Riforme, stallo in Senato, Grasso convoca i capigruppo. Il Pd pensa alla tagliola: “Adesso basta ostruzionismo”
Sospesi i lavori in Aula al Senato mentre è in corso la votazione degli emendamenti sul ddl costituzionale sulle riforme e convocata d’urgenza la capigruppo. Il presidente Piero Grasso ha accolto la richiesta di sospensione presentata in Aula dal presidente dei deputati del Pd Luigi Zanda.
Lo ha annunciato la presidente di turno Valeria Fedeli rispondendo proprio alla richiesta di Zanda, appena intervenuto. «Il presidente Grasso chiede di sospendere i lavori e convoca immediatamente la capigruppo», ha detto la senatrice dem. Zanda nel suo intervento era stato molto critico sulla lentezza delle votazioni sugli emendamenti: «Debbo constatare anche questa mattina l’andamento dei lavori dell’Aula – ha detto in Aula – Siamo qui da un’ora e mezza e sono stati votati cinque emendamenti. Ieri abbiamo fatto appello perché venissero ridotti gli emendamenti. Molti di questi possono essere riassunti e trattati senza dilungarci in successive discussioni».
«Vorrei chiederle di riferire al presidente Grasso la richiesta di convocare ancora una capigruppo perché vorrei in quella sede politica ripetere l’appello a che i gruppi prendano atto della situazione che si sta creando e assieme si possa riflettere su quale sia la strategia possibile per dare al dibattito lo spazio che serva ma anche a renderlo conclusivo», aveva concluso Zanda.
Intanto era già stato respinto il primo emendamento messo in votazione, i senatori delle opposizioni – M5S in primis – continuano a fare ostruzionismo utilizzando ogni appiglio offerto dal regolamento. Oltre alle dichiarazioni di voto su ogni emendamento (10 minuti a testa), molti 5 stelle intervengono in dissenso o per chiedere chiarimenti sulla richiesta della votazione elettronica o su altro.
Se l’ostruzionismo di M5s, Sel e frondisti di maggioranza dovesse continuare, il primo via libera al testo delle riforme potrebbe arrivare a settembre e l’approvazione definitiva della a metà 2015. Ieri ci sono volute più di due ore per votare tre emendamenti. Il Pd è infuriato con il presidente Grasso sul voto segreto. Il Capo dello Stato, Napolitano, lo ha ricevuto al Quirinale e ha espresso preoccupazione per l’eventuale paralisi parlamentare. Matteo Renzi sembra non scomporsi e ieri ha ribadito di non avere intenzione di mollare nonostante il suo programma venga stravolto dalle oltre 900 richieste di voto segreto.
E dopo la maratona notturna per l’esame del decreto competitività, nel pomeriggio, alle 14, il testo torna in Senato. All’opera per chiuderlo, le commissioni Industria e Ambiente. Tra i temi più caldi che hanno modificato il testo, la soppressione dell’anatocismo, l’inserimento delle norme sull’Ilva, e la riscrittura del taglia-bollette.
Social