Caso Cucchi, Grasso incontra i familiari della vittima: “La morte di Stefano non sia vana”. Ilaria: “Non ci fermeremo, ma oggi ci sentiamo meno soli”
“Sensibilizzeremo tutti i rappresentanti delle istituzioni per cercare di fare luce su questo caso che colpisce in maniera così forte”. Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, che ha incontrato stamani nei suoi uffici a palazzo Madama la famiglia di Stefano Cucchi, i genitori, Rita e Giovanni, e la sorella, Ilaria. E ha aggiunto: “In ogni caso dobbiamo far sì che la morte di Stefano non sia vana, per la costruzione di una società in cui i diritti dei deboli, delle vittime siano rispettati perché questo è il compito di uno Stato che si definisce civile. Non si può assolutamente tollerare che chi è in custodia di organismi dello Stato possa vedere annientata la propria vita”. Un incontro, lo ha definito così lo stesso Grasso visibilmente commosso, “privato per la parte istituzionale, nel senso per un’esigenza di vicinanza e di solidarietà che è stata rappresentata. Mi sono commosso incontrando la famiglia Cucchi: la morte di Stefano è una vicenda che ci colpisce in maniera molto forte”.
“Questo è il momento di svolta, ora noi abbiamo fiducia ma per cinque anni io e la mia famiglia siamo stati presi in giro. Non ci fermeremo, ma oggi non ci sentiamo più soli. La seconda carica dello Stato ha detto che è inaccettabile ciò che è accaduto. Se c’è qualcuno che sa parli e spezzi questa catena. Noi continuiamo a credere nella giustizia”, ha osservato la sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, ringraziando poi il premier Renzi per le parole di ieri”. Il presidende del Consiglio, infatti, intervistato a Ballarò, su Raitre, parlando del caso Cucchi aveva detto: “E’ una vicenda che a me fa molto male, lo Stato è chiaramente responsabile. Quel ragazzo, poteva essere mio fratello. Se fossi al bar potrei dire cosa penso di quella sentenza, ma siccome sono il premier non posso entrare nel potere giudiziario. E’ evidente che c’è una responsabilità dello Stato, la partita non è chiusa e giudici valuteranno”. “Quella frase mi ha commossa ed emozionata: l’ho sentito per la prima volta parlare di mio fratello come di un essere umano”, ha spiegato Ilaria Cucchi. Che poi ha aggiunto: “Noi non cerchiamo un capro espiatorio, ma vogliamo giustizia. Ora andrò in Procura e presenterò un esposto contro il professore Albarello per falsa perizia”. Paolo Albarello fu consulente dell’accusa nel processo di primo grado: sua la perizia che attribuì le responsabilità della morte ai medici del Pertini, che poi furono condannati. La perizia sancì che Stefano morì in ospedale per fame e sete. Già all’epoca del primo processo Ilaria Cucchi lamentò il fatto che”il professor Albarello aveva detto intervistato da Canale 5 che il suo compito sarebbe stato quello di dimostrare la totale responsabilità dei medici, e questo ancor prima di iniziare le operazioni peritali”.
Sulla tragica e inquietante vicenda del geometra di 31 anni arrestato nell’ottobre del 2009 a Roma per droga e morto, una settimana dopo, all’ospedale Pertini, ieri da Bari il presidente del Senato, Pietro Grasso, aveva lanciato un appello: “Ci sono dei rappresentanti delle Istituzioni che sono certamente coinvolti in questo caso. Quindi, chi sa parli. Che si abbia il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, perché lo Stato non può sopportare una violenza impunita di questo tipo”, aveva detto. E oggi, l’ex procuratore nazionale antimafia ha ribadito la sua volontà di stare al fianco della famiglia Cucchi. Che continua la sua battaglia per scoprire “chi ha ucciso Stefano”, come spiega ogni volta la sorella Ilaria. E come lo ha ripetuto lo scorso
31 ottobre in Corte d’appello quando tutti gli imputati nel processo (sei medici, tre infermieri e tre agenti penitenziari) erano stati assolti.
“Ringrazio il presidente Pietro Grasso per aver accolto immediatamente la mia proposta di incontrare i familiari di Stefano Cucchi – ha detto il senatore del Partito democratico Luigi Manconi – Si è trattato di un fatto assai significativo perché la seconda carica dello Stato ha inteso comunicare la vicinanza propria e delle istituzioni a persone così crudelmente colpite. Tanto più che quelle persone, da quel tragico ottobre del 2009 e nonostante delusioni, frustrazioni e umiliazioni, hanno conservato la loro fiducia nella giustizia e nello stato di diritto”. Da loro, in questi anni, ha proseguito, “non una parola di vendetta nè un atto di resa e, tanto meno, di ostilità verso le istituzioni: ma un’ostinata e reiterata richiesta di ottenereverità e giustizia dai tribunali della Repubblica. E questo incontro è ancora più importante perché nelle ultime 48 ore alcuni sindacalisti felloni hanno indirizzato a questi cittadini esemplari contumelie e aggressioni verbali. Parole crudeli (‘tossicodipendente, anoressico, epilettico, larva, zombie’) che – va purtroppo ricordato – abbiamo dovuto ascoltare persino in questa alta sede istituzionale da qualche parlamentare irresponsabile”.
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