Traffico di banconote false, Napoli leader in Europa: Più del 50% delle banconote contraffatte che circolano nell’Ue hanno il ‘marchio’ partenopeo
“I soldi si fabbricano al Policlinico dello Stato” diceva Totò nel film “La banda degli onesti” e il “policlinico dello Stato” nell’era dell’euro è Napoli. Infatti più del 50% del denaro contraffatto nell’eurozona viene prodotto nell’hinterland partenopeo: a Giugliano, Afragola, Marano, Quarto, Pozzuoli, Aversa. Le indagini del nucleo tributario della Guardia di Finanza parlano chiaro: negli anni si è affermata una “scuola” napoletana di falsari che accoglie delinquenti da tutta Europa che organizzano “viaggi studio” nel capoluogo campano per imparare i segreti della contraffazione delle banconote. “La scuola partenopea viene denominata in ambito comunitario “Napoli group”. – spiega Gerardo Marinelli comandante del nucleo antisofisticazione monetaria della guardia di finanza di Napoli – Loro sono i falsari storici della provincia di Napoli, hanno un’elevatissima professionalità che negli ultimi anni tramandano insegnando a chi, prevalentemente dall’estero, viene ad imparare le tecniche base della falsificazione. Ogni stamperia ha una struttura aziendale e ci sono varie figure. C’è il committente che investe il capitale, in genere circa 200 mila euro per l’acquisto dei macchinari. Poi c’è il tipografo, un maestro capace di replicare ologramma, filigrana e calcografia delle varie banconote. E c’è il grossista che piazza le banconote ai dettaglianti”.
Una banconota di ottima fattura arriva a spuntare anche il 20% al primo passaggio. Ai passaggi successivi ci sono ricarichi del 5-10 %. I volumi in gioco sono veramente ingenti. I dati relativi dei sequestri indicano flussi di denaro falso veramente ingenti: 5,5 milioni dal 2002 al 2011 di biglietti sequestrati e tolti dal mercato per un controvalore di oltre 400 milioni di euro. Senza contare i biglietti prodotti in Italia e collocati negli altri paesi dell’eurozona. “Per realizzare i biglietti si utilizzano lastre con dei lucidi che vengono inserite in una stampante offset e consentono una stampa fronteretro. – spiega Marinelli – Dopodiché si provvede all’asciugatura della banconota utilizzando altri macchinari per ridurre l’umidità nell’ambiente in modo che non siano intaccate la qualità e il colore dei biglietti. A banconota asciutta si provvede poi all’applicazione dell’ologramma e della patina trasparente sull’ologramma e della pellicola trasparente”. Anche i macchinari utilizzati in genere sono di alto livello: per esempio le immagini che mostriamo nella videoinchiesta sono relative ad una stamperia individuata a Quarto, in provincia di Napoli e si capisce che tutta la strumentazione è di ottimo livello.
Le banconote della scuola napoletana sono fatte talmente bene che alcuni apparecchi in dotazione ai negozianti non riescono a riconoscerle ed è necessaria la strumentazione in uso alla banca d’Italia. “I tagli da 20 e da 50 euro sono le banconote più contraffatte perchè circolano di più e la gente dedica poca attenzione – chiarisce Letizia Radoni, capo del dipartimento circolazione monetaria della Banca d’Italia – Bisognerebbe toccarli muoverli, guardarli: le caratteristiche di sicurezza di prima fascia metterebbero in condizione tutti di distinguere i biglietti falsi. La banca centrale europee e le banche centrali delle singole nazioni hanno voluto mettere in circolazione la seconda serie delle banconote proprio per rafforzare le caratteristiche di sicurezza”. L’evoluzione, la ricerca sono le armi che più vengono usate contro i falsari, si capisce anche dando uno sguardo ai padiglioni del museo della banconota che ripercorre più di cento anni di storia italiana attraverso l’esposizione di biglietti, bozzetti, esemplari di falsi, materiale e attrezzature di stampa.
