Legge Elettorale, il Patto del Nazareno rischia di rompersi. Berlusconi: “Hanno disatteso i patti”
Più che il periodo dell’avvento, si prepara il mese della passione per il patto del Nazareno, che proprio alla vigilia di Natale non festeggerà la sua epifania nell’Aula del Senato, ma sarà accompagnato da un «de profundis» con il voto contrario di Forza Italia alla legge elettorale. Fino ad allora Berlusconi continuerà a ripetere con una certa dose di ambiguità che l’accordo con Renzi resta, perché una separazione lenta tatticamente gli serve. Tuttavia la decisione è presa, e non da ieri: non è stato infatti il crac di Forza Italia alle Regionali a determinare la sua decisione, semmai il voto ha evidenziato l’ineluttabilità della futura mossa.
Una scelta è sempre suffragata da dati di fatto, che un giorno la controparte potrà anche additare come pretesti: è il gioco della politica. E il gioco di Renzi non piace più al Cavaliere, che si lamenta per il modo in cui il premier avrebbe – a suo dire – «disatteso i patti», dalle modifiche «non concordate» sull’Italicum, fino allo sfregio praticato da Palazzo Chigi con la sua costituzione di parte civile al processo di Bari sulle escort. La celerità è parsa sospetta a Berlusconi: in effetti il governo avrebbe potuto attendere l’inizio della fase dibattimentale prima di muoversi, perciò le motivazioni giunte all’orecchio del leader forzista da parte dell’esecutivo hanno solo acuito la sua furia: «Non mi vengano a dire che ha fatto tutto Del Rio. Lì non si muove foglia che Renzi non voglia».
Perciò quel tweet con cui l’altra notte il capo del Pd ha spiegato come «la Lega ha asfaltato Forza Italia» alle Regionali, è parso l’anticamera della rottura ufficiale. Renzi si sceglie Salvini come avversario, con Berlusconi ci sarà tempo per la restituzione degli anelli. In fondo non è nemmeno detto che si arrivi all’ufficializzazione del divorzio, piuttosto dietro l’ambiguità dei due Nazareni si approssima una sfida ad alto tasso di rischio, anche per il premier. Perché il punto non è se il segretario democrat al Senato – senza il sostegno azzurro – avrà i voti per far approvare l’Italicum: si è già premunito con una pattuglia di ex grillini all’occorrenza.
Il vero test-match si giocherà sul Quirinale
Sia chiaro, Berlusconi farà di tutto per essere della partita, «come ai tempi di Ciampi – racconta chi c’era – quando fece finta gli piacesse quella scelta, che invece era stata frutto dell’accordo tra Veltroni Fini e Casini». È assai probabile che Renzi inizialmente starà al gioco, sebbene si sia ormai convinto del fatto che il Cavaliere non controlla più i suoi gruppi parlamentari, che Fitto per esempio – come gli disse lo stesso Berlusconi – «si muove d’intesa con D’Alema». E a voto segreto ognuno cercherà la propria intesa. Così la battaglia sulla legge elettorale si trascinerà ai supplementari con la corsa al Colle. E siccome (quasi) tutti in Parlamento sono tifosi del Consultellum che non piace a Renzi, (quasi) tutti punteranno su un capo dello Stato che non piaccia a Renzi. Ecco l’ultima vera partita che può giocare Berlusconi, ormai politicamente debole nel Paese ma non del tutto nel Palazzo. Si vedrà quale sarà il destino di Forza Italia, che ne sarà dell’intesa con Alfano che il Cavaliere si dice pronto ad incontrare. Il Mundial ora si disputa nel cortile del Quirinale, e nell’ambigua e lenta dissolvenza del Patto del Nazareno l’ex premier cercherà tempo e modi per dare quella che lui spera sia la sua penultima zampata, per evitare insomma i titoli di coda.
D’altronde, sulla presidenza della Repubblica – come ha spiegato ieri sera Bersani ai suoi – «bisognerà prepararsi a una lunga serie di votazioni». Con il Pd in fibrillazione, con la Lega che vorrà segnalarsi, con i Cinquestelle che cercheranno la rivincita, Renzi non potrà stare tanto sereno.
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