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Eterologa, anche Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Umbria e Veneto seguono la Toscana: si potrà applicare pur senza una legge nazionale

Eterologa, anche Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Umbria e Veneto seguono la Toscana: si potrà applicare pur senza una legge nazionale

Nel dichiarare illegittimo il divieto di eterologa, la Corte Costituzionale aveva motivato la sua decisione con la necessità di eliminare la discriminazione tra le coppie infertili. La diseguaglianza rischia di permanere in mancanza di una disciplina organizzativa che renda uniformi anche nei tempi l’attività dei centri. Le Regioni, in assenza di linee guida nazionali, si preparano a partire da sole, con modalità e date differenti. La situazione a «macchia di leopardo» che tutti scongiuravano. La prima ad allungare il passo è stata la Toscana, molti altri assessori e presidenti dichiarano di essere determinati a seguirla. Come Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Umbria e Veneto. Mentre Lombardia e Campania frenano: «Una legge è necessaria per garantire la massima tutela a donne e embrioni. Altrimenti rischiamo un secondo caso Stamina», afferma l’assessore alla Sanità Mario Mantovani respingendo ogni ipotesi di scavalcare il Parlamento. E Raffaele Calabrò, consulente del governatore campano Stefano Caldoro, aggiunge: «Muoversi in autonomia non è corretto».

Il vertice

Mercoledì mattina iniziano gli incontri per costruire un indirizzo comune. I tecnici regionali si riuniscono a Roma seguiti nel pomeriggio dagli assessori coordinati da Lucio Coletto, del Veneto. Il giorno dopo sarà il turno dei governatori. Il presidente Sergio Chiamparino ha convocato una seduta straordinaria della Conferenza delle Regioni: «Dobbiamo evitare che un terreno così difficile si trasformi in una giungla, che favorirebbe la fortuna di un mercato parallelo. È una materia delicata, tanti criteri da definire tra i quali la selezione e l’età massima e minima dei donatori di gameti e ovociti, numero massimo di donazioni, l’anonimato, il costo del ciclo di trattamenti che la Lorenzin prevedeva sarebbe stato coperto in ospedale dal servizio sanitario, fatto salvo il ticket». «Ci sono le premesse per raggiungere un accordo, il riferimento è il decreto scritto dal ministro», sostiene con ottimismo Carlo Lusenti, assessore alla Sanità in Emilia Romagna che da urologo si occupava di infertilità maschile a Reggio Emilia in uno dei migliori centri pubblici italiani. Se però non si troverà un punto di incontro, aggiunge, «è chiaro che noi andremo per conto nostro, in autonomia. Lo dobbiamo ai cittadini e non vogliamo aspettare all’infinito. Se la strada comune non sarà perseguibile entro metà settembre noi deliberiamo. Ma nel frattempo il Parlamento cosa fa?».

Alle Camere

Fallito ad inizio agosto il tentativo del ministro della Salute Beatrice Lorenzin di far approvare un decreto, la materia è passata alle Camere. I capigruppo hanno ricevuto il testo preparato per l’esame di Palazzo Chigi. Il lavoro di deputati e senatori è ripreso lunedì: «È un tema che richiede una riflessione – dice Luigi Zanda, pd, che non scommette sulla rapidità -. Noi chiederemo una calendarizzazione immediata. Immagino che queste norme dovrebbero entrare a far parte di un provvedimento già avviato, non credo sarà materia a se stante». C’è chi prevede che alla legge non si arriverà mai, un tema che suscita troppe allergie politiche. Ecco perché gran parte delle Regioni intendono agire per conto proprio tanto più che la Corte Costituzionale nella sentenza ha affermato che «non c’è vuoto normativo» e l’eterologa può essere di immediata esecuzione, principio ribadito da due decisioni-gemelle di due Tribunali.

La delibera toscana

La Toscana non se lo è fatto ripetere. Già a fine luglio, dunque prima che la Lorenzin fosse pronta col decreto, la giunta presieduta da Enrico Rossi ha approvato una delibera per dare il via all’eterologa: «Abbiamo fatto bene ad andare avanti – si dice convinto l’assessore Luigi Marroni -. Al centralino di Careggi sono piovute richieste, appuntamenti fissati fino a dicembre. Noi non ci siamo inventati nulla. Tutto era già stabilito da linee guida di società scientifiche e dal ministero». Al Careggi dal 18 agosto ad oggi sono arrivate oltre 150 prenotazioni, la metà riguardano coppie che risiedono in altre Regioni e alle quali le Asl dovranno rimborsare alla sanità toscana la prestazione con tariffe maggiorate. Insomma, la fuga in avanti è anche un investimento.

I rimborsi

Luca Zaia, governatore del Veneto, è determinato a fare come i toscani: «Se un governo non decide, ci pensiamo noi. È una questione di civiltà. Noi siamo all’avanguardia. I primi ad aver riconosciuto il rimborso delle cure a donne fino a 50 anni (in Toscana il limite è 40) con un massimo di tre tentativi». In Liguria il vicepresidente Claudio Montaldo esprime lo stesso orientamento: «Ci eravamo preparati a cominciare subito, vista la buona volontà di trovare un accordo regionale aspettiamo purché i tempi non siano biblici. Il pericolo è che si crei una disparità tra i cittadini. C’è il settore privato in gran movimento. Se poi il Parlamento interverrà con una legge rispetteremo le regole superiori». Dall’Umbria il presidente Catiuscia Marini è dello stesso avviso: «Il Parlamento potrebbe impiegare un anno a decidere. Noi dobbiamo disciplinare il settore. La Toscana ha agito correttamente ma il primo obiettivo deve essere l’unitarietà». Nel Lazio è tutto in alto mare. La fase di accreditamento é ancora indietro malgrado le promesse del presidente Nicola Zingaretti. C’è un unico centro pubblico in funzione, al Sant’Anna con lunghe liste di attesa per la fecondazione omologa, senza donatori. Di eterologa non si parla. E i privati non stanno a guardare. I clienti dell’eterologa fanno gola. Alcune cliniche straniere dopo aver perso la clientela italiana, che a causa del divieto tentava di avere figli all’estero, stanno organizzando succursali di appoggio in Italia e potrebbero approfittare della confusione.