottolineare la loro battaglia sulla parità di genere nel dibattito sulla legge elettorale. A lanciare l’idea Laura Ravetto di Forza Italia, che aveva invitato le colleghe a indossare qualcosa di bianco, simbolo della loro battaglia.
A raccogliere l’invito deputate di diverse forze politiche: oltre alla stessa Ravetto, le ‘azzurre’ Mara Carfagna e Gabriella Giammanco, in ‘white’, tra le altre, anche Alessandra Moretti del Pd e Nunzia Di Girolamo di Ncd. Anche Rosy Bindi ha fatto il suo ingresso in Aula con un foulard bianco al collo.
Le deputate 5 Stelle non hanno invece preso parte all’iniziativa, anzi. “Quote rosa come fumo negli occhi di una legge elettorale che si porcellizza e diventa incostituzionale ogni momento di più”, ha scritto su Fb la grillina Roberta Lombardi.
Le donne a 5 Stelle sono contrarie agli emendamenti sulla parità di genere. A prendere la parola in Aula è Federica Dieni, che senza mezzi termini definisce ”ipocriti gli emendamenti sulle quote rosa. Noi siamo l’emblema del fatto, che se il voto e’ libero e’ la genete a scegliere prediligendo il merito e scegliendo donne che si distinguono per il loro valore”. Contro la ”retorica del merito” si scaglia, invece, Sel.
A Montecitorio va in scena anche la ‘controprotesta’, tutta cromatica, dell’azzurra Daniela Santanché, che veste un completo rosa shocking, e quella di un parlamentare uomo: si tratta del leghista Gianluca Bonanno, che sfoggia una giacca da cameriere, bianco avorio, con i bottoni dorati, per dire no all’alternanza di genere nell’Italicum. L’esponente del Carroccio rivela: ”E’ una giacca da domatore di un mio amico”. E promette, sulla sua pagina Fb: ”Questo e’ solo l’inizio”.
Social