Celentano spara a zero su Chiesa e giornali cattolici. E la Lei commissaria il Festival
La prima serata del Festival di Sanremo registra un ottimo risultato in quanto ad ascolti, raggiungendo oltre 14 milioni di telespettatori con punte di share al 48,51%. Ma è l’esibizione di Adriano Celentano a catalizzare tutta l’attenzione dello show.
“Il direttore generale, dopo aver ascoltato informalmente il presidente e i consiglieri d’amministrazione presenti, ha deciso, di fronte alla situazione che si è venuta a creare, di inviare il vicedirettore generale per l’offerta, Antonio Marano, a coordinare con potere d’intervento il lavoro del festival di Sanremo”. Lo comunica la Rai in una nota, annunciando di fatto il ‘commissariamento’ dell’evento dopo la prima serata che ha sollevato un mare di polemiche.
“Nella vicedirezione generale affidata ad Antonio Marano c’è già il coordinamento dell’offerta tv”, sottolinea il direttore di Rai1, Mauro Mazza, nel corso della conferenza stampa mattutina del Festival di Sanremo. E “quando il direttore delle Risorse Aristiche della Rai, Valerio Fiorespino, ha sottoscritto un contratto con Celentano sapeva di che tipo di artista si trattava. E dunque resto meravigliato di tanta meraviglia”.
“Marano coordina già l’offerta. Quindi di fronte alla complessità della macchina, a qualche difficoltà vissuta ieri sera, viene a darci una mano e arriverà nel pomeriggio”. Quanto alle reazioni alle provocazioni del ‘Molleggiato’: “Forse qualcuno pensava che cantasse qualche canzone e basta. E questo poteva dipendere dalla sua lunga assenza dalla tv. Forse avevano dimenticato”. Poi il direttore ha parole dure pure per Celentano: “E’ chiaro che si può parlare di come Celentano abbia esercitato la libertà che il suo contratto gli assicurava. Forse c’è stata qualche violazione del codice etico che Celentano si era impegnato a rispettare”. Tant’è che “alla luce di alcuni passaggi della sua performance potrebbe essere investita la commissione che vigila sull’applicazione del Codice Etico Rai”, unico vincolo nel contratto Celentano-Rai.
Non è facile ora “cambiare le cose in corsa”, sostiene il direttore artistico del festival di Sanremo, Gianmarco Mazzi. “Il solco artistico di questo festival è già tracciato – sottolinea – fin nei minimi dettagli. Leggo in questo comunicato che arriverà Marano, che peraltro conosco e stimo, per coordinare con potere d’intervento e vedremo come interagire. Perché noi abbiamo lavorato per mesi per mettere in piedi le cinque serate e non è facile cambiare le cose in corsa”.
Ma di cosa ha parlato il Molleggiato?
La Chiesa, la stampa cattolica, la Consulta. Ma anche Montezemolo e la Rai. Il primo monologo di Adriano Celentano nella sua prima performance a Sanremo 2012 è di quelli che farà discutere per giorni.Annunciato da un vero e proprio scenario di guerra con esplosioni, bombardamenti, che mescolano scene ed effetti speciali fuori e dentro il teatro Ariston con immagini di repertorio, il ‘molleggiato’ è entrato sulle note dell’incipit di ‘Facciamo finta che sia vero’, scavalcando le comparse che simulano morti e feriti. Quindi, da cattolico dubitante, Adriano se l’è presa con una parte della Chiesa e dei giornali che amministra come “‘Avvenire’ e ‘Famiglia Cristiana’ andrebbero chiusi”.
Ed attacca subito duro: “Se c’è una cosa che non sopporto dei preti e anche dei frati e che non parlano mai della cosa più importante e cioè del motivio per cui siamo nati, del cammino verso il traguardo, insomma non parlano mai del paradiso. Non siamo nati per morire. Devono dirlo. Sennò la gente pensa che la vita sia quella che stiamo vivendo adesso: la guerra, lo spread. Ma che cazzo di vita è questa?”. Poi l’attacco al quotidiano della Cei e al settimanale dei Paolini (che lo hanno attaccato per la sua decisione di dare il cachet in beneficenza); l’esecuzione del brano ‘Il forestiero’ e l’ingresso di Elisabetta Canalis in veste di samaritana che alla domanda di Celentano risponde di chiamarsi Italia.
Il Celentano predicatore politico ha quindi avuto un bersaglio preciso nella Consulta, colpevole di aver bocciato i referendum abrogativi della legge elettorale: “Di Pietro, Parisi, Segni hanno raccolto un milione duecento mila firme che la Consulta ha buttato nel cestino. C’e’ qualcosa che non va: o e’ la Consulta che sbaglia o bisogna cambiare vocabolario”. Prima il Molleggiato aveva convocato come maitre Rocco Papaleo proprio per fargli leggere che “la Costituzione italiana sancisce che il potere sovrano appartiene al popolo che esercita un potere pieno e indipendente”. Al duetto si e’ unito Gianni Morandi: “Bocciando il referendum la Consulta ha tolto la parola ai cittadini”.
Il discorso e’ poi passato sulla Rai: Celentano si rivolge al direttore generale della Rai, Lorenza Lei: “Guardi che con queste cose che ha detto Morandi sulla Consulta io non c’entro niente, le ha dette lui”. E Morandi: “E’ vero, le ha scritte lui ma le ho dette io”. Poi Adriano scherza sul cognome del dg: “Ho capito perche’ si chiama Lei, perche’ vuole mantenere le distanze: anche con Michele Santoro… l’ha distanziato mica male”. E Morandi commenta: “Anche li’ non e’ stata una cosa molto bella». Celentano non si fa scappare l’assist: «Non dirai mica che la Rai censura?».
A fare da contraltare alle affermazioni di Celentano, Morandi e Papaleo, spunta Pupo, coinvolto in una gag-alterco. Il cantante, seduto in platea si finge offeso. Sale sul palco e si lamenta delle affermazioni di Celentano e Morandi. Il tutto finisce con Adriano che canta il rock’n'roll ‘Hot Dog Buddy Buddy’ di Bill Haley e gli altri tre che ballano alla Blues Brothers dietro. Tra gli altri brani cantanti da Adriano nell’ora di spettacolo che l’ha visto protagonista anche ‘Il Forestiero’, ‘You are my sunshine’, ‘Facciamo finta che sia vero’ e ‘Prisencolinensinainciusol’.
Poi a sorpresa il suggerimento a Luca Cordero di Montezemolo, prossimo a lanciare i nuovi treni di Ntv ad alta velocità. Bene il treno veloce, ma ci vuole anche quello lento, che consenta ai viaggiatori di guardare le bellezze dell’Italia. Si potrà chiamare ‘Lumaca’. Celentano ricorda che “in stazione Centrale a Milano ci sono operai che protestano contro la chiusura dei vagoni letto, quelli che collegavano nord e sud, lasciando a casa 800 persone addette ai servizi”. “Montezemolo ha fatto bene a fare il treno veloce, confortevole. E’ giusto il treno veloce. Ma a Montezemolo voglio dire: ‘ora devi fare subito il treno lento, che magari si chiama ‘Lumaca’, perche’ forse c’e’ gente che vuole andare lentamente e vedere le bellezze dell’Italia”.
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