Riforma del Lavoro, Napolitano appoggia Renzi: “Basta conservatorismi, servono politiche nuove e coraggiose per la crescita e l’occupazione”
La battaglia sul Jobs act si prepara alla prova dell’aula del Senato, dove mercoledì prende il via la discussione generale: oggi scade il termine per presentare gli emendamenti, attesi dalla minoranza del Pd. Intanto il premier Matteo Renzi incassa l’endorsement del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che avverte: basta conservatorismi.
L’Italia e l’Europa «sono alle prese con una profonda crisi, economica, sociale: e fanno fatica ad uscirne. Possono uscirne solo insieme con politiche nuove e coraggiose per la crescita e l’occupazione», ha detto il capo dello Stato parlando al Quirinale ai giovani riuniti per la cerimonia d’inaugurazione dell’anno scolastico.
Il presidente della Repubblica, dopo giorni di paziente attesa, ha deciso dunque di intervenire con un doppio passo a sostegno del governo: il primo di pieno appoggio all’azione riformatrice del premier; il secondo di richiamo al Governo stesso per una crescente confusione programmatica e un eccessivo disordine nello stilare i provvedimenti (alcuni dei quali, come i decreti legge sullo Sblocca Italia e la Giustizia non a caso ci hanno messo quasi due settimane per arrivare al vaglio del Quirinale).
La maggioranza scricchiola e la parola elezioni torna ad essere sussurrata sia a destra che a sinistra: Napolitano ne ha colto i primi refoli e ha scelto da che parte stare seguendo quella che è sempre stato il faro della sua lunga presidenza: il voto è l’ultima ratio e la maggioranza mai come oggi va sostenuta e curata e mai come oggi le parole «elezioni anticipate» non sono neanche pronunciabili.
La strada è una sola e non si può tornare indietro: «la crisi è gravissima» ha ricordato agli smemorati e l’Italia deve «rinnovarsi, stare al passo con i tempi e con le sfide della competizione mondiale».
Il presidente da mesi spinge – anche il suo partito di provenienza – per il varo di riforme sostanziali e non è un caso che oggi il filo conduttore del suo intervento sia appoggiato su due parole contrapposte: «coraggio» contro «conservatorismo». È l’ora dei fatti, ripete da mesi il capo dello Stato. E lo fa oggi come fu costretto a farlo in occasione delle tensioni che hanno accompagnato la prima lettura della riforma del bicameralismo paritario in Senato quando quasi sbottò ricordando che di questi temi si era già discusso per mesi e che era l’ora di concludere.
Concretezza quindi e coraggio. Perché vanno bene le garanzie ma non si può dimenticare, come ha sottolineato anche oggi, che nelle case le famiglie parlano «delle difficoltà del vivere da un mese all’altro e delle angosce per il futuro».
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