Economia, i trader credono alle parole di Draghi e il valore dell’Euro scende a 1,27 dollari
Mario Draghi non sarà ancora riuscito a far trasmettere il credito all’economia reale, ma i trader confidano nel fatto che farà di più per combattere la deflazione e la stagnazione in Europa e spingono in ribasso l’euro, verso livelli che non si vedevano da anni contro il dollaro. Oggi la moneta unica del Vecchio Continente ha mostrato infatti una nuova scivolata nei confronti del biglietto verde: dopo essere scesa sotto quota 1,28 ieri, l’euro continua a calare e tocca quota 1,274 sul dollaro, dopo aver segnato il minimo dal novembre 2012 a 1,273.
Si fanno sentire dunque le aspettative negative sull’economia europea, certificate anche dagli ultimi dati sulla fiducia delle imprese tedesche, con gli investitori che scommettono su un massiccio intervento della Bce. La prima asta di liquidità Tltro indetta dalla Bce, con la quale le banche possono prelevare denaro pagandolo pochissimo (0,15%) ma con l’impegno di erogarlo alle imprese e non investirlo in titoli di Stato o simili, è andata ben sotto le aspettative. Ma la volontà di ampliare il bilancio della Bce di mille miliardi, chiaramente manifestata dal governatore, incoraggia le banche: come nota Bloomberg, da Morgan Stanley
a Ubs non si sono impressionati per la poca liquidità prelevata alla Tltro (82 miliardi contro attese fino a 300) perché la promessa di Draghi di più euro in circolazione significa che la moneta unica non potrà far altro che svalutarsi.
Anche oggi, il governatore ha ricordato a mezzo stampa che la crescita Ue è debole e che l’Eurotower è pronta ad agire. In un discorso in Lituania, in vista dell’ingresso del Paese nell’Eurozona, Draghi ha ricordato che il “consolidamento dei conti” è la base per una crescita sostenibile sul lungo periodo e ha additato la regione baltica come esempio di ripresa “anche senza ricorrere alla svalutazione monetaria”. All’arco della Bce, ad oggi, sembra esser rimasta solo la possibilità di un quantitative easing, un acquisto massiccio di titoli sul mercato, che pure per molti potrebbe non essere risolutivo della crisi. Lo stesso governatore, anche con le parole di oggi, ricorda d’altra parte che non può nulla senza l’attivo riformismo della politica.
Se si considera che, dall’altra parte dell’Atlantico, la Federal Reserve sta attuando una politica opposta e va verso la fine degli stimoli straordinari e l’innalzamento del costo del denaro, si capisce come molti operatori vedano possibile un cambio euro/dollaro di 1,2 nel corso del 2015.
Mentre l’euro si ritaglia il ruolo di protagonista di giornata con questi movimenti importanti, sui mercati azionari torna la stabilità dopo l’inizio debole di ottava e il rally di ieri. Milano tratta in cauto rialzo (+0,05% per il Ftse Mib) e in linea col resto d’Europa: Parigi e Londra salgono dello 0,1%, Francoforte è più forte a +0,4%. Tra i singoli titoli del Ftse Mib, prova a rimbalzare Mediaset che viene da una serie di ribassi che hanno portato il titolo ai minimi da oltre un mese. In luce anche Finmeccanica e Telecom Italia.
Gli investitori guardano, sul fronte macro, alle vendite al dettaglio in Italia e all’andamento delle retribuzioni. Negli Usa vengono pubblicate le richieste di sussidi per la disoccupazione, gli ordini di beni durevoli e l’indice dell’attività manifatturiera della Fed di Kansas City. Lo spread, il differenziale tra il rendimento di Btp e Bund, è stabile a 136 punti base per un rendimento del 2,36%. Oggi il Tesoro mette in asta Ctz per un importo compreso tra 2,25 e 2,75 miliardi; da segnalare anche l’asta di btp-i a 10 e 30 anni per un importo compreso tra 1 miliardo e 1,5 miliardi.
In Asia si è registrato un andamento contrario rispetto a mercoledì: deboli le Piazze di Asia e Pacifico, in progresso Tokyo. Il Nikkei ha chiuso in netto rialzo, spinta in territorio positivo, fin dall’inizio della seduta, dal netto rimbalzo di Wall Street e dal nuovo indebolimento dello yen rispetto al dollaro. Alla fine ha chiuso in rialzo dell’1,3% a 16.374,14 punti. Il livello toccato dall’indice Nikkei a fine seduta è il più alto da sette anni, dopo due giornate consecutive di calo.
Ieri Wall Street ha chiuso la seduta in aumento dopo che il focus è tornato dalle crisi internazionali allo stato dell’economia americana. Un recupero nel settore immobiliare che ha registrato ad agosto un aumento delle vendite di nuove case del 18%, al passo più veloce in oltre sei anni, ha dato la spinta iniziale ai listini. In seguito parole rassicuranti sono giunte dal governatore della Fed di Chicago Charles Evans, che vuole una Fed “eccezionalmente paziente” prima di alzare il costo del denaro. Così il Dow Jones è schizzato dello 0,9%, lo S&P500 dello 0,8% e il Nasdaq dell’%.
Petrolio in calo sui mercati. Il greggio Wti con consegna a novembre scende del 6% a 92,72 dollari al barile. Arretra lievemente anche il Brent a 96,84 dollari. Anche l’oro è in calo sui mercati asiatici. Il metallo con consegna immediata scende dello 0,5% a 1212 dollari l’oncia.
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