Uno spazio dedicato alla memoria dell’industria, del lavoro, dell’arte e del costume del Paese che mostra come le tecniche di realizzazione delle banconote si siano perfezionate nel corso degli anni. “I nuovi biglietti – continua Radoni – presentano un inchiostro cangiante, in controluce è filigrana realizzate in maniera più raffinata, filo di sicurezza, consistenza della carta in fibra di cotone la calcografia che è inimitabile o sentire la calcografia che è praticamente inimitabile dando un senso di rilievo alle banconote”. Il 23 settembre entrerà in circolazione biglietto da 10 euro serie Europa, figlio di una accurata ricerca tesa anche ad impedire tentativi di contraffazione. “Le principali novità sono il numero verde smeraldo – spiega Tiziana Torres della divisione qualità della circolazione e analisi della contraffazione della Banca d’Italia – e il ritratto di Europa nella filigrana e nell’ologramma, nonché gli elementi tattili sul bordo biglietto”. “E’ il risultato di una stampa complessa, risultato finale di varie tecniche che si susseguono passaggio dopo passaggio” dice orgoglioso Marco Viticoli, responsabile del settore ricerca e sviluppo della Banca d’Italia, mentre passeggia tra i vari dipartimenti della stamperia che ha sede in un’edificio particolarissimo progettato da PierLuigi e Antonio Nervi. “Dal 2012 la Banca d’Itlia è assegnataria del contratto di ricerca e sviluppo e quindi da qui passano le più importanti iniziative di ricerca finalizzate all’ottimizzazione dei sistemi di sicurezza”.“I soldi si fabbricano al Policlinico dello Stato” diceva Totò nel film “La banda degli onesti” e il “policlinico dello Stato” nell’era dell’euro è Napoli. Infatti più del 50% del denaro contraffatto nell’eurozona viene prodotto nell’hinterland partenopeo: a Giugliano, Afragola, Marano, Quarto, Pozzuoli, Aversa. Le indagini del nucleo tributario della Guardia di Finanza parlano chiaro: negli anni si è affermata una “scuola” napoletana di falsari che accoglie delinquenti da tutta Europa che organizzano “viaggi studio” nel capoluogo campano per imparare i segreti della contraffazione delle banconote. “La scuola partenopea viene denominata in ambito comunitario “Napoli group”. – spiega Gerardo Marinelli comandante del nucleo antisofisticazione monetaria della guardia di finanza di Napoli – Loro sono i falsari storici della provincia di Napoli, hanno un’elevatissima professionalità che negli ultimi anni tramandano insegnando a chi, prevalentemente dall’estero, viene ad imparare le tecniche base della falsificazione. Ogni stamperia ha una struttura aziendale e ci sono varie figure. C’è il committente che investe il capitale, in genere circa 200 mila euro per l’acquisto dei macchinari. Poi c’è il tipografo, un maestro capace di replicare ologramma, filigrana e calcografia delle varie banconote. E c’è il grossista che piazza le banconote ai dettaglianti”.
Una banconota di ottima fattura arriva a spuntare anche il 20% al primo passaggio. Ai passaggi successivi ci sono ricarichi del 5-10 %. I volumi in gioco sono veramente ingenti. I dati relativi dei sequestri indicano flussi di denaro falso veramente ingenti: 5,5 milioni dal 2002 al 2011 di biglietti sequestrati e tolti dal mercato per un controvalore di oltre 400 milioni di euro. Senza contare i biglietti prodotti in Italia e collocati negli altri paesi dell’eurozona. “Per realizzare i biglietti si utilizzano lastre con dei lucidi che vengono inserite in una stampante offset e consentono una stampa fronteretro. – spiega Marinelli – Dopodiché si provvede all’asciugatura della banconota utilizzando altri macchinari per ridurre l’umidità nell’ambiente in modo che non siano intaccate la qualità e il colore dei biglietti. A banconota asciutta si provvede poi all’applicazione dell’ologramma e della patina trasparente sull’ologramma e della pellicola trasparente”. Anche i macchinari utilizzati in genere sono di alto livello: per esempio le immagini che mostriamo nella videoinchiesta sono relative ad una stamperia individuata a Quarto, in provincia di Napoli e si capisce che tutta la strumentazione è di ottimo livello.
Le banconote della scuola napoletana sono fatte talmente bene che alcuni apparecchi in dotazione ai negozianti non riescono a riconoscerle ed è necessaria la strumentazione in uso alla banca d’Italia. “I tagli da 20 e da 50 euro sono le banconote più contraffatte perchè circolano di più e la gente dedica poca attenzione – chiarisce Letizia Radoni, capo del dipartimento circolazione monetaria della Banca d’Italia – Bisognerebbe toccarli muoverli, guardarli: le caratteristiche di sicurezza di prima fascia metterebbero in condizione tutti di distinguere i biglietti falsi. La banca centrale europee e le banche centrali delle singole nazioni hanno voluto mettere in circolazione la seconda serie delle banconote proprio per rafforzare le caratteristiche di sicurezza”. L’evoluzione, la ricerca sono le armi che più vengono usate contro i falsari, si capisce anche dando uno sguardo ai padiglioni del museo della banconota che ripercorre più di cento anni di storia italiana attraverso l’esposizione di biglietti, bozzetti, esemplari di falsi, materiale e attrezzature di stampa.
Uno spazio dedicato alla memoria dell’industria, del lavoro, dell’arte e del costume del Paese che mostra come le tecniche di realizzazione delle banconote si siano perfezionate nel corso degli anni. “I nuovi biglietti – continua Radoni – presentano un inchiostro cangiante, in controluce è filigrana realizzate in maniera più raffinata, filo di sicurezza, consistenza della carta in fibra di cotone la calcografia che è inimitabile o sentire la calcografia che è praticamente inimitabile dando un senso di rilievo alle banconote”. Il 23 settembre entrerà in circolazione biglietto da 10 euro serie Europa, figlio di una accurata ricerca tesa anche ad impedire tentativi di contraffazione. “Le principali novità sono il numero verde smeraldo – spiega Tiziana Torres della divisione qualità della circolazione e analisi della contraffazione della Banca d’Italia – e il ritratto di Europa nella filigrana e nell’ologramma, nonché gli elementi tattili sul bordo biglietto”. “E’ il risultato di una stampa complessa, risultato finale di varie tecniche che si susseguono passaggio dopo passaggio” dice orgoglioso Marco Viticoli, responsabile del settore ricerca e sviluppo della Banca d’Italia, mentre passeggia tra i vari dipartimenti della stamperia che ha sede in un’edificio particolarissimo progettato da PierLuigi e Antonio Nervi. “Dal 2012 la Banca d’Itlia è assegnataria del contratto di ricerca e sviluppo e quindi da qui passano le più importanti iniziative di ricerca finalizzate all’ottimizzazione dei sistemi di sicurezza”.
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