Crisi economica, allarme di Draghi all’Europarlamento: “La ripresa nella zona euro sta perdendo impulso, la crescita del Pil è ferma”
“La ripresa nella zona euro sta perdendo impulso, la crescita del Pil si è fermata nel secondo trimestre, le informazioni sulle condizioni economiche ricevute durante l’estate sono state più deboli del previsto”: così il presidente della Bce, Mario Draghi, ha rinnovato la preoccupazione della Banca centrale europea sulla salute economica del Vecchio continente, parlando proprio al Parlamento Ue.
Rivolgendosi alla politica europea, il governatore ha ammonito del fatto che “i rischi di riforme strutturali insufficienti possono pesare sull’ambiente per gli investimenti”. Di contro, il “coraggio” nell’attuare le riforme è proprio la “chiave per aumentare” gli investimenti. “La crisi finirà solo quando tornerà una piena fiducia nell’economia, quando le imprese torneranno ad assumere rischi, investire, creare lavoro. Questo dipende da molti fattori, inclusa la politica monetaria ma soprattutto dall’attuazione delle riforme che sosterrà la credibilità”.
“I paesi che hanno spazio di bilancio devono seguire le raccomandazioni europee che hanno loro stessi sottoscritto al Consiglio europeo”, ha poi spiegato in risposta a una europarlamentare che gli ha chiesto se la Germania dovesse fare più sforzi per sostenere la domanda interna usando i margini del suo bilancio pubblico. Senza nominare nessuno, ha quindi aggiunto: “Nel Patto di stabilità ci sono margini di flessibilità per tutti, chi non ha margini di bilancio può ridistribuire le priorità orientandole alla crescita, cioè dando priorità a investimenti, abbassando le tasse e pensando di ridurre la spesa improduttiva”.
Dopo aver portato il costo del denaro al minimo di sempre (0,05%), in una mossa che punta a svalutare l’euro per ridar fiato all’export, e inaugurato una serie di azioni volte a immettere ulteriore liquidità sul mercato (per trasferirla dalle banche alle imprese), il presidente Draghi non si è però potuto esimere dal ricordare che l’inflazione resterà bassa nei prossimi mesi e che un aumento “graduale” si vedrà solo nel 2015-2016. Il governatore ha però rivendicato il ruolo della Bce e sottolineato il “molto fatto negli ultimi tre anni per salvaguardare la stabilità dei prezzi”. In futuro, “siamo pronti a usare ulteriori strumenti non convenzionali, entro il mandato della Bce, e modificare l’importo e/o la composizione degli interventi se l’inflazione rimarrà a lungo troppo bassa”, ha detto Draghi rafforzando l’impegno dell’Eurotower per contrastare il rischio deflazione, con riflessi immediati sull’indebolimento dell’euro.
Draghi si è anche soffermato sul dettaglio della prima asta Tltro (targeted long term refinancing operations), l’assegnazione di liquidità a bassissimo costo alle banche, in uno schema che dovrebbe incentivarne la distribuzione a famiglie e imprese. Ebbene, nella prima tornata il risultato (82,6 miliardi chiesti dagli istituti) è stato ben inferiore alle attese; per il numero uno dell’Eurotower, però, è stato “all’interno dell’intervallo previsionale che avevamo, sulla base delle intenzioni espresse dalle banche”. Gli analisti si aspettavano richieste per 130-150 miliardi, ma in molti sottolineano che l’appuntamento decisivo sarà quello dell’11 dicembre. Pensiero condiviso da Draghi: “Un bilancio sulla mole di fondi stanziati in queste operazioni si potrà fare solo a dicembre, dopo che sarà stata effettuata la seconda asta Tltro”.
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