Italia, gli extracomunitari potranno guidare i mezzi pubblici, archiviato un Regio decreto datato 1931
Extracomunitari alla guida di mezzi autobus, tram o metropolitane
Da domenica 6 aprile cade ufficialmente un arcaico tabù che vietava l’assunzione di personale straniero nelle imprese del trasporto pubblico. Lo stabilisce un decreto (n. 40 del 2014), pubblicato in Gazzetta ufficiale, che recepisce una direttiva europea di tre anni fa. Il decreto, che apre ai cittadini extracomunitari, abroga espressamente un Regio decreto datato 1931.
PRINCIPIO DI PARITÀ
Soddisfatta l’Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione (Asgi) che in passato aveva assistito, nei loro ricorsi, alcuni extracomunitari ai quali poi i tribunali hanno dato ragione, esprimendosi a favore del principio di parità di trattamento sul mercato del lavoro.
I CASI ESAMINATI
Due i casi in questione: il primo sollevato a Milano nel 2009 da Mohamed Hailoua, marocchino di 18 anni, regolarmente residente e diplomato in una scuola professionale per elettricisti, che si era candidato, invano, come operaio al reparto manutenzione dell’Atm che gli rispose, citando il decreto del ’31, che occorreva la cittadinanza italiana. Del resto, scrisse in una memoria difensiva l’azienda dei trasporti pubblici milanese, non era opportuno che un marocchino svolgesse un servizio “particolarmente esposto al rischio di attentati”. Dopo una causa, i giudici dissero invece che il giovane aveva tutto il diritto di concorrere al bando.
NORMA FASCISTA
Analoga sentenza a Torino, lo scorso ottobre, per un cittadino congolese, in possesso dello status di rifugiato da 10 anni, al quale fu negato di partecipare alla selezione indetta dal Gruppo torinese trasporti (Gtt). Questa volta il rifiuto fu motivato con una vecchia norma fascista, mai completamente abrogata, meglio conosciuta come ‘Legge sulle corporazioni’.
LA TESTIMONIANZA
L’uomo, che nel frattempo ha ottenuto la cittadinanza italiana, chiede riservatezza sulle proprie generalità. E denuncia che, nel suo caso, “la vera giustizia sarebbe stata se i giudici avessero riconosciuto la discriminazione nei suoi confronti dandogli la possibilità di partecipare a un’altra selezione in tempi utili. Perché – dice – ho sposato una donna italiana, ho due figlie italiane ma a loro, a differenza dei loro concittadini, è stato negato il diritto ad avere un marito e un padre lavoratore”. E conclude: “In questa vicenda sono stato ulteriormente discriminato perché, avendo ormai superato i 40 anni, non potrei più accedere a quel concorso. E oggi sono disoccupato”.
I LEGALI
Esprime soddisfazione Alberto Guariso dell’Asgi, l’avvocato che aveva difeso i diritti di Mohamed Hailoua: “Chiediamo che la parità di accesso sia estesa a tutto il mondo del lavoro. La situazione del trasporto pubblico, già superata dalle sentenze e ora abrogata con una legge, è risolta ma rimangono aperte altre questioni”. Tra queste, il capitolo più importante riguarda il pubblico impiego: “Prima occorreva avere il passaporto italiano o europeo; dal settembre 2013 possono fare domanda anche gli extracomunitari lungosoggiornanti, cioè in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo, non chi ha solamente il semplice permesso. Al contrario, la direttiva europea, recepita quindi solo in parte, ci chiede di garantire a tutti, italiani e stranieri regolarmente presenti sul territorio, le stesse condizioni per concorrere sul mercato del lavoro. Su questo, siamo pronti a nuovi ricorsi”, assicura. Perché “l’idea di una riserva di posti di lavoro solo per italiani – sostiene l’avvocato – è incompatibile con il diritto europeo”.
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