Droghe leggere, la Cassazione: ridurre le pene per piccoli spacciatori. In migliaia possono uscire dal carcere
Dovranno essere riviste al ribasso le pene definitive per il piccolo spaccio di droga. Lo hanno stabilito le sezioni unite penali della Cassazione che hanno risposto affermativamente al nodo giurisprudenziale “se la dichiarazione di illegittimità in una norma penale sostanziale diversa dalla norma incriminatrice comporti una rideterminazione della pena ‘in executivis’ vincendo la preclusione del giudicato”. In pratica, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che il 12 febbraio scorso ha fatto tornare in vigore la legge Jervolino-Vassalli, per i reati legati alle droghe leggere si applica il principio del ‘favor rei’ nei casi di processi ancora in corso.
Nel dettaglio, le sezioni unite penali presiedute dal primo presidente Giorgio Santacroce, dando risposta affermativa al quesito, hanno precisato che “il giudice dell’esecuzione, ferme le vincolanti valutazioni di merito espresse dal giudice della cognizione nella sentenza della cui esecuzione si tratta, ove ritenga prevalente sulla recidiva la circostanza attenuante di cui all’art. 73, ai fini della rideterminazione della pena dovrà tenere conto del testo di tale disposizione come ripristinato a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n.32 del 2014, senza tenere conto di successive modifiche legislative”. Detto meno tecnicamente, visto che la Cassazione ha sancito che le pronunce di incostituzionalità travolgono il giudicato, dovranno essere riviste al ribasso le pene anche per chi è già stato condannato in via definitiva con le norme della Fini-Giovanardi. Un esito che potrebbe avere ripercussioni anche sul numero dei detenuti nelle carceri italiane.
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