Ndrangheta, il pentito Luigi Rizza: “Le bombe di Reggio hanno bloccato l’attentato ad Alfano”
Cosa nostra era arrabbiata perché le bombe esplose il 3 gennaio 2010 contro la Procura generale di Reggio Calabria avevano fatto alzare un polverone e mandato a monte un attentato che la mafia stava progettando contro l’allora Guardasigilli Angelino Alfano. Lo ha rivelato il pentito Luigi Rizza, sentito al processo in corso a Catanzaro per gli attentati ai magistrati reggini.
REGIME 41 BIS
Anche le cosche della ‘ndrangheta calabrese erano arrabbiate perché i Lo Giudice, accusati degli attentati, non avevano chiesto il permesso di un gesto così eclatante. Il motivo del risentimento di Cosa nostra nei confronti di Alfano sarebbe stato l’inasprimento del regime del carcere duro.
I MANDANTI
Rizza è stato chiamato dalla Dda di Catanzaro a deporre al processo e ha confermato che Luciano Lo Giudice, imputato perché accusato dal fratello Nino (che nel frattempo ha ritrattato le dichiarazioni) di essere il mandante, gli avrebbe confidato il ruolo della sua famiglia nell’attentato.
SCHIFANI
Immediato il commento del presidente del Nuovo Centrodestra, Renato Schifani: “Non abbiamo mai avuto dubbi sull’efficacia dell’azione di Alfano contro la mafia e la criminalità organizzata quando ricoprì il ruolo di Ministro della Giustizia. Adesso le rivelazioni del pentito Rizza ne sono una conferma. Conosco bene Alfano e so per certo che continuerà a perseguire al meglio questa strada”.
BIANCHI
Di particolari “davvero inquietanti” parla il vicecapogruppo Ncd alla Camera, Dorina Bianchi, componente commissione Antimafia. “Siamo fiduciosi che la magistratura saprà presto accertare tutte le dinamiche, anche in relazione al processo in corso sulle bombe contro i magistrati di Reggio Calabria. Abbiamo comunque la certezza che il ministro Alfano, e con lui tutto il Nuovo Centrodestra, non si farà per nulla intimorire e non arretrerà di un millimetro nel contrasto a tutte le mafie”.
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