Matrimoni gay, il 35% degli italiani è favorevole mentre il 39% è favorevole solo alle Unioni Civili
Il Sinodo straordinario sulla famiglia convocato da papa Francesco ha mostrato un volto della Chiesa a cui non eravamo abituati. Una Chiesa pronta ad affrontare e discutere temi scomodi, come l’ammissione dei divorziati al sacramento dell’eucarestia o l’omosessualità. A conclusione del Sinodo, aldilà di alcuni aspetti che rimangono controversi, sembrano lontani i tempi della Chiesa «del no», dei valori «non negoziabili». Queste aperture appaiono in forte sintonia con le opinioni prevalenti nel nostro Paese, una sintonia testimoniata dall’impennata di fiducia nella Chiesa dopo l’elezione di Francesco (passata dal 54% del febbraio 2013 al 76% dei mesi scorsi) e dai risultati del sondaggio odierno. Vediamoli in dettaglio.
La definizione di famiglia nella quale ci si riconosce maggiormente (53%) è quella di una «qualunque coppia legata da affetto che voglia vivere insieme»; un italiano su quattro (28%) considera la famiglia solo se è composta da un uomo e una donna sposati e 18% se è composta da un uomo e una donna anche se non sposati. Tra i fedeli assidui, cioè tra coloro che partecipano alla messa domenicale regolarmente, quasi uno su due (46%) ritiene che la famiglia sia composta da uomo e donna sposati ma una importante minoranza (uno su tre) si riconosce nella prima definizione. Su questo tema, com’era lecito attendersi, le opinioni variano in relazione all’età: tra le persone di oltre 60 anni e i pensionati infatti prevale una concezione più tradizionale della famiglia.
Riguardo alla possibilità di dare la comunione ai divorziati si registra un larghissimo consenso: nel complesso 84% si dichiara molto (55%) o abbastanza (29%) d’accordo. In questo caso il favore è nettamente prevalente anche tra i fedeli assidui (83%).
Il Sinodo sulla famiglia nell’ultima settimana ha suscitato un confronto politico e mediatico più ampio sui diritti delle coppie di fatto rispetto a cui l’Italia appare in una situazione diversa rispetto a molti altri Paesi. A tale proposito prevale l’idea che su questa spinosa materia la legislazione italiana sia arretrata. La pensa così il 56% degli intervistati, mentre il 21% ritiene che la nostra legislazione abbia il giusto approccio al problema non essendo né troppo avanzata né troppo arretrata e il 14% considera la nostra legislazione fin troppo permissiva.
Tra i fedeli assidui, sebbene prevalga l’idea che la nostra legislazione sia arretrata (36%), le opinioni sono decisamente più diversificate mentre tra i fedeli che partecipano saltuariamente alla messa i pareri sono sostanzialmente in linea con la totalità della popolazione.
Da ultimo la questione più spinosa, rappresentata dai diritti delle coppie omosessuali. Tre intervistati su quattro sono favorevoli al riconoscimento dei loro diritti: il 35% si dichiara favorevole al matrimonio e il 39%, pur essendo contrario al matrimonio, è favorevole alle unioni civili. Viceversa, il 23% è contrario sia all’uno che alle altre. L’apertura ai diritti delle coppie gay prevale indistintamente tra tutti i segmenti sociali, sia pure con accentuazioni diverse. Infatti i giovani fino a 30 anni, gli studenti, gli impiegati e gli operai, i residenti nelle regioni del centro nord e gli elettori del Movimento 5 Stelle si esprimono nettamente a favore del matrimonio.
Sul fronte opposto si osserva maggiore contrarietà tra le persone meno giovani, meno istruite, tra i pensionati, i residenti nelle regioni meridionali tutti con valori compresi tra 33% e 37%. Gli atteggiamenti di maggiore chiusura si registrano tra gli elettori di Forza Italia (42%), nonostante il dialogo avviato su questo tema da parte di Silvio Berlusconi che nei giorni scorsi ha ospitato a cena ad Arcore Vladimir Luxuria, uno dei simboli della lotta per i diritti degli omosessuali, e soprattutto dalla sua giovane compagna Francesca Pascale che nei mesi scorsi si è iscritta all’Arcigay e ha fatto scalpore chiedendo scusa per tutti coloro che dal centrodestra hanno insultato e maltrattato i gay.
Nel mondo cattolico gli atteggiamenti sono abbastanza variegati: tra i fedeli più assidui la maggioranza assoluta (56%) è a favore del matrimonio (24%) o delle unioni civili (32%), tuttavia con valori meno elevati rispetto ai fedeli saltuari (75% a favore dei diritti) e ai non praticanti e ai non credenti (85% a favore).
Il Paese sta cambiando, sia pure in modo graduale e non univoco
E trova conforto nel fatto che un’istituzione come la Chiesa, tradizionalmente poco incline al cambiamento, stia affrontando di petto alcune questioni delicate, fino a poco tempo fa considerate dei veri e propri tabù. Tutto ciò rappresenta una sfida per le nostre istituzioni e il nostro legislatore che, quanto ad innovazione, oggi sembrano scavalcati dalla chiesa di papa Francesco.
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