Gli 80 anni di Armani, l’uomo che ha esportato nel mondo l’eleganza e lo stile italiani
Se piace a me, piace anche a te. È la frase prediletta di Giorgio Armani, il re della moda che l’11 luglio compie 80 anni. Se piace a me, piace anche a te. Lo ripete ai collaboratori più stretti, ai designer che lavorano con lui, agli amministratori delegati che l’hanno accompagnato. Ai famigliari e agli sconosciuti. Se piace a me, piace anche a te: perché Giorgio non è l’inventore del greige, il mitico non colore per metà grigio e per l’altra beige. Giorgio è bianco o nero, con o contro, dentro o fuori. A 40 anni o a 80 anni, poco importa.
Nasce a Piacenza, l’11 luglio 1934, mentre l’Italia sprofonda nel fascismo e il mondo scivola nell’orrore della Seconda guerra mondiale. Cresce in una famiglia normale, impara la disciplina dal nonno e dal papà, prende quel carattere fiero e senza sfumature che lo porterà a diventare un imprenditore duro e determinato. Inizia la carriera nella moda come vetrinista ai Grandi magazzini La Rinascente, si specializza in consulenze d’immagine, nel 1965 Nino Cerruti gli affida il marchio Hitman. Ha più di quarant’anni quando fonda Giorgio Armani, aiutato dall’inseparabile compagno e socio d’affari Sergio Galeotti.
È l’inizio del sogno, la prova che l’età non conta. Contano solo le idee e il coraggio. Insieme i due inventano un look scattante, facile, da giorno, perfetto per lavorare. Prima da uomo e poi da donna. Giorgio fa la spola in tutti i giornali dell’epoca: valigia, abiti, stendino, modella. Mostra a tutte le giornaliste le sue creazioni, poco alla volta si ritaglia uno spazio.
Nel 1980 arriva il colpo di fortuna: fornire gli abiti a Richard Gere nel film American Gigolo: è l’inizio del vero successo. Ma la consacrazione definitiva arriva nel 1982, con la copertina del settimane Times.
Gli anni Ottanta rappresentano il consolidamento del suo successo estetico, gli anni Novanta la spinta industriale che vede lo stilista diventare proprietario di molte delle aziende che producono le sue linee. Come sempre, nel bel mezzo della gloria, il destino mette il bastone tra le ruote: Sergio Galeotti, l’altra metà della sua fortuna, muore prematuramente. È un fatto doloroso, una spina nel fianco che Giorgio porterà in silenzio per sempre, uno di quegli argomenti di cui è vietato parlare.
Intanto la sua moda e le sue aziende macinano fatturati, profumi, licenze, occhiali, intimo, mutande, calze, cravatte, case, alberghi e ristoranti. Giorgio diventa il quarto uomo più ricco d’Italia, uno dei cinque stilisti più famosi e benestanti del mondo. Controlla tutto in prima persona, non perde un filo né un ago di tutto il processo estetico e produttivo. Veste le star di Hollywood e viene celebrato nel documentario Made in Milan di Martin Scorsese. Trasforma il centro di Milano in un centro di moda, stile, cibo e in un albergo a sua immagine e somiglianza. Allo stesso modo tratta New York, Tokyo, Parigi, Londra e Dubai: dove arriva Giorgio tutto diventa Armani. Senza se e senza ma.
Negli anni Duemila chiude e apre nuove linee, inaugura la collezione di alta moda Giorgio Armani Privé, un sogno che mostra con fierezza in giro per il mondo, complice la mostra “Eccentrico” e le sue One Night Only. L’altro capitolo da scrivere arriverà il prossimo anno, in occasione dell’Expo milanese: è Armani Silos, un museo con tutta la sua storia, pronto per essere consultato da studenti e fashion victim.
Nell’ultimo decennio qualcuno lo accusa di aver perso un po’ di smalto, lui ruggisce come un leone dicendo che detesta la moda spettacolo e gli abiti iperbolici proposti dagli altri stilisti: a lui interessano solo la realtà, il classico, la giacca, i pantaloni e il loro significato oggi. Corrono voci che abbia già venduto il suo marchio al grande gruppo L’Oréal, lui smentisce dicendo che no, finché vive non venderà mai, nemmeno una quota di minoranza, nemmeno un ago. La libertà prima di tutto.
Se piace a me, piace anche a te, ripete sempre. Giorgio, che ha portato le donne in consiglio di amministrazione regalando loro un abito del potere come non se n’erano visti prima. Giorgio che ha costruito tutto dal nulla, inventando un mondo di mezzi toni che è più variopinto di mille arcobaleni. Armani, che è ormai l’unico vero marchio storico italiano. Se piace a me, piace anche a te: buon compleanno Mr. Armani. Quello che è piaciuto a lei, è stato amato proprio da tutti.
Social