Finale di Coppa Italia, muore Ciro Esposito, tifoso napoletano colpito da un proiettile. La mamma: “Non vogliamo vendette”
È un dolore composto e dignitoso, come di chi si fosse preparato a lungo a una notizia terribile, quello familiari di Ciro Esposito, il tifoso napoletano morto all’alba per le ferite riportate negli scontri prima della finale di Coppa Italia del maggio scorso.
Era da quasi due mesi che Ciro lottava tra la vita e la morte al reparto rianimazione del Policlinico Gemelli. Dopo una prima fase del ricovero in rianimazione, in cui sembravano intravedersi alcuni piccoli segnali di ripresa, il quadro clinico del ragazzo è progressivamente peggiorato. Sottoposto a un ultimo intervento chirurgico la scorsa settimana per arginare l’infezione che aveva colpito il polmone ferito, il fisico del trentenne alla fine ha ceduto. “Ciro è deceduto per insufficienza multiorganica non rispondente alle terapie mediche e di supporto alle funzioni vitali”, ha detto il professor Massimo Antonelli, direttore del Centro di Rianimazione del Gemelli. I parenti si sono riuniti all’ospedale e si sono stretti intorno ai genitori, Giovanni Esposito e Antonella Leardi, al fratello Michele e alla fidanzata Simona che, in queste settimane di attesa, non si sono mai allontanati dal Policlinico.
“Nessuno può restituirci Ciro ma in nome suo chiediamo giustizia e non vendetta”, ha scritto in una nota, la famiglia di Ciro Esposito. “Vogliamo ringraziare tutti coloro che in questi 50 giorni hanno manifestato la loro solidarietà. Oggi non è gradita la presenza delle istituzioni che si sono nascoste in questi 50 giorni di dolore”.
La famiglia, definendo il ragazzo “un eroe civile”, ha sottolineato ancora che “quel maledetto 3 maggio” lui “è intervenuto in via Tor di Quinto a Roma per salvare i passeggeri del pullman delle famiglie dei tifosi del Napoli calcio”. Ciro “ha sentito le urla di paura dei bambini che insieme alle loro famiglie volevano vedere una partita di calcio. Ciro è morto per salvare gli altri. Noi chiediamo alle istituzioni di fare la loro parte”.
Poi la famiglia di Ciro ha chiesto di individuare i complici: “Daniele De Santis (ora accusato di omicidio volontario, ndr) non era solo. Vogliamo che vengano individuati e consegnati alla giustizia i suoi complici. Vogliamo che chi nella gestione dell’ordine pubblico, ha sbagliato paghi. Innanzitutto il prefetto di Roma che non ha tutelato l’incolumità dei tifosi napoletani. Chiediamo al presidente del Consiglio di accertare le eventualità responsabilità politiche di quanto accaduto”.
La morte di Ciro, ha commentato Angelo Pisani, difensore della famiglia Esposito e presidente dell’Ottava Municipalità di Napoli, comprendente il quartiere in cui Ciro lavorava all’autolavaggio, a Scampia, “rappresenta il fallimento di uno Stato che aveva il dovere di tutelare i cittadini e le manifestazioni sportive in generale. Tutto questo non è avvenuto e a rimetterci la vita è stato un ragazzo innocente, che da oggi in poi sarà il nostro eroe. Stiamo lavorando per allestire la camera ardente di Ciro all’Auditorium di Scampia”. Il legale Pisani ha chiesto il lutto nazionale.
Intanto il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha proclamato il lutto cittadino. “Lo facciamo per Ciro, per i familiari, per il nostro popolo. Per dire no al binomio calcio-violenza”, ha detto De Magistris. Mentre sono arrivate per il momento con un tweet le condoglianze del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis agli Esposito: “Esprimo ai genitori e a tutta la sua famiglia le mie più sentite condoglianze unitamente a tutto il Calcio Napoli”.
“Mi spiace tantissimo, sono addolorato, il primo pensiero va alla famiglia, alla madre che gli è stata sempre vicina. Ciro era andato lì per vedere una partita e si è ritrovato in mezzo a una guerra. Sono cose che non devono più accadere, paga il calcio, i tifosi si devono calmare”, ha commentato all’Adnkronos Fernando De Napoli, ex giocatore del Napoli
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