Assemblea Pd, Renzi: “Senza un punto comune sulle riforme, faccio un passo indietro”. “La campagna elettorale va fatta tra la gente”
“Noi faremo tutti gli sforzi fino all’ultimo giorno per trovare un punto comune. Se non si trova, sono pronto a fare un passo indietro. A tutti i costi io non ci sto, o così o vado a casa”. Lo ha spiegato Matteo Renzi parlando all’assemblea dei senatori del Pd convocata per discutere del disegno di riforma del Senato e del Titolo V.
“Le riforme sono vittorie straordinarie“, ha premesso, assicurando che “ascoltiamo nel merito e nel metodo, ma siamo convinti dei punti fermi imprescindibili”. “La nostra non è una riforma autoritaria e non accetto che qualcuno chiami autoritario chi non la pensa come lui. Il merito delle riforme costituzionali è dell’unità del Pd” e queste riforme sono “in continuità con quelle del 2013″ e con la linea di Pierluigi Bersani, ha spiegato il premier.
Il premier è entrato nel merito dei singoli punti della riforma messa a punto dal governo e ora in discussione a palazzo Madama: “L’Italicum introduce per la prima volta il ballottaggio che fa chiarezza; l’abolizione del Cnel è un punto condiviso”, è stata la premessa. “ll fatto che il Senato si batta per abolire il bicameralismo perfetto é un punto di forza, c’è consenso anche sul no alla fiducia e sul no al voto di bilancio -ha spiegato il presidente del Consiglio-. Resta il tema della composizione: i 21 li rivendico, ma vedo che vengono considerati un’idea sbagliata. Obbediva all’idea di un Senato non solo come Bundesrat. Ma ne prendo atto”.
Renzi ha sottolineato che “la composizione paritetica tra regioni e sindaci sarebbe stata un valore, l’avrei preferita, è coerente con la storia. Ma è un punto su cui possiamo discutere. Si può operare un riequilibrio”.
Nel suo intervento Renzi ha poi toccato il punto più caldo, quello dell’indicazione dei senatori. “Sulle regioni, si vede nella capacità elettiva diretta un elemento di maggiore legittimazione. Dissento. Dal punto di vista normativo diretto e indiretto uguale”, ha spiegato il premier.
Così Renzi ha avanzato una “proposta di sintesi: non disciplinare noi il modo con cui vengono eletti nelle regioni, con un peso ponderato delle singole regioni. Potremmo lasciare alle singole regioni le modalità di individuazione dei consiglieri regionali. E’ un tema che va verificato”.
Nel suo intervento il premier ha poi puntato il dito contro Berlusconi e Grillo. Loro “non vogliono cambiare verso. Voglio mandare un saluto affettuoso al presidente Napolitano, non a caso attaccato ieri da Grillo e Berlusconi”, ha detto ancora tornando sugli episodi degli ultimi giorni ed esprimendo “forte preoccupazione per le parole del leader di Forza Italia sui lager ma anche per quelle di Grillo sulla Shoah, sono inaccettabili”.
Tuttavia per il premier “tenere dentro Forza Italia è doveroso, significa dire agli italiani che non ci stiamo scrivendo le regole da soli. L’accordo sulle regole si fa con tutti”.
Renzi ha anche parlato delle prossime elezioni europee invitando a non badare ai sondaggi, perché “ci danno avanti, ma io ho detto ai miei che se li vedo ancora guardare i sondaggi li meno”. “Dobbiamo fare campagna elettorale non nelle stanze istituzionali ma tra la gente, per sentire cosa hanno da dirci“, ha spiegato il premier sollecitando: “Dobbiamo stare vicino ai nostri candidati, il Pd deve fare il Pd”.
Invocando una “campagna elettorale chiara, dando una mano ai candidati sindaci”, Renzi ha anche sottolineato che “le elezioni europee possono darci la possibilità di cambiare l’Europa”, ora “è iniziato un percorso di redistribuzione e innovazione, se il Pd fa il Pd avremo un buon risultato”.
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