Turchia al voto nel sangue, scontri e violenze: due morti e 9 feriti. Test elettorale per il futuro di Erdogan
Almeno due persone sono rimaste uccise e nove ferite in Turchia in scontri fra candidati rivali alle elezioni municipali in corso. Le violenze sono avvenute nella località meridionale di Hatay, non lontano dal confine siriano.
In Turchia infatti circa 53 milioni di elettori, su una popolazione di 74 milioni, sono chiamati alle urne oggi in 81 province e 957 distretti in tutta la Turchia, per l’elezione dei nuovi sindaci e il rinnovo dei consigli comunali e municipali.
La sfida più attesa è quella di Istanbul, megalopoli che da sola ospita quasi 15 milioni di persone. Se nella citta’ sul Bosforo i sondaggi danno un testa a testa tra il sindaco uscente, Kadi Topbas, ricandidato dal partito di governo Akp, e Mustafa Sarigul, candidato del laico e kamalista Chp, nel complesso del territorio nazionale si prevede una vittoria dell’Akp, seppur con un forte calo di consensi.
I sondaggi danno il partito conservatore del premier Recep Tayyip Erdogan tra il 35 e il 45%. L’ultimo a essere pubblicato, quello della societa’ Metropoll, lo piazza al 37%. Se confermato, questo dato sarebbe in sensibile calo rispetto al 39% delle precedenti elezioni amministrative, ma soprattutto rispetto alle politiche del 2011, quando Erdogan e il suo Akp hanno vinto con il 49,9% dei voti. Per molti osservatori, il voto di domani e’ un test per il futuro politico di Erdogan. Si tratta infatti delle prime elezioni dopo le proteste di Gezi Park, a Istanbul, la scorsa estate, dopo lo scandalo della ‘Tangentopoli sul Bosforo’ che a dicembre ha rischiato di travolgere il governo, dopo la pubblicazione di una serie di intercettazioni imbarazzanti per il premier e dopo la messa la bando di Twitter e di YouTube.
La posta in gioco per Erdogan è molto alta. In gioco non ci sono solo le poltrone da sindaco, ma anche la possibilità di vincere le elezioni presidenziali di agosto. E’ risaputo che il premier mira a quella poltrona, pur non essendo riuscito a far passare una riforma che avrebbe fatto della Turchia una repubblica presidenziale. Se i risultati delle amministrative saranno deludenti, e’ probabile che il candidato dell’Akp non sarà lui, ma il presidente in carica, Abdullah Gul, che non ha perso occasione negli ultmi mesi per prendere le distanze dalle politiche di Erdogan.
E’ prevedibile quindi che la tensione politica, alle stelle in questi giorni, non calerà dopo il voto e che il clima da campagna elettorale al vetriolo permanga fino alle presidenziali, se non fino alle elezioni politiche del prossimo anno.
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