Crisi Eurozona, Draghi sorprende tutti abbassando ancora i tassi. I mercati decollano
Mario Draghi è riuscito a sorprendere tutti un’altra volta. A costo di una spaccatura con i falchi dentro al Consiglio dei governatori, il presidente della Banca Centrale Europea ha annunciato ieri un nuovo taglio dei tassi di interesse e il lancio di due programmi d’acquisto di titoli per evitare il pericolo deflazione e rilanciare l’economia della zona euro. Il tasso di riferimento è stato portato dallo 0,15% deciso in giugno allo 0,05%, il livello più basso della storia dalla nascita della moneta unica. A ottobre partiranno gli acquisti di titoli ABS – gli Asset Backed Securities con cui vengono cartolarizzati i prestiti non solo alle Piccole e Medie imprese ma anche i mutui immobiliari – e di obbligazioni bancarie garantite – i cosiddetti covered bonds. Ma il voto sulle tre misure chiave annunciate dalla Bce «non è stato unanime», ha spiegato Draghi: «Alcuni governatori erano a favore di fare di più, altri erano a favore di fare di meno». Per il presidente della Bce, alla fine, il pacchetto è «equilibrato». Ma il suo principale avversario nel Consiglio dei governatori, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, ha votato contro, come altre volte in passato.
GLI SCHIERAMENTI
Secondo diverse fonti, Weidmann avrebbe voluto aspettare i risultati dell’operazione – la TeLTRO – lanciata negli scorsi mesi per favorire il credito alle imprese, fornendo liquidità alle banche condizionata a prestiti all’economia reale. Secondo Weidmann, inoltre, l’inflazione avrebbe già toccato il suo punto più basso e sarebbe destinata a risalire in luglio. Per Draghi, invece, con un’inflazione scesa in agosto allo 0,3% e le tre più grandi economie della zona euro (Germania, Francia e Italia) ferme, non c’è più tempo da perdere. Per il 2014 le previsioni di crescita sono state riviste al ribasso (0,9%), così come l’inflazione (0,6%). La Bce è pronta a utilizzare altre «misure non convenzionali», se necessario, ha annunciato Draghi. In altre parole, il Quantitative Easing: un programma di acquisto di titoli pubblici e privati analogo a quello con cui la Federal Reserve ha rilanciato l’economia americana.
Con un pacchetto che va ben oltre le aspettative della vigilia, la reazione euforica dei mercati è stata immediata. L’euro è precipitato sotto quota 1,30 sul dollaro, mentre i listini europei hanno chiuso in positivo. Milano ha conquistato la maglia rosa guadagnando il 2,8%. Lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi si è ridotto di quasi il 10%, chiudendo a quota 138, con un rendimento al 2,35%, il livello più basso dall’introduzione dell’euro.
Anche numerosi responsabili politici e istituzionali hanno applaudito. «Bene così. Oggi si è messo un altro tassello», ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, commentando quella che considera una strategia fatta di tre pilastri: la politica di Francoforte, gli investimenti a livello di Ue e le riforme a Roma.
«In Germania, per contro, prevale la polemica per quello che è percepito come un colpo di mano. L’intervento «va bene, ma non credo che cambierà il contesto economico in Europa», ha detto il commissario europeo tedesco, Gunther Oettinger, vicino a Angela Merkel. Per il presidente delle Sparkassen, Georg Fahrenschon, «non è una bella giornata per i risparmiatori in Europa». Dopo le polemiche degli ultimi giorni sull’apertura alla flessibilità nel suo discorso di Jackson Hole, Draghi ha però lanciato un avvertimento ai responsabili politici della zona euro che va nella direzione auspicata dalla Germania. «Senza le riforme strutturali, gli stimoli fiscali e monetari sono inutili», ha detto il presidente della Bce. Insomma, prima le riforme, poi la flessibilità.
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