Vilipendio al Capo dello Stato, Storace condannato a sei mesi di reclusione: “Sono l’unico italiano condannato per questo reato”
Francesco Storace è stato condannato a sei mesi di reclusione per il reato di vilipendio al Capo dello Stato. “Sono l’unico italiano condannato per questo reato”, ha commentato Francesco Storace dopo la sentenza del giudice Laura D’Alessandro che ha accolto la richiesta del pubblico ministero. “Questa decisione – ha detto ancora Storace- è stata presa su commissione”.
E su Twitter l’ex governatore del Lazio reagisce postando un fotomontaggio che lo ritrae con il Presidente Napolitano: “Sarà contento lui”, la frase che accompagna il tweet.
Il giudice oltre a riconoscere a Storace le attenuanti generiche gli ha concesso anche quelle previste dall’articolo 61 che al paragrafo 6 riconosce un attenuante a chi prima del giudizio abbia riparato il danno. Come è stato ricordato oggi in udienza dai difensori, Storace qualche tempo dopo i fatti scrisse al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una lettera chiedendo e ottenendo di poterlo incontrare e scusandosi per le polemiche suscitate nei riferimenti alla Montalcini. Gli avvocati Giosuè Naso e Romolo Reboa, che hanno assistito Storace nel processo hanno commentato: “Attendiamo le motivazioni per poi presentare appello così come accadde per la vicenda Laziogate. Quest’ultima vide Storace condannato in primo grado e poi assolto in appello”.
La condanna a sei mesi è la conclusione di una vicenda iniziata nel 2007 quando sul sito web de ‘La Destra’ era stato fatto un attacco contro Rita Levi Montalcini accusata in sostanza di aiutare con il suo voto a Palazzo Madama l’allora governo Prodi. Dal Quirinale fu emesso un comunicato con il quale si affermava che ”mancare di rispetto, infastidire, tentare di intimidire la professoressa Levi Montalcini, che fa e ha fatto tanto onore all’Italia è semplicemente indegno”.
L’ex governatore della Regione Lazio rispose sottolineando che Napolitano non aveva “alcun titolo per distribuire patenti etiche per disdicevole storia personale, per palese e nepotistica condizione famigliare, per evidente faziosità istituzionale. E’ ‘indegno’ di una carica usurpata a maggioranza”. All’epoca dei fatti vi era Clemente Mastella, come Guardasigilli, che diede il via libera a procedere in 48 ore. Poi nel 2009 Storace non era più senatore e dopo che il Senato dichiarò l’insindacabilità delle sue opinioni, Storace scrisse una lettera la Capo dello Stato ammettendo di aver alzato troppo i toni e chiedendo un colloquio che avvenne una quindicina di giorni dopo.
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