Levi’s sfila a New York, prima volta dei jeans in passerella
(Filomena Troiano) La prima volta del jeans. Levi’s, classe 1873, gigante mondiale, si regala la passerella della New York Fashion Week Autunno/Inverno 2012, in agenda dal 9 al 16 febbraio. Il “must have” del brand, i jeans, da decenni mette daccordo i piu’ intransigenti fashion victim, coloro refrattari ai dettami bizzarri della moda e gli amanti dello street style, ma soprattutto si manifesta con sicurezza alle tasche di tutti.
L’etichetta, che nel 2007 aveva saggiato brevemente i defile’ newyorchesi per una collaborazione con Damien Hirst, presentera’ le tre linee piu’ pregiate, che comprende la Red Tab, Vintage Clothing e Made & Crafted.
“E’ la prima collezione che accorpa le nostre linee principali che sara’ in vendita in tutto il mondo” ha detto il direttore creativo del marchio, Len Peltier. “Abbiamo deciso di sfilare a New York perche’ e’ il palcoscenico globale per eccellenza – ha continuato lo stilista – e lo show sarà qualcosa di più interattivo di una semplice sfilata”, ha concluso.
E stando ai racconti di alcuni collaboratori, il progetto sembra sia quello di un lancio in grande stile, un big-budget show in un mega spazio a Soho, in calendario per il 15 febbraio. Intanto cresce la curiosita’ per gli amanti del genere. Infatti si parla di una serie di video installazioni costruite ad hoc per la presentazione di un nuovo modello di jeans, innovativo.
Non manca chi storce il naso e disapprova. Per alcuni la decisione di salire in pedana fara’ perdere il carattere semplice e modesto della salopette americana. Per altri, al contrario, un brand “economico” non fa parte della scena di un evento considerato tradizionalmente di lusso.
E c’e’ chi cerca la risposta allo sbarco di massa in passerella, nella definizione di un nuovo trend, quello della “democratizzazione della moda”. Serve, invece, guardare ai numeri dei marchi multistore di livello medio, J Crew ad esempio, che scesi sul palco solo la scorsa stagione, sono gia’ in viaggio verso le opportunita’ del mercato globale
La Levi’s, in ogni caso, continuera’ ad essere il marchio che ha sviluppato il concetto rivoluzionario di pantalone dal tessuto resistente, piu’ tardi chiamato jeans. E’ nato dall’idea di un emigrante di origini tedesche, Levi Strauss, che a meta’ Ottocento, in California, crea un pantalone da lavoro di tela marrone con delle bretelle. In seguito la decisione di utilizzare la tela della città di Nimes, molto più resistente e di colore blu, da’ origine al nome blue jeans.
Sara’ il celebre modello 501, emblematico, a cambiare il destino del pantalone da lavoro. Nasce dall’ispirazione dello stilista Jacob Davis che convince il marchio ad inserire dei rivetti di rame sulle tasche per renderle più robuste e successivamente “marchio distintivo”. Era il 1879. Rimosse le bretelle, negli anni il jeans diviene il “must have” nel mondo della moda. Per i rappresentanti della Beat Generation negli anni Cinquanta, e particolarmente per Jack Kerouac, il 501, gli occhiali da sole e i golf neri diventano il simbolo dell’anticonformismo. Lo scorbutico Marlon Brando lo indossa nel film “The Wild One” del 1953.
Piu’ tardi, negli anni Ottanta, Bruce Springsteen lo vuole per la foto di copertina del suo disco “Born in The USA”. Nello stesso periodo in Italia il 501 e’ il capo che contraddistingue lo stile di una generazione e in particolar modo dei cosiddetti Paninari, che ne fanno il simbolo del proprio stile. Inoltre, non proprio accessibile, diventa, tristemente, l’articolo di abbigliamento piu’ contraffatto perche’ desiderato da tutti.
La passerella, per lo stile dei blue jeans, e’ senza tempo.
Social