Mondiale 2014, disastro Brasile. La Germania distrugge i Verdeoro con uno storico 7 a 1
Un disastro di dimensioni inaudite, calcisticamente parlando e non solo. La Germania ha letteralmente distrutto il Brasile 7-1 e il sogno di duecento milioni di persone, in un modo che neppure il più pessimista dei tifosi verdeoro avrebbe osato pensare. Al 29′ è già 5-0, con la Selecao in balia dell’avversario, come quando nel pugilato uno dei due contendenti è groggy e non riesce più a difendersi dai pugni dell’avversario. La Germania a un certo punto smette di affondare per non umiliare un Brasile totalmente schiantato, come l’anima della sua gente, come le due ragazze vestite con la maglia di Neymar che piangono a dirotto nella fila accanto a quella della giornalista di Rete Globo che non ha trovato posto in tribuna stampa e adesso è in lacrime anche lei, nel seggiolino senza desk per scrivere.
Sono tante le persone che di disperano – compresi i giocatori della Selecao a fine partita – ancora di più quelle letteralmente ammutolite, che non hanno più neppure la forza di gridare o di recriminare sul fatto che il Brasile sia l’unica potenza calcistica ad avere organizzato due Mondiali e a non averne vinto almeno uno. Torna fuori il vecchio complesso da ‘cane randagiò, quel senso d’inferiorità dei brasiliani mitigato dalla loro allegria così spontanea e dal fatto che almeno nel calcio era possibile essere i numeri uno, e quindi gioire, come quando Garrincha era l’allegria del popolo.
Adesso invece c’è Bernard che secondo Scolari l’allegria ce l’ha nelle gambe, e il risultato è che dopo mezz’ora i tedeschi ne hanno già fatti cinque a Julio Cesar, e anche con una facilità estrema. Muller, Klose, doppio Kroos e poi Khedira: gli uomini del ‘National Mannschaft’ affondano i colpi in una difesa di burro. Almeno non ci si mettesse di mezzo Neuer, invece il portierone di Loew con un paio di belle parate nega a Fred prima e Paulinho poi il gol della bandiera, quello per cui ancora urla un pò di gente.
Ma tutto questo vallo a spiegare a chi pensava, anche nello staff tecnico, che la Selecao avesse già le mani sulla Coppa o a chi diceva che «se il Brasile non vince andremo tutti quanti all’inferno».
Ora rimangono solo le macerie, non ancora quelle di certi megastadi costruiti in fretta, ma quelle calcistiche e sentimentali di un popolo che è stato ferito nel profondo. Così nello stadio di Belo Horizonte che rimarrà nella storia del calcio per questa clamorosa disfatta c’è stata gente che alla mezz’ora ha cominciato ad andarsene, ha lasciato gli spalti mentre altri si sono sfogati insultando Scolari e anche Maradona, per via dell’eterna rivalità che c’è con l’Argentina. I fischi per la squadra di casa, invece, sono cominciati nonostante il risultato soltanto al 44′, quando Fred, uno dei simboli di questo disastro in gialloverde, centravanti peggiore perfino di Serginho di Spagna ’82, ha mancato l’ennesima giocata. Sono proseguiti subito dopo per Hulk che non è arrivato su un pallone e poi continuati quando l’arbitro Rodriguez ha fischiato la fine del primo tempo.
Non si poteva fare diversamente, perchè qui dove i tedeschi hanno imposto la legge del più forte ad una Selecao mai con così poca qualità c’è tanta tristezza, ma il sentimento prevalente è quello della rabbia. Contro Scolari che non è stato capace di allestire una squadra decente, contro chi ha privato la squadra di Neymar, contro il destino che ha fatto sì che al Brasile fosse affidato il compito di organizzare il suo secondo Mondiale proprio in una fase di declino calcistico, senza più i campioni di una volta, dei tempi del futebol arte e dei cinque numeri 10 che componevano l’attacco di Messico ’70. Non c’è più nemmeno un Ronaldo, oggi spodestato da quel Klose a cui tutto lo stadio ha riservato applausi e un’ovazione da brividi al momento della sostituzione, a dimostrazione che si può anche essere travolti ma è giusto riconoscerei meriti e la bravura degli avversari. Il Fenomeno sta in tribuna a fare l’opinionista tecnico ma ha una faccia da funerale e si vede che avrebbe voglia di piangere anche lui. La sua espressione è la stessa di un paese in psicodramma collettivo, per una tragedia il cui bilancio rischia di aggravarsi se domenica al Maracanà la Coppa dovessero sollevarla gli argentini. Intanto Schuerrle rende tennistico il punteggio con il 6-0 e poi fa 7-0, Oscar al 90′ segna il gol del 7-1 e la rabbia cresce, diminuiscono le lacrime e aumentano in modo esponenziale gli applausi, di tutti, per la Germania e gli insulti, pesanti, in particolare contro Fred, Scolari e la Presidente Dilma. Non c’è da dire: la sfida tra grandi donne l’ha stravinta la Cancelliera Angela Merkel, anche se a Belo Horizonte c’era solo sotto forma di una sagoma di cartone esposta da alcuni tifosi.
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