M5S, Currò contro Di Maio: “Ci ritroviamo di fronte a una leadership de facto”
Sono in una fase in cui cercano di dare più responsabilità a quelli che oggi fanno parte del Movimento e ne condividono la linea”. Anziché aprire una fase più dialogante all’interno del movimento, l’annuncio di Luigi Di Maio ha di fatto aperto una nuova faida tra Cinque Stelle. A guidare la fronda è il deputato Tommaso Currò che, in una intervista a Repubblica, ha chiesto a Grillo di aprire una fase congressuale: “Quella di Luigi Di Maio è una leadership non legittimata da nessuno: né dai parlamentari né dagli attivisti che lavorano sul territorio. Questa iniziativa è stata fatta per un aspetto meramente mediatico”.
La resa dei conti è all’orizzonte</h4Z Silenziosa, violenta si prepara la battaglia tra i tre blocchi del Movimento 5 Stelle. Il tavolo dello scontro sarà sicuramente il cammino delle riforme e il dialogo con Matteo Renzi. La decisione di chiudere la trattativa coi dem, decisa come un fulmine a ciel sereno dalla Casaleggio associati e comunica dal comico via blog, aveva riavvicinato i falchi. Da sempre la linea dura fa venire l'acquolina in bocca all'ala dura che raccoglie la pattuglia calabro-siciliana, gli ultraortodossi alla Paola Taverna e Roberta Lombardi e dello zoccolo duro che raccoglie Riccardo Nuti e Laura Castelli. Il dietrofront aveva, quindi, "ridimensionato" sia Di Maio, investito da Grillo del ruolo di reggente, sia Danilo Toninelli, stratega (vicinissimo a Casaleggio) del sistema elettorale stellato. Ieri sera l'ennesimo colpo di scena ha riaperto non solo il dialogo col Pd sulle riforme, ma anche la faida interna al movimento.
I falchi sono a dir poco sconcertati
Non capiscono – come non lo capisce la base che dai commenti postati sul blog mostra segni di disorientamento – la riapertura della trattativa e lo strapotere di Di Maio. “Visto che c’è una leadership conclamata, con un segretario in pectore – tuona Currò dalle colonne di Repubblica – si prenda atto che le cose sono cambiate e si faccia un percorso diverso”. I falchi chiedono subito una revisione dello statuto, poi un fase partecipata verso un congresso, con organismi dirigenti e di controllo. “Un partito lo siamo diventati di fatto – incalza il deputato grillino – e con la differenza che manca un percorso di legittimazione e manca la democrazia interna”. Gli attivisti si sentono totalmente abbandonati, mentre le decisioni di democrazia diretta sono assunte sul blog, con metodi discutibili. “E ora ci ritroviamo di fronte a una leadership de facto”, conclude Currò. “Non è vero – replica Di Maio su Twitter – spiegherò tutto”.
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