Ciampino, tornano in Italia i 31 bambini congolesi adottati da 24 famiglie italiane. Renzi su twitter: “Benvenuti a casa”
E’ atterrato il volo di Stato partito dalla capitale del Congo, Kinshasa, con destinazione lo scalo militare di Ciampino e con a bordo i 31 bambini congolesi adottati da 24 famiglie italiane, al centro di una lunga e dolorosa vicenda che ha ritardato finora il completamento dell’iter di adozione. A bordo dell’aereo con i bambini c’era una delle 24 famiglie adottive e inoltre una mamma, anche lei italiana, che in questi giorni aveva raggiunto Kinshasa perché il piccolo adottato stava poco bene. Il ministro Maria Elena Boschi, inviata dal governo in Congo, è scesa dall’aereo tenendo per mano due tra i più piccoli adottati. Le famiglie che aspettavano in pista hanno accolto i bambini con manifestazioni di gioia, gratitudine e profonda commozione.«I bambini stanno bene, sono felici di essere con le famiglie adottive e in aereo mi hanno fatto una treccia ai capelli», ha raccontato il ministro.
Il ministro Boschi a bordo
A bordo insieme alla Boschi, c’erano il presidente della commissione adozioni internazionali, Silvia Della Monica, il vicedirettore generale della Farnesina per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, Marco Del Panta, e il funzionario della Farnesina che ha seguito in prima persona sul posto per lunghi mesi l’intricata vicenda. «Il viaggio è andato bene. I bambini sono stati bravissimi. Ora pensiamo a far festa con le loro famiglie», ha detto la Boschi. «Nella riforma del terzo settore cercheremo di affrontare anche il tema delle adozioni, lavoreremo per le famiglie che sono in una situazione analoga con lo stesso impegno».«Finalmente a casa! Finalmente in famiglia! Benvenuti bimbi! Il risultato finale ripaga di ogni sforzo compiuto in questa lunga trattativa», ha scritto su Twitter l’ex ministro Cecile Kyenge. E anche il premier Renzi ha saluto con un tweet i bambini: «Benvenuti a casa».
Cosa aveva bloccato le adozioni
Lo stop procedurale disposto dalle autorità congolesi alla definizione delle procedure di adozione dei 31 bambini africani da parte di famiglie italiane era dovuto a «irregolarità nelle adozioni da parte di altri Paesi», ha chiarito Cristina Ravaglia, direttore generale della Farnesina per gli italiani all’estero e le politiche migratorie. Spiegando che queste irregolarità riguardavano in particolare casi di adozione da parte di famiglie francesi e statunitensi, finendo quindi con il coinvolgere anche altri Paesi, fra cui appunto l’Italia, nel momento in cui le autorità congolesi le hanno riscontrate e quindi deciso per il blocco temporaneo delle procedure. Tra i casi, non italiani, che hanno indotto le autorità a bloccare temporaneamente tutto c’era anche quello dell’adozione da parte di una famiglia omosessuale, condizione questa che stride fortemente con le norme di quella realtà africana. È stato necessario un lungo periodo di negoziati e di verifiche anche complesse per poter arrivare alla risoluzione della vicenda, ha spiegato Ravaglia, «con un gran lavoro, costante e silenzioso, della Farnesina che ha continuato a seguire i bambini e tutto quanto necessario per arrivare a oggi». C’è soddisfazione alla Farnesina anche per il fatto che si è riusciti ad anticipare la scadenza inizialmente prevista dalle autorità congolesi per la chiusura del caso: si parlava infatti di un anno a partire dal settembre scorso e invece siamo a fine maggio. Infine la sottolineatura che, comunque, il periodo trascorso «è stato terribile» per le 24 famiglie coinvolte nella vicenda innescata da altri e che ha rischiato di vanificare tutto.
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