Malumori in Forza Italia, Berlusconi deluso dalla Carfagna: “L’ho creata io!”
Avanti, ma piano. Silvio Berlusconi non ha alcuna intenzione di concedere a Raffaele Fitto una vittoria, né sostanziale né di immagine. E ieri, in un vertice a palazzo Grazioli con lo stato maggiore del partito, ha ribadito tutta la sua irritazione per le uscite che «non servono ad altro che a danneggiarci» e la sua convinzione che non si debba dare soddisfazione né al «ribelle», né a chi – deludendolo molto come Mara Carfagna «una che io ho creato e adesso mi tratta così» – pretende di avere con lui l’ultima parola.
L’ordine di scuderia ai suoi è quello di tenere bassi i toni, di non provocare tensioni né rotture. Ma, ad oggi, l’ex premier non sembra avere alcuna intenzione di muovere passi verso Fitto per ricucire lo strappo: «Ha deciso di isolarsi, non mi fido di lui, ormai agisce per conto suo». Certo, da qui all’Ufficio di presidenza, che si terrà non prima della fine della prossima settimana e forse anche dopo proprio per far decantare la situazione, è possibile che i contatti tra Berlusconi e l’ex ministro riprendano. Anche se, fra i fedelissimi dell’ex Cavaliere, non c’è alcuna intenzione di favorirli: «Non bisogna legittimarlo, non è uno scontro tra lui e te presidente, se vuole parla con noi», è stata l’opinione comune.
Sì, perché, e lo capiscono bene i big del partito, far passare lo scontro sulle Primarie chieste da Fitto come un duello tra lui e il leader è già un modo per mettere l’ex governatore sul piedistallo. Mossa pericolosissima, che potrebbe anche far crescere i consensi dello sfidante, ad oggi certamente minori di quelli sui quali può contare non solo Berlusconi, ma anche il gruppo di big che gli è accanto, da Toti a Verdini.
Dunque, non bisogna «cadere nella trappola» del botta e risposta, ma nemmeno concedere alcunché. Ieri, nel vertice, si è ribadito che si andrà avanti sulla linea che era stata tracciata allo scorso Ufficio di presidenza, ma che poi non era stata ufficializzata proprio per l’opposizione di Fitto. Berlusconi – questa potrebbe essere l’unica concessione – dovrebbe solo illustrarla (senza presentare un documento che andrebbe votato e sancirebbe la spaccatura) assicurando che dall’autunno si aprirà la stagione dei congressi comunali e provinciali e contestualmente procederà l’operazione di scouting di volti nuovi e di selezione sul territorio del meglio della classe dirigente. Obiettivo, un ricambio visibile ma non traumatico, che salvaguardi la struttura di partito ma permetta innesti di forze fresche. Già dalla prossima settimana, infatti, partiranno le prime riunioni dei comitati territoriali, e Toti è pronto per una sorta di «tour del Sud», a partire da Napoli e fino alla Sicilia (ieri al vertice c’erano i coordinatori campano e siciliano, De Siano e Gibiino), con l’obiettivo di far capire anche sul territorio che il referente del partito non può essere Fitto.
Ma Berlusconi confermerà anche la sua disponibilità a Primarie di coalizione, sia per mandare un messaggio ai possibili alleati, sia per dimostrare all’esterno che lo strumento preteso da una parte dei suoi per lui non è tabù. Ma solo a patto che non crei «divisioni interne e non sia usato per scalate ai vertici, che si possono scordare». E proprio ieri l’incaricata Laura Ravetto ha finito di redigere il regolamento – chiesto dallo stesso Berlusconi – sui diversi tipi di Primarie possibili.
Ma l’ex premier vorrebbe guardare oltre: «Non ci sono elezioni in vista, dobbiamo tornare ai temi programmatici, dobbiamo alzare il tiro contro gli errori del governo, rendere visibile la nostra opposizione». È previsto che si organizzino convention tematiche già entro l’estate, una sul fisco, e da oggi l’ex premier riprenderà le interviste televisive. Il tutto mentre l’opposizione interna si organizza. Perché il malessere c’è e resta. Antonio Martino consiglia a Fitto di «non raccogliere le polemiche e di continuare per la sua strada con serenità», Maurizio Bianconi si dispera: «È una cosa avvilente, mentre il Titanic va a fondo, quelli cantano con Dudù». E Fitto va avanti. Nonostante i fedelissimi dell’ex premier – pur temendo qualche «scherzetto dei suoi in Parlamento, magari sulle riforme» – lo vedano all’angolo e si attendano da lui toni bassi e marcia indietro, l’ex ministro non si ferma. Oggi è il momento della campagna per i ballottaggi, poi si tornerà alla lotta. Con quale esito, si vedrà.
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