Bologna, introdotta tassa sui clochard: pagheranno un euro a notte. L’assessorato al welfare: “Una scelta simbolica ed educativa”
Gli homeless di Bologna pagheranno un euro a notte per un letto in un dormitorio pubblico, una decisione che l’assessorato al welfare definisce «un modo per responsabilizzare gli ospiti, una scelta simbolica ed educativa». Una cifra simbolica, che non verrà richiesta a chi non può permetterselo (chi riceve una pensione, per esempio), ma che sta provocando malumori fra i diretti interessati e le associazioni che cercano di tutelarli. Come «Piazza Grande», storica organizzazione bolognese che stampa da vent’anni il giornale anonimo, prima esperienza in Italia di periodico dedicato ai problemi dei senzacasa, realizzato grazie al loro impegno diretto: «C’è grande perplessità fra le persone che vivono in strada rispetto a questa decisione del Comune, perché dover pagare anche solo un euro viene vissuto come un’ingiustizia – spiega Simone Cipria, responsabile progetti dell’associazione -. Noi siamo contrari da sempre al dormitorio: ci sono studi internazionali che ne dimostrano la dannosità in quanto inducono alla cronicità. È una misura tampone, non una struttura che produce benessere».
Eppure ai servizi sociali ci credono, sottolineano che il sistema è già stato sperimentato la scorsa primavera al «Rifugio notturno della solidarietà», e difendono la scelta come «un modo per dare alle persone la possibilità di ripartire e contribuire a rendere migliore il posto in cui vivono». Da Piazza Grande però osservano che sarebbe stato meglio cercare altre forme di coinvolgimento: «Perché partire da un contributo in denaro, sia pur minimo, quando invece si sarebbero potute creare altre forme di partecipazione? – dice il responsabile – Chiediamo piuttosto ai senzatetto come vivono questo tipo di struttura e come vorrebbero migliorarla, e troviamo altri modi per coinvolgerli in maniera attiva».
